Procedura di Valutazione comparativa ad un posto di

Professore Associato Presso  la Facolta' di  ARCHITETTURA

Settore  ICAR 14 - COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA ED URBANA  Pubblicato sulla Gazzetta n. 54   DELL’11/07/2008

 

VERBALE  SETTIMA  SEDUTA

 

La Commissione costituita per il concorso di cui in premessa con D.R. n. 457 del 24/03/2010 e  pubblicata su G.U. n. 28 Serie Speciale - del 09/04/2010, composta dai seguenti  professori:

Prof.  Carmela Andriani                       Presidente

Prof.  Giancarlo Carnevale                   Segretario

Prof.  Massimo Carmassi                     Commissario

Prof.  Giorgio Grassi                            Commissario

Prof.  Raffaele Panella              Commissario

si è riunita nei locali del Dipartimento IDEA, presso la Facoltà di Architettura, dell’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti – Pescara, il giorno 10/12/2010 alle ore 10:30.

            La Commissione procede all’espletamento delle prove didattiche dei candidati rispettando l’ordine del giorno precedente:

01)    GREGORY PAOLA

02)    MALCOVATI SILVIA

03)    VAL PIERANTONIO

04)    VALENTIN NILDA MARIA.

Alle ore 10.45  la Commissione invita la candidata Paola GREGORY a svolgere la prova didattica sull’argomento:

“Lo spazio delle infrastrutture nella progettazione della città contemporanea fra progetto d’architettura e  progetto di paesaggio”.

 

Alla fine della lezione la Commissione formula i seguenti giudizi individuali:

 

Giudizio individuale del commissario Prof. Carmela Andriani

‘Lo spazio delle infrastrutture nella progettazione della città contemporanea fra progetto d’architettura e progetto di paesaggio’. La lezione scelta dalla candidata è coerente col profilo di studiosa applicata da anni a questioni inerenti la interpretazione del termine paesaggio in riferimento alle trasformazioni dei territori contemporanei. La dissertazione pertanto viene condotta con consolidata dimestichezza anche in riferimento alla pratica didattica, efficace e fluida, convincente sia  nella esposizione che nella consequenzialità degli argomenti. A partire dalla nascita del concetto di infrastruttura come figura autonoma o segno, (Hilberseimer, Le Corbusier ) la candidata illustra con efficacia come e perché nel corso del novecento l’elemento infrastrutturale sia stato acquisito alla disciplina del progetto architettonico ed urbano, divenendo uno degli elementi strutturanti della forma del territorio. Linch, Venturi, ma anche De Certeau, nella fruizione dell’ambiente quotidiano, e Bernardo Secchi negli scritti degli anni 80, sono alcuni dei riferimenti citati per comprendere questo cambio di paradigma interpretativo oltre ai numerosi progetti, soprattutto di stazioni ed altri nodi infrastrutturali, che ne semplificano i presupposti. Lezione di elevato interesse soprattutto considerando l’acquisizione recente degli argomenti alle competenze disciplinari dell’ICAR 14.

 

 

 

 

Giudizio individuale del commissario Prof. Giancarlo Carnevale

La Lezione ‘Lo spazio delle infrastrutture nella progettazione della città contemporanea fra progetto d’architettura e progetto di paesaggio’ condotta dalla candidata con rilevante sicurezza e pertinenza, rivela una consuetudine consolidata di comunicazione didattica, corredata di riferimenti e citazioni appropriate. Ben impostata la sequenza degli argomenti, che fanno discendere da alcuni capisaldi del novecento e dal monitoraggio costante delle trasformazioni del territorio l’attuale significativo ruolo delle infrastrutture come manufatto e come segno nel paesaggio.

Profilo maturo di studiosa e di docente.

 

Giudizio individuale del commissario Prof. Massimo Carmassi

La candidata tiene la sua lezione presentando un ampio panorama di esempi tratti dagli ultimi decenni di esperienze in questo settore. Partendo dalle proposte di Le Corbusier per Rio de Janeiro e di Kenzo Tange per la baia di Tokio, illustra con ricchezza di osservazioni il ruolo svolto da alcuni progetti infrastrutturali nella riqualificazione dei contesti urbani come quello della Stazione di Atocha a Madrid, di Rafael Moneo, e dei numerosi interventi che hanno trasformato profondamente il paesaggio e la struttura urbana di Barcellona. Svolge una suggestiva descrizione del singolare intervento di Frank Ghery a Seattle, dove un museo diviene il punto di riferimento e di incontro del lungofiume, della ferrovia e del parco.

 

Giudizio individuale del commissario Prof. Giorgio Grassi

La Gregory esordisce introducendo una più ampia definizione di paesaggio fino  a isolare la definizione di paesaggio come luogo mentale. E’ un excursus appassionato del termine quando come luogo del progetto di architettura entra a far parte e condizionare/determinare il progetto stesso. Al tempo stesso il paesaggio è spazio vuoto che per il progetto significa lavorare sul vuoto, sugli spazi intermedi, complementari all’architettura del progetto stesso. Mette in evidenza il caso particolare dell’architettura che diventa natura (land art / land architecture).

Nel nuovo progetto l’infrastruttura diventerebbe elemento di connessione espressivamente liberata dalla sua ragione di essere e perciò elemento di “rigenerazione” nella città (v. Moneo, Stazione di Atocha). Descrive infine alcuni suoi progetti, prevalentemente progetti di mostre.

 

Giudizio individuale del Commissario Prof. Raffaele Panella

Espone con grande chiarezza e ricchezza di riferimenti l’acquisizione della infrastruttura come figura centrale nell’architettura della città moderna( Hilberseimer, Le Corbusier ). Segue il passaggio storicamente rilevante segnalato da Kevin Lynch che assume l’infrastruttura come supporto per la lettura della città e del territorio, nel loro carattere di frammenti. Questo passaggio e l’integrazione con l’architettura della città è rintracciabile negli interventi di riqualificazione nei quali l’infrastruttura ha un ruolo cardine di alcune città, in particolare Barcellona, Madrid, Lione. Ma nella contemporaneità avviene un salto tettonico che porta ad affermare nell’infrastruttura il ruolo di interconnessione e di elemento costitutivo della rete che questa volta deve confrontarsi con il paesaggio nella sua interezza. Ecco la nascita di nuovi strumenti di controllo come il VIA.

 

Conclusa l’enunciazione dei giudizi individuali dei cinque commissari, il Presidente apre la discussione, in esito alla quale la commissione perviene alla formulazione, all’unanimità, del seguente giudizio collegiale relativo alla candidata Paola GREGORY:

Lezione molto buona condotta con sicurezza degli argomenti trattati, supportati da approfondimento scientifico e riferimenti appropriati. Particolarmente adatta a studenti degli ultimi anni cui è rivolta, la lezione dimostra una pratica didattica sedimentata nel tempo. Ricercatore dal 2001, Paola Gregory traccia un quadro sintetico ed efficace del concetto di infrastruttura così come è andato evolvendosi nel corso del novecento, assumendo autonomia non solo strutturale ma soprattutto formale nella configurazione dei territori. Dissertazione di sicuro interesse ed utilità soprattutto considerando l’acquisizione recente degli argomenti alle competenze disciplinari dell’ICAR 14.

 

Alle ore 11.45 la Commissione invita la Candidata Silvia MALCOVATI a svolgere la prova didattica sull’argomento: “Aspetti evolutivi e permanenti nella Disciplina”.

 

Alla fine della lezione la Commissione formula i seguenti giudizi individuali:

 

Giudizio individuale del commissario Prof. Carmela Andriani

Il titolo scelto dalla candidata si rivela particolarmente congeniale alla sua formazione, al carattere dei suoi studi, nonché al profilo di studiosa impegnata ad esplorare costantemente il rapporto fra teoria e significato del progetto. Dissertazione improntata al rigore del ragionamento, sostanziato di riferimenti e citazioni erudite, teso ad autoverificarsi in un costante controllo dell’impalcato scientifico che lo sostiene. ‘Quale disciplina’, a partire dal suo significato etimologico, e per ‘quale idea di scuola’ sono le prime questioni strutturali poste, precisando che l’idea di scuola non può essere scissa dall’impegno, dalla ricerca dei suoi fondamenti, e nello specifico disciplinare, dalla operatività di progetto e dal suo mandato civile ed etico. Storicizzare l’analisi urbana, riflettere a partire da alcuni luoghi di discussione degli anni 50/60, vivificare il rapporto storia /progetto, tradizione/progetto all’insegna di un rapporto dinamico e di reciproca modificazione sono alcune degli aspetti trattati con riferimenti appropriati. La lezione/conferenza reagisce in modo maturo ad alcuni nodi problematici emersi nella discussione dei titoli, chiarisce con argomentazioni precise e convinte, la propria posizione di studiosa tesa a continuare il proprio percorso di ricerca come condizione ineludibile del proprio fare.

 

Giudizio individuale del commissario Prof. Giancarlo Carnevale

‘Aspetti evolutivi e permanenti della Disciplina’ la candidata affronta con grande sicurezza il tema scelto, rivelatosi particolarmente congeniale al suo profilo scientifico. ‘Quale disciplina ‘ per ‘quale scuola’ sono le tematiche attorno a cui si incardina il ragionamento iniziale. Numerose citazioni appropriate organizzate per blocchi di lettura. Lezione particolarmente vitale, sapiente nella oratoria come nella sequenza logica dei contenuti. Si rileva pertanto un profilo maturo per il ruolo.

 

Giudizio individuale del commissario Prof. Massimo Carmassi

La candidata tiene una sofisticata lezione partendo dalla considerazione che non esiste oggi una visione collettiva condivisa sulle regole alla base dell’architettura, con evidenti implicazioni sulla teoria, sulla didattica, sulla pratica professionale. Oggi non si può pensare ad una teoria generale, ma solo per frammenti, derivati dalle varie tendenze del postmoderno, del decostruttivismo, del postfunzionalismo, ecc. Sostenendo che dopo gli anni 70’ si è smesso di fare teoria, propone una visione dell’architettura come percorso conoscitivo attraverso il quale la collettività si riconosce nel suo ruolo civile, con i caratteri di permanenza e trasmissibilità del sapere nel tempo.

 

Giudizio individuale del commissario Prof. Giorgio Grassi

Aspetti evolutivi e permanenti della disciplina è il titolo scelto dalla candidata per la sua lezione. La Malcovati propone di mettere in primo piano tutte le questioni nodali della disciplina architettonica, quelle questioni che recentemente sono state messe in discussione (per non dire in crisi), di più, tentando di rimettere ordine fra queste e di liberarle dalle falsificazioni più note e diffuse (la questione del primato della fantasia, della novità in quanto tale, del gesto gratuito, dell’effimero, ecc.). Mettere ordine significa per la Malcovati ristabilire congruenza e quindi unità e stabilità al pensiero architettonico in tutte le sue accezioni teoriche, pratiche e metodologiche. Il progetto come fatto conoscitivo, la sua responsabilità civile, la ricerca di elementi costanti, il senso della tradizione in architettura, la necessità di una impostazione metodica, il carattere convenzionale della teoria in architettura. Infine “l’idea di scuola” come fatto storicamente caratterizzante l’ultimo quarantennio (l’obiettivo di una “rifondazione disciplinare”) e il cui tracciato la candidata intende portare avanti nella sua attività didattica e progettuale.

 

Giudizio individuale del Commissario Prof. Raffaele Panella

Nella dissertazione sugli strumenti e i metodi del progetto, la candidata offre un quadro, di grande rigore logico e grande ricchezza di riferimenti colti, della caduta delle teorie cui fa riscontro una pluralità di interessi disciplinari, che finiscono per postulare scelte di appartenenza. Riassume comunque in quattro punti ciò che rimane dello sforzo teoretico della cultura architettonica italiana che ha influenzato nella prima parte della secondo Novecento la cultura architettonica europea e mondiale: il valore conoscitivo del progetto, il ruolo civile dell’architettura, la ricerca dei caratteri di generalità e permanenza e il riferimento alla tradizione. La disamina di questi punti, segnatamente degli ultimi due consente alla candidata di esprimere con grande chiarezza il suo pensiero sulle permanenze e sul rapporto con la tradizione e la classicità, che ella declina in modo limpido assumendo a guida il pensiero di Adolf Loos e l’architettura di Schinkel.

Lezione tenuta con autorevolezza e ricchezza di citazioni.

 

Conclusa l’enunciazione dei giudizi individuali dei cinque commissari, il Presidente apre la discussione, in esito alla quale la commissione perviene alla formulazione, all’unanimità, del seguente giudizio collegiale relativo alla candidata Silvia MALCOVATI:

La lezione viene condotta con elevata maturità di argomentazioni e con una solida struttura di pensiero. Dimostra inoltre consuetudine con la trattazione scientifica e sedimentazione del ragionamento critico.

Figura matura di docente.

 

Alle ore 12.45 la Commissione invita il Candidato Pierantonio VAL a svolgere la prova didattica sull’argomento: “La lingua madre dell’Architettura è la Costruzione” (A.Perret)”.

 

Alla fine della lezione la Commissione formula i seguenti giudizi individuali:

 

Giudizio individuale del commissario Prof. Carmela Andriani

‘La lingua madre dell’Architettura è la Costruzione’ è il titolo della lezione scelta per studenti degli ultimi anni. Contro la spettacolarità dell’architettura è il punto di inizio di questa lezione condotta dal candidato con disinvoltura ed efficacia comunicativa. L’amplificazione mediatica, le regole di mercato, la estensione delle possibilità tecniche, la frantumazione delle competenze hanno favorito nella contemporaneità questo processo di sovraesposizione dell’architettura. Il candidato ritorna alle radici del moderno, indica come obiettivo la costruzione razionale del progetto e la sua trasmissibilità, rimarca con forza, ribadendo il profilo di progettista militante già emerso nella discussione dei titoli, il mandato civile dell’architettura. Ripercorre inoltre il binomio architettura /costruzione a partire dalla etimologia del secondo termine  (composizione ed equilibrio) elencando alcune nozioni fondamentali (figurazione e costruttività, nozione di materia, nozione di resistenza e di contesto, nozione di tempo). Lezione condotta con maturità e ponderatezza, corredata in modo appropriato degli esempi necessari e soprattutto delle indicazioni bibliografiche, a dimostrazione di una consuetudine all’insegnamento sedimentata nel tempo.

 

Giudizio individuale del commissario Prof. Giancarlo Carnevale

‘La lingua madre dell’Architettura è la Costruzione’ lezione per studenti degli ultimi anni. Particolarmente congeniale alla forte attitudine di progettista del candidato, la dissertazione viene condotta con una esposizione piana, di grande efficacia didattica, corredata di numerosi esempi a sottendere in ogni passaggio un manifesto contro la spettacolarizzazione dell’architettura e la sua sovraesposizione mediatica. La costruzione razionale del progetto, ripercorso in alcuni esempi magistrali, insieme alle radici del moderno costruiscono in un modo molto  efficace dal punto di vista didattico, i capisaldi di un  ragionamento che insiste sul mandato etico dell’architettura e che viene condotto con grande equilibrio di argomentazioni.

 

Giudizio individuale del commissario Prof. Massimo Carmassi

Il candidato ha tenuto una brillante lezione dedicata direttamente agli studenti, partendo dal racconto di una striscia dei Simpson dedicata ironicamente al metodo di lavoro di Ghery, secondo il quale la progettazione strutturale deve rendere attuabile a posteriori la casualità dell’ideazione dell’artista. In contrapposizione a questa metodologia progettuale, legata strettamente alle leggi del marketing e dell’industria, il candidato sostiene la necessità di una pratica che deve tenere insieme figurazione e costruzione, così come suggeriscono le teorie di Choisy nell’ ”Arte di costruire presso i romani”. Gli architetti come Paxton e Le Corbusier interpretano le tecniche esistenti in funzione di una esigenza civile da interpretare con le loro opere. Così come per Mies Van Der Rohe la costruzione in acciaio diventa un’opportunità figurativa. A partire dall’osservazione di come sia cambiato il modo di disegnare i progetti oggi rispetto agli anni 50-60’, e come sia aumentato il numero di disegni oggi necessario, il candidato rileva come il processo progettuale richieda oggi una complessità di competenze da sviluppare contestualmente all’ideazione e non da affidare a posteriori a società di ingegneria. Tale concetto viene approfondito attraverso l’illustrazione della vicenda progettuale della Torre Velasca e del grattacielo Pirelli a Milano. Per concludere sottolinea come l’esperienza progettuale di Kahn, che viene considerata più distante dal moderno, sia invece fortemente legata all’impiego sofisticato di tecnologie moderne per ottenere il massimo equilibrio tra figurazione e scelte costruttive. Infine il candidato suggerisce agli studenti una bibliografia essenziale costituita da tre testi dei quali spiega l’ispirazione didattica: -Tettonica e architettura, di Keneth Frampton; -Il grande silenzio degli innocenti, di Asor Rosa; -Lezioni Americane, di Italo Calvino.

 

Giudizio individuale del commissario Prof. Giorgio Grassi

E’ evidente l’interesse specifico del Val per ciò che questa definizione mette in primo piano: la pratica del costruire, le tecniche, le leggi della costruzione, tutto quanto sembra contrastare con ciò che oggi si intende per architettura. La tradizione francese del pensiero razionale in architettura (Choisy/ Viollet Le Duc, razionalità/trasmissibilità). L’architettura muove dalla sua struttura che risponde alla necessità di rimanere in piedi, di durare e di far vedere, di mostrare questa sua specifica qualità (vedi per contro l’esperienza dell’espressionismo contemporaneo: costruttivismo / Gehry, ecc.). La nozione di durata è messa in relazione con quella di attualità delle forme architettoniche. Lezione interessante e particolarmente utile oggi in cui si ha necessità di un tipo di insegnamento che faccia vedere allo studente la matrice tecnico/pratica dell’architettura in ogni tempo. Numerosi progetti e realizzazioni coerenti con l’assunto.

 

Giudizio individuale del Commissario Prof. Raffaele Panella

Il candidato affronta il tema con linearità, pacatezza e precisione dei riferimenti, partendo dallo statuto assegnato oggi all’architettura dalla comunicazione massmediologica, che ne distrugge prima di ogni altra cosa la costruttività. Bisogna quindi risalire ai concetti base della costruzione per rapporto all’architettura, ipostatizzando i  concetti di equilibrio, ( statico, energetico, figurativo), materia ( resistenza, tecniche, requisiti prestazionali, controllo energetico), tempo ( durata della costruzione, durata delle figurazione… ) come fattori determinanti per un approccio corretto al tema. I modelli che cita e che affida all’attenzione di un ipotetico discente vanno dalla Torre Velasca, al grattacielo Pirelli, alla Rinascente di Roma, all’opera di Luis Khan, citata in più occasioni.

Da questa dissertazione emerge la figura matura di un docente che fonda il suo sapere su una non comune capacità di lettura dell’architettura, supportata dall’esperienza di architetto progettista.

 

Conclusa l’enunciazione dei giudizi individuali dei cinque commissari, il Presidente apre la discussione, in esito alla quale la commissione perviene alla formulazione, all’unanimità, del seguente giudizio collegiale relativo al candidato Pierantonio VAL:

Figura matura di docente che ha sedimentato un intreccio fecondo fra pratica del progetto e sua trasmissibilità all’insegna del principio razionale che lo governa e del mandato etico che lo anima.

Alle ore 13.45 la Commissione invita la Candidata Nilda Maria VALENTIN a svolgere la prova didattica sull’argomento “Il Progetto come processo razionale”.

 

Alla fine della lezione la Commissione formula i seguenti giudizi individuali:

 

Giudizio individuale del commissario Prof. Carmela Andriani

La candidata svolge in una esposizione sintetica e semplificata il tema scelto ‘Il progetto come processo razionale’ partendo da una rapida rassegna dei periodi storici del progetto d’architettura nel novecento riferiti essenzialmente  all’alternarsi degli atteggiamenti possibili (moderno/antimoderno, razionale/organico, ecc). Enunciati i tre principi vitruviani come principi regolatori del progetto, descrive il processo progettuale nelle due componenti essenziali che ne caratterizzano il percorso: programmazione (come committenza, studi di fattibilità, economia, ecc) e progettazione (raccolta dati, concept, sviluppo, esecuzione), introducendo il parametro della qualità come fattore non programmabile. Lezione rivolta a studenti dei primi anni, incompleta nella esposizione, in cui l’attitudine pragmatica riduce sensibilmente la problematicità scientifica propria di una dissertazione accademica.

 

Giudizio individuale del commissario Prof. Giancarlo Carnevale

 ‘Il progetto come processo razionale’ è il titolo della lezione prescelta. Pur ritenendosi adatta al profilo funzionalista e razionale già enunciato dalla candidata nella discussione dei titoli, la lezione viene condotta in modo schematico e insufficiente.

 

Giudizio individuale del commissario Prof. Massimo Carmassi

La breve lezione propone un metodo destinato a maturare negli studenti un atteggiamento corretto e professionale verso l’attività progettuale, attenta alle esigenze della committenza e al programma edilizio.

 

Giudizio individuale del commissario Prof. Giorgio Grassi

La forma che dà alla sua lezione è quella di una elencazione per punti successivi di tutte le questioni, dalle più nobili a quelle meno, relative al percorso che un progetto compie/deve compiere per arrivare ad un risultato riconoscibile come architettura. Mette in particolare evidenza tutte quante le questioni (da quelle tecnico/pratiche più minuziose fino ai rapporti col committente, ecc.) che poco hanno a che fare con la qualità del progetto in quanto tale. La trattazione è tanto appassionata quanto sbrigativa, tanto da occupare solo una parte del tempo a disposizione.

 

Giudizio individuale del Commissario Prof. Raffaele Panella

Alla crisi del progetto contemporaneo tra formalismo e astrazione, tra tradizione e innovazione, alla ricerca spasmodica di nuove forme e espressioni, la candidata contrappone un processo razionale di progettazione che ripropone la triade vitruviana nel recupero intelligente di parti dell’esperienza razionalista e di quella organica. Elencando con sistematicità talvolta elementare tutte le fasi della costruzione razionale del progetto, dal concept iniziale al disegno finale, attribuendo la qualità del progetto all’equilibrio con cui innovazione e tradizione trovano un equilibrio, assistito da modelli o archetipi scelti nella storia dell’architettura.

 

Conclusa l’enunciazione dei giudizi individuali dei cinque commissari, il Presidente apre la discussione, in esito alla quale la commissione perviene alla formulazione, all’unanimità, del seguente giudizio collegiale relativo alla candidata Nilda Maria VALENTIN:

La candidata svolge a partire dal tema scelto una  lezione rivolta a studenti dei primi anni, con una esposizione che risulta essere semplificata e generica negli enunciati, per quanto condotta con una buona capacità comunicativa. L’attitudine pragmatica riduce sensibilmente la problematicità scientifica propria di una dissertazione accademica.

 

 

Il presente verbale è chiuso alle ore 14,50. La Commissione si aggiorna alle ore 17,00 del 10/12/2010.

 

 

lì 10/12/2010

 

 

LA COMMISSIONE:

           

Il  Presidente 

Prof.  Carmela Andriani           _____________________________________

                                  

I  Commissari 

 

Prof.  Massimo Carmassi         _____________________________________

 

Prof.  Giorgio Grassi                _____________________________________

 

Prof.  Raffaele Panella  _____________________________________

 

Il  Segretario

 

Prof.  Giancarlo Carnevale       _____________________________________