Procedura di Valutazione comparativa ad un posto di Professore Ordinario presso la Facolta' di LETTERE E FILOSOFIA DELL'UNIVERSITA' "G. D'ANNUNZIO" PER IL Settore L-LIN/01 GLOTTOLOGIA E LINGUISTICA, 
Pubblicato sulla Gazzetta n. 80 delL' 8/10/2002.

 

ALLEGATO ALLA RELAZIONE RIASSUNTIVA

 

GIUDIZI INDIVIDUALI E COLLEGIALI SUI CANDIDATI

 

 

Candidato Guido Cifoletti:

 

Giudizio del Prof.   Giorgio Banti

            Assistente incaricato all’Università di Udine dal 1974, poi pofessore associato presso la stessa università dal 1983. Lì ha avuto a più riprese supplenze di Linguistica generale presso la Facoltà di Lettere, e nel 1985-86 di Glottologia presso la Facoltà di Lingue.

            Al momento della presentazione della domanda era coordinatore di un gruppo di ricerca FISR.

            Gli interessi scientifici del candidato vanno da vari aspetti dell’interferenza linguistica, soprattutto tra l’italiano e altre lingue europee da un lato, e diversa varietà di arabo, ma anche tra tedesco e italiano (pubblicazione nr. 3), all’ebraico e le traduzioni greche e latine della Bibbia (pubblicazione nr. 10), a diversi aspetti del begia, una lingua cuscitica relativamente poco studiata (pubblicazioni nrr. 4 e 7). Al filone di ricerca dell’interferenza si connettono anche gli studi del candidato sulla lingua franca mediterranea documentati dalle pubblicazioni nrr. 2, 8, e 9.

            Al curriculum vitae del candidato non è allegato un elenco completo delle sue pubblicazioni, ed è quindi difficile valutare la continuità temporale della sua produzione scientifica. Va però notato che i dieci lavori presentati per il concorso sono del 1977 (se è la data reale di pubblicazione di IL 3/2), 1986, 1989, 1997, 1998, 2000, 2002, 2003, con due lunghe interruzioni tra il 1977 e il 1986, e tra il 1989 e il 1997.

            Il volume sui “Prestiti italiani nel dialetto del Cairo” studia un corpus di elementi lessicali entrati nell’arabo parlato egiziano e più specificamente cairota, tratto da alcune delle principali opere di riferimento disponibili per questa varietà di arabo fino alla metà degli anni ’80, e in parte dall’escussione di parlanti nativi. L’autore stesso nota nel curriculum vitae presentato per questa valutazione comparativa che “molto andrebbe aggiunto” dal dizionario di arabo egiziano di Hinds e Badawi pubblicato nel 1986. Nella bibliografia si nota però l’assenza di due importanti descrizioni dell’arabo egiziano, la cui schedatura avrebbe sicuramente dato risultati interessanti: quella di Wilhelm Spitta (Grammatik des arabischen Vulgärdialekts von Aegypten, J.C. Hinrichs, Lipsia 1880) e quella di T.F. Mitchell (Colloqial Arabic: the living language of Egypt, The English Universities Press, Londra 1962). L’analisi si concentra sugli aspetti finologici, morfologici e semantici dell’interferenza.

            Le “Osservazioni sugli italianismi nel dialetto di Tunisi” cercano di distinguere con cura (a.) gli elementi che si possono considerare prosecuzione diretta del sostrato latino, da (b.) il materiale lessicale proveniente dalla lingua franca, (c.) gli italianismi “entrati attraverso l’arabo letterario moderno” (p. 141, che però comprendono anche gâzûz ~ gâzûza a p. 142 descritta come “parola presente nei più diversi dialetti arabi”!), (d.) quelli di ambito popolare note in gran parte del mondo arabo, ed (e.) quelli più tipici della Tunisia. Tra questi ultimi colpisce però che il vocalismo presentato nella forma origine del prestito sia sempre quello dell’italiano standard (-o ed -e finali, dittonghi uo e ie, e chiusa da ĭ latina, ecc.) senza prendere in considerazione la possibile origine da varietà siciliane con vocalismo ben più vicino a quello presente nelle forme tunisine. Mancano riferimenti alla forma che i prestiti esaminati hanno in maltese, che pure sarebbero stati rilevanti. Mancano inoltre i dati sulla morfologia del materiale esaminato, come i plurali dei sostantivi e le eventuali forme femminili e plurali degli aggettivi, che avrebbero potuto gettare non poca luce sul loro grado di integrazione.

            La monografia sulla Lingua franca mediterranea (lfm.), forse il lavoro più noto del candidato, presenta i principali documenti che si conoscevano su questa lingua, per la quale ora il candidato propone nel suo curriculum vitae la denominazione di “lingua franca barbaresca”. Ad essi viene premessa una trattazione della storia, fonologia, morfologia, sintassi e lessico della lfm. I dati così organizzati sono molti e interessanti, anche se in diversi casi l’influsso della sintassi araba avrebbe potuto essere rilevato dall’autore, che conosce l’arabo. Per esempio, colpisce che le frasi nominali senza verbo siano quasi tutte frasi principali (p. 54 sg.), mentre una forma di “essere” compare nella protasi della frase ipotetica si e vero que star enfermo, come kān “essere” in varietà parlate di arabo dopo law, izā e simili. Anche l’ampliamento dell’uso di per agli oggetti indiretti ed agli oggetti diretti umani sembra un calco della preposizione araba li-, anch’essa usata nei dialetti centrali e occidentali per indicare scopo, beneficiario, oggetto indiretto (tipicamente “per” e “a”) e, spesso, l’oggetto diretto umano come a in spagnolo e diverse varietà italiane meridionali.

            Il lavoro del 2003 sugli “Influssi ebraici sulle traduzioni greche e latine della Bibbia” (nr. 10) affronta un argomento complesso e di considerevole interesse, sul quale si è sviluppata una vasta letteratura. Colpisce però che il lavoro più recente menzionato dal candidato sia solo del 1985 (nota 3), e che non vengano citatati i commentari e la letteratura filologica sul Salmo 150 (almeno il volume di Gianfranco Ravasi dedicato specificamente ai Salmi!); per esempio, sarebbe stato opportuno sostanziare filologicamente l’interpretazione di bqdšw (versetto 1, secondo emistichio), la questione della lettura krb o brb (versetto 2, secondo emistichio), ecc. Colpisce anche l’approssimazione di alcune affermazioni, come quella che “pare [SIC!] che l’aramaico in questo caso usi la preposizione e non ” (p. 208).

            Lo studio sui “Fabbri di Kassala” presenta un breve etnotesto begia, con analisi morfologica delle singole parole che vi compaiono, e un glossario finale. Uscito nel 1986, in un periodo nel quale questa importante lingua cuscitica veniva studiata pochissimo, è stato certamente di grande utilità. Visto il lavoro sul campo compiuto dal candidato tra i Begia, ci si sarebbe però aspettati che pubblicasse anche altri testi o, comunque, altro materiale.

            L’altro breve lavoro su “L’emploi non marqué du passé en bedja” (nr. 7) presenta alcuni dati sull’impiego della principale forma di passato in questa lingua cuscitica, in quegli anni ancora molto poco conosciuta, con cui cerca di suffragare l’ipotesi di Zaborski, ormai ampiamente screditata, che tale tempo derivi in begia da un vecchio presente. Vanno però notate alcune imprecisioni, p. es., che l’ausiliare che compare nella cosiddetta coniugazione “debole” (secondo l’ipotesi nota come ipotesi di Praetorius cui il candidato fa riferimento a p. 88 sg.) non significa “être” come indicato in alcuni lavori della fine del XIX secolo, ma piuttosto “dire” come già notato dallo stesso Praetorius nel 1894; oppure che non è vero (p. 89 sg.) che l’altra forma di passato, il “plusqueparfait”, usata soprattutto in periodi ipotetici, “se distingue du passé seulement par la voyelle du préfixe”, perché nei verbi di ultima debole come digi “ramener, bring back” la 3 sg. m. di questo “plusqueparfait” è ’i-diig con un tema -diig- diverso da quello -dgi- della corrispondente forma ’i-dgi dell’altra forma di passato. Va anche notato che, sul problema che il candidato si pone in questo lavoro, cioè degli usi di forme verbali preteritali con valore di presente, egli avrebbe potuto citare diversi studi della letteratura tipologica già apparsi prima del 1997, come quello notissimo di Bernard Comrie (Tense, Cambridge University Press, Cambridge &c. 1985).

            Nel complesso si tratta di una studioso dagli interessi molteplici, il quale è anche uno dei pochi linguisti italiani che si siano cimentati con le difficoltà della ricerca linguistica sul campo in paesi dell’Africa settentrionale e orientale. Ha però una produzione scientifica apparentemente piuttosto scarna, nella quale spesso si rilevano debolezze metodologiche e lacune bibliografiche. Sono titoli appena sufficienti per essere presi in considerazione per un posto di professore universitario di prima fascia.

 

Giudizio del Prof.   Marina BENEDETTI

G.Cifoletti ha compiuto tutta la sua carriera accademica, a partire dal 1974, presso l'Università di Udine, dove dal 1993 è professore associato.

Ha svolta attività didattica esclusivamente presso l'Università di Udine, dove ha tenuto corsi di Linguistica generale e di Glottologia.

Ha tenuto comunicazioni in diversi convegni all'estero.

E' coordinatore di un gruppo di ricerca finanziato con fondi FISR.

Le pubblicazioni presentate coprono un arco di tempo che va dal 1976/77 ad oggi, con un'interruzione di quasi 10 anni, tra il 1976/7 e il 1986. Esse riguardano casi di interferenza lessicale in area euromediterranea (lingua franca, coincidenze lessicali tra lingua franca e dialetto tunisino; italianismi  e europeismi nel dialetto tunisino; italianismi del dialetto del Cairo; influssi ebraici sulle traduzioni  greche e latine della Bibbia), con fugaci incursioni nel campo dei germanismi in italiano e di una lingua cuscitica, il Begia.

Nei lavori su aspetti di interferenza lessicale in area euromediterranea (nn. 1, 2, 5, 6, 8, 9, 10) è apprezzabile la ricerca di inquadramento storico-linguistico e la raccolta dei materiali. Si segnalano invece debolezze sul piano metodologico.

Ad esempio, nella trattazione dei fenomeni di prestito appare trascurata una questione fondamentale, cioè quale varietà (per es. regionale) funge di volta in volta da modello nel processo di interferenza. Quanto alle dinamiche dell'adattamento e dell'integrazione di prestiti, semplicistico risulta talora il riferimento a difficoltà di pronuncia. Scarsa attenzione è riservata alle implicazioni sintattiche di alcuni dei fenomeni osservati (per es. a proposito dei verbi essere e avere).

La pubblicazione più recente (n. 10), dedicata agli influssi ebraici sulle traduzioni greche e latine della Bibbia, affronta un tema interessante e assai complesso; la trattazione risente di alcune carenze sia sul piano della conoscenza dei dati che su quello degli aggiornamenti bibliografici.

A un ambito storico-culturale diverso da quelli più congeniali all'Autore si indirizza il lavoro n. 3, sui germanismi che acquistano in italiano una connotazione peggiorativa (fenomeno singolarmente etichettato come "peggioramento semantico" o "deterioramento /peggioramento di significato", o ancora "scadere di vocaboli"). Lo studio è in gran parte dedicato alla ricerca di paralleli con altre situazioni di interferenza (prestiti turchi nelle lingue balcaniche, in greco, nei dialetti arabi, prestiti alemanni nei dialetti della Svizzera francese), secondo una procedura non priva di rischi, data la differenza di contesti storico-culturali.

Al Begia sono dedicati due brevi lavori; il n. 4 riporta un piccolo testo raccolto direttamente dall'Autore (in una trascrizione da lui stesso definita come "impressionistica e ben poco scientifica"); il 7 riguarda l'impiego di forme di passato con valore di presente, al di fuori di una visione sistematica dell'organizzazione del sistema temporale in Begia.

Nel complesso si tratta di uno studioso appassionato  a questioni storico-linguistiche di indubbio interesse, non sempre interessato ad approfondirle in modo rigoroso.

 

Giudizio del Prof.   Maria Patrizia BOLOGNA

Le dieci pubblicazioni presentate, edite in sedi di ampia diffusione e rilevanza scientifica, testimoniano vaste conoscenze, acquisite anche direttamente sul campo, in diversi ambiti linguistici di area indoeuropea e camito-semitica e rigore nell'analisi sincronica e diacronica dei fatti di lingua. L'indubbia originalità nei risultati dell'indagine non nasce dall'indulgere ad azzardate ipotesi interpretative, ma deriva dalla sicura competenza e dalla capacità di matura riflessione critica che caratterizzano il profilo di uno studioso dalle solide basi metodologiche e dalla pluridecennale e ininterrotta esperienza di ricerca. La monografia sugli italianismi nel dialetto del Cairo [n. 1], lavoro che non ha precedenti nella bibliografia relativa, contiene notazioni di histoire des mots rilevanti dal punto di vista sociolinguistico ed è un ben informato e argomentato contributo all'analisi dei processi di integrazione dei prestiti. Al medesimo filone di ricerca appartengono le considerazioni a margine di un volume sul prestito linguistico in arabo moderno [n. 5] e il lavoro sugli italianismi nel dialetto di Tunisi, che si affianca alla citata monografia sul dialetto del Cairo con analoga ricchezza di dati [n.6]. L'interferenza linguistica rimane al centro della maggior parte delle altre pubblicazioni, sia in ulteriori indagini sul prestito lessicale, segnatamente sui germanismi in italiano [n. 3] e sugli ebraismi nelle traduzioni greche e latine della Bibbia [n. 10], sia nelle approfondite indagini sulla lingua franca mediterranea [nn. 2, 8, 9]. Nell'articolo sui germanismi in italiano l'analisi dell'origine del loro odierno statuto pragmalinguistico conduce a un convincente confronto con la storia dei turchismi in greco, mentre gli esempi d'interferenza discussi in maniera propositiva nell'articolo sulle traduzioni bibliche contribuiscono a una chiara definizione di caratteristiche della lingua della Vulgata. I saggi sulla lingua franca confermano le ottime conoscenze relative all'area linguistica mediterranea e denotano grande esperienza nello studio delle lingue miste. In particolare, il volume sulla lingua franca dei pirati barbareschi costituisce, dopo il pionieristico articolo di Schuchardt del 1909, una prima nuova sistematica descrizione dei tratti fonetici, morfologici, sintattici e lessicali di questo pidgin, basata su fonti documentarie proposte e commentate nella seconda parte dell'opera; il lavoro sulle attestazioni di lingua franca in Goldoni rivela profondità d'indagine storica; l'articolo sulle coincidenze tra pidgin a base italo-spagnola e arabo tunisino è ulteriore prova del buon dominio del metodo d'indagine lessicologica. Nei due contributi, uno lessicale e l'altro morfologico, sul begia [nn. 4 e 7], si apprezza la conoscenza diretta del dato linguistico, la quale porta, nel secondo, alla confutazione di un'ipotesi di Greenberg.

Il Candidato, professore associato dal 1983, ha al suo attivo una lunga e intensa attività didattica. Il curriculum e la produzione scientifica, del tutto congruente con le tematiche del settore disciplinare L-LIN/01, indicano un linguista degno della massima considerazione ai fini della presente valutazione comparativa.

 

Giudizio del Prof.   Roberto Gusmani

Assistente di glottologia presso la Facoltà di Lingue e letterature straniere del’Università di Trieste (diventata poi di Udine) dal 1974, professore associato dello stesso settore disciplinare dal 1983, prima presso la Facoltà di Lingue e letterature straniere, poi presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Udine. Ha tenuto varie supplenze e ha coordinato un gruppo di ricerca finanziato con fondi FISR.

            La sua produzione si lascia ricondurre a tre fondamentali filoni tematici: la cosiddetta lingua franca del Mediterraneo, gli influssi romanzi (soprattutto italiani) in alcune varietà arabe dell’Africa settentrionale e il begia, una lingua cuscitica particolarmente interessante dal punto di vista tipologico, ma di analisi assai complessa.

            Alla lingua franca è dedicato il volume [2], che costituisce un primo fondamentale passo verso una completa raccolta e analisi delle testimonianze, una puntuale disamina dei tratti più rilevanti dal punto di vista linguistico e un inquadramento storico della documentazione di questa lingua, il tutto frutto di approfondite ricerche di prima mano. Accrescono il valore dell’opera il glossario e l’esauriente bibliografia. Su uno specifico aspetto di questo filone tematico ritorna [8], rapida sintesi delle tracce della lingua franca nelle commedie di Goldoni.

            Grazie alla sua ragguardevole conoscenza delle varietà arabe nordafricane il candidato ha ripetutamente indagato con accuratezza e senso critico la diffusione e l’adattamento di numerosi romanismi: il volume [1] è una puntuale rassegna degli italianismi (sicuri o anche solo probabili) presenti nel dialetto del Cairo e della loro integrazione dal punto di vista fonologico, morfologico e semantico; in [6] si studiano gli italianismi del dialetto tunisino, discernendo opportunamente tra quelli penetrati direttamente, quelli mediati dall’arabo e quelli giunti attraverso la “lingua franca” del Mediterraneo, mentre [9] passa in dettagliata rassegna alcuni casi d’influsso romanzo nell’arabo tunisino di non facile catalogazione, cercando di individuare in particolare quelli mediati dalla predetta lingua. Alcune considerazioni metodologiche sono ulteriormente sviluppate in [5], una recensione-articolo che prende le mosse da una pubblicazione di T. Baccouche.

            Al begia sono dedicati due brevi, ma significativi saggi: [4] è un contributo lessicografico arricchito dall’analisi di un testo inedito, mentre nella relazione presentata al I Congresso camito-semitico di Fès ([7]) si discutono criticamente, sulla scorta di esempi tratti da quella lingua, alcuni aspetti della teoria della marcatezza del Greenberg. L’ampio ventaglio degli interessi del Cifoletti è infine documentato dal saggio [3], che indaga sulle circostanze che hanno prodotto il ‘peggioramento’ semantico di molti germanismi in italiano, e dall’attenta analisi linguistica e stilistica delle traduzioni greca e latina di un salmo contenuta in [10].

            Per varietà di competenze, serietà d’approccio e rilevanza dei risultati conseguiti il candidato dimostra piena maturità scientifica e deve perciò essere preso in attenta considerazione per la presente valutazione comparativa.

 

Giudizio del Prof.   Celestina milani

Guido Cifoletti dell’Università di Udine presenta due volumi e otto articoli. Nel volume  Prestiti italiani nel dialetto del Cairo, Unicopli, Milano 1986 l’autore presenta un’accurata valutazione del dialetto del Cairo in rapporto ai dialetti arabi con un’intelligente analisi fonologica del dialetto del Cairo. L’integrazione dei prestiti italiani è inserita, con valida competenza, nella storia e nelle fasi dell’immigrazione ed è studiata negli aspetti dell’adattamento fonologico, morfologico e semantico.

Nel volume  La lingua franca mediterranea, Unipress, Padova 1989 lo studioso tratta del più antico pidgin del quale si possiede un’adeguata documentazione. Le caratteristiche della lingua franca sono inquadrate nelle problematiche storiche: sono studiati le caratteristiche fonetiche, morfologiche e sintattiche e il lessico della lingua franca. Il volume è chiuso da un utilissimo glossario.

Completano questo lavoro La lingua franca a Venezia nel Settecento , 2000 e Coincidenze lessicali tra lingua franca e l’arabo tunisino, 2002,  Osservazioni sugli italianismi nel dialetto di Tunisi, 1998. Due articoli studiano il begia, lingua cuscitica (1986 e 1998). L’insieme delle problematiche è esaminato anche sulla base di testi inseriti nella bibliografia relativa.

Di notevole livello  è anche il lavoro Europeismi nell’arabo moderno, 1997. È pure studiato il campo degli Influssi ebraici sulle traduzioni greche e latine della Bibbia, 2003.

I lavori di Cifoletti presentano una profonda conoscenza delle lingue studiate sulla base di testi scritti o tratti dal parlato, inseriti nelle vicende storiche relative. Lingue, culture, storie sono studiate con sicura metodologia. Nelle analisi condotte generalmente con il metodo storico-comparativo, lo studioso affianca un’attenta considerazione per gli aspetti pragmatici e per i problemi dell’interferenza linguistica, indagati con ricchezza di documentazione e grande originalità. Nell’insieme la produzione si presenta di alto livello.

 

Giudizio collegiale

Nato il 19.12.1947 a Milano, dal 1974 assistente e dal 1983 professore associato di Glottologia e Linguistica generale.

L'attività di ricerca scientifica del Candidato riguarda vari ambiti linguistici, in particolare l’arabo (soprattutto il dialetto egiziano e quello di Tunisi), il begia, lingua cuscitica, e denota anche attenzione ai meccanismi d'interferenza linguistica e interesse per la lingua franca mediterranea.

Ha partecipato, con comunicazioni e relazioni, a diversi convegni scientifici. Coordina un gruppo di ricerca su «Circolazioni linguistiche e culturali fra le due sponde del Mediterraneo», finanziato con fondi FISR nell'ambito delle ‘Ricerche culturali, antropologiche, economiche, politiche delle popolazioni mediterranee ai fini dell'individuazione di una comune identità’.

Ha svolto attività didattica come assistente incaricato presso la cattedra di Glottologia della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Udine, allora sezione distaccata dell'Università degli Studi di Trieste, e in seguito anche come assistente ordinario.

È stato professore associato di Linguistica generale presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università degli Studi di Udine. Dal 1993 svolge attività didattica come professore associato di Glottologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia.

Ha tenuto, in vari tempi, la supplenza di Linguistica generale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Udine e la supplenza di Glottologia presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università degli Studi di Udine.

Dal 2001, oltre all'insegnamento di Glottologia, tiene anche l'insegnamento di Linguistica generale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Udine.

            Le dieci pubblicazioni presentate, edite in sedi di ampia diffusione e rilevanza scientifica, testimoniano vaste conoscenze, acquisite anche direttamente sul campo, in diversi ambiti linguistici di area indoeuropea e camito-semitica, e interesse per l’analisi sincronica e diacronica dei fatti di lingua. L’originalità nei risultati dell’indagine deriva dalla competenza e dalla capacità di riflessione critica che caratterizzano il profilo dello studioso. Due commissari rilevano nella produzione scientifica del candidato debolezze metodologiche e lacune bibliografiche; ciò non di meno la maggioranza della Commissione valuta in modo nettamente positivo l’attività scientifica del Candidato, il cui curriculum e la cui produzione, del tutto congruente con le tematiche del settore disciplinare L-LIN/01, indicano un linguista degno della massima considerazione ai fini della presente valutazione comparativa.

 

 

Candidato   Pietro Dini

 

Giudizio del Prof.   Giorgio Banti

Pietro Dini, ammesso nel 1988 al Dottorato di ricerca in Linguistica di Pisa, ha vinto nello stesso anno un posto di ricercatore in Linguistica all’Università della Basilicata. Dieci ani dopo, nel 1998, ha preso servizio come professore associato di Filologia Baltica (L09F) presso l’Università di Pisa. Da quando il raggruppamento L09F è stato assorbito nel nuovo ssd L-LIN/01 per decreto ministeriale, è passato al settore di Glottologia e Linguistica, che comunque mantiene la filologia baltica nella propria declaratoria.

Oltre all’intensa attività didattica a Potenza (anche come titolare di supplenze) e a Pisa già dall’a.a. 1989/90, quando era ancora ricercatore, non solo con insegnamenti di carattere baltistico, ma anche con supplenze o affidamenti di Glottologia, di Linguistica Generale, e di Linguistica Storica, il candidato ha svolto una intensa attività di ricerca e di didattica all’estero. Ha infatti avuto borse di studio del MAAEE per le Università di Vilnius e di Cracovia, nel 1995 ha vinto una borsa di studio della Alexander-von-Humboldt-Stiftung presso l’Università di Gottinga (prof. W.P. Schmid), nel 1997 è risultato vincitore di un concorso per una cattedra di Lingue Baltiche presso l’Università di Oslo (cui ha successivamente rinunciato per il posto di associato a Pisa), dal 1999 fa parte del collegio del Dottorato di Baltistica dell’Università di Oslo, e nel 1998 e 2000 è stato visiting professor all’Università dell’Illinois (Chicago) e alla UCLA (Los Angeles).

Egli è inoltre redattore della rivista Res Balticae, dirige due collane di monografie di argomento baltistico, e fa parte del comitato di redazione di altre sei riviste scientifiche sia in Italia che a Vilnius, Riga e Mosca.

Per la sua attività scientifica nel campo della filologia e della linguistica baltica il candidato è stato insignito di diverse onorificenze quali un Atto di Ringraziamento del Governo lituano nel 2002, l’Ordine di Gediminas conferito dal Presidente della Lituania (6 luglio 2002).

Come risulta dal curriculum vitae e dall’elenco generale delle pubblicazioni, allegati dal candidato, i suoi interessi scientifici si sono concentrati su diversi ambiti: la linguistica baltica comparata, la linguistica e la filologia delle tre principali lingue baltiche, la linguistica slava, gli studi onomastici, e la storiografia linguistica, con alcune incursioni anche in altri ambiti nei quali si prospettavano possibili agganci con la baltistica. La sua produzione scientifica è estremamente ampia e continua nel tempo (più di 100 titoli dal 1984 ad oggi, in italiano, tedesco, lituano, russo, polacco, e inglese), ed è stata oggetto di traduzioni all’estero.

Per la presente valutazione comparativa Pietro Dini presenta due volumi e otto articoli di cui quattro in tedesco, apparsi sia in Italia che all’estero, su sedi editoriali importanti tra le quali compare anche una rivista internazionale di grande prestigio come Indogermanische Forschungen (nr. 7).

L’ampio volume del 1997 su Le lingue baltiche (nr. 1), tradotto all’estero in più lingue, costituisce a tutt’oggi la principale opera complessiva di riferimento sulla storia di questa famiglia di lingue, a partire da quanto si riesce a ricostruire sull’epoca predocumentaria fino ai nostri giorni. La letteratura sull’argomento viene presentata e discussa in maniera esauriente, organizzata in maniera originale e integrata da numerose osservazioni tratte dal lavoro scientifico personale dell’autore.

Alla linguistica baltica è anche dedicato il lavoro del 1990 sui prestiti slavi e tedeschi nella versione lituana del piccolo catechismo luterano di H.J. Lysius del 1719 (nr. 4). Il materiale viene dapprima discusso con acume e competenza voce per voce, e quindi valutato complessivamente nei suoi aspetti fonetici e nei suoi risvolti storici.

Un volume (nr. 2) e un articolo (nr. 6) costituiscono esempi del contributo specificamente filologico che il candidato ha dato alla baltistica. Il primo, del 1994, è una nuova edizione dell’inno in lituano antico a S. Ambrogio in cui vengono corretti gli errori delle edizioni precedenti e si discute, tra l’altro, il problema dell’interferenza tra le fonti latine e polacche dell’inno. Le peculiarità ortografiche e linguistiche, i prestiti e il complesso del lessico dell’inno vengono esaminati in maniera accurata e competente. Il breve articolo del 1998, invece, pone in evidenza come dal Thesaurus polyglottus del 1603 di Hyeronimus Megiser sia possibile recuperare due parole antico prussiane precedentemente sconosciute.

            I due articoli sulla storia della linguistica baltica dall’epoca rinascimentale fino all’avvento dell’indoeuropeistica dell’Ottocento (nrr. 7 e 10) costituiscono esempi di questo ricco settore di storia della linguistica che, rimasto finora in gran parte sconosciuto, ha ricevuto da parte del candidato contributi solidi e originali.

            I tre lavori di onomastica, rispettivamente sui Neuroi (nr. 5), sul nome del centauro (nr. 8), e sul toponomo Pisa (nr. 9) danno un contributo originale alla difficile questione dell’etimologia di queste parole, discutendo possibili paralleli in ambito baltico e slavo. L’informazione bibliografica è accurata, e il quadro dei problemi è presentato in maniera rigorosa anche se, come spesso avviene nell’onomastica pre- e protostorica, una soluzione definitiva non è facile da raggiungere.

            Infine, il lavoro sul sostrato prelatino del catalano e l’ipotesi “sorotaptica” del Coromines (nr. 10) affronta la questione col dovuto taglio critico, senza mancare di segnalare anche in questo caso i possibili paralleli baltici.

            Nel complesso la produzione del candidato si segnala per il rigore con cui egli affronta il suo ambito di ricerche, per l’accuratezza filologica, per il metodo comparativo sicuro, e per l’eccellente competenza nel suo settore di specializzazione, che gli hanno permesso non solo di dare apporti originali e di alto profilo scientifico alla conoscenza di un gruppo di lingue indoeuropee finora troppo spesso trascurato dagli studiosi, ma anche di vedere da un punto di vista diverso vari problemi della preistoria linguistica e culturale dell’Europa. Questo, insieme alla rilevanza scientifica della collocazione editoriale delle pubblicazioni di Pietro Dini, alla loro diffusione nella comunità scientifica, alla loro continuità temporale, alle sue attività didattiche e di ricerca all’estero e ai riconoscimenti internazionali che ha ottenuto, lo rendono più che maturo per un posto di professore universitario di prima fascia.

 

Giudizio del Prof.   Marina BENEDETTI

Pietro Dini, laureato in Lettere presso l'Università di Pisa nel 1984, vincitore nel 1988 del concorso per l'ammissione al Dottorato di ricerca presso l'Università di Pisa, nello stesso anno ha preso servizio (in seguito a concorso nazionale) come ricercatore nel SSD Glottologia e Linguistica presso l'Università della Basilicata; nel 1998 è diventato professore associato nel SSD Filologia Baltica; è attualmente professore associato nel SSD L-LIN/01 presso l'Università di Pisa.

Il curriculum di Pietro Dini si segnala per un'intensa e brillante attività svolta, oltre che in Italia, anche all'estero,  grazie a borse di studio del MAE (Università di Vilnius in Lituania - sett. 1983/ luglio 1984 - e di Cracovia in Polonia - nov. 1986/luglio 1987-) e della Humboldt-Stiftung (Gottinga, 1995/6 e 1996/7).

Nel 1997 è risultato vincitore del concorso internazionale per un posto di professore di Lingue Baltiche presso l'Università di Oslo, al quale ha successivamente rinunciato.

E' stato visiting professor, su invito, presso le Università dell'Illinois e UCLA, Los Angeles.

Ha tenuto 28 comunicazioni a Congressi, in Italia e all'estero.

Dal 1989 ha svolto un'intensa attività didattica, con corsi di Linguistica storica, Linguistica generale, Glottologia, Lingua e letteratura lituana, Filologia baltica.

E' membro di numerose associazioni scientifiche, direttore della rivista Res Balticae e componente del comitato di redazione di diverse riviste di baltistica e slavistica.

La produzione scientifica si segnala per vastità e per continuità nel tempo; essa è inoltre oggetto di recensioni e segnalazioni in varie sedi anche di prestigio.

Le 10 pubblicazioni presentate ai fini della presente valutazione comparativa (4 delle quali in tedesco) illustrano la varietà degli interessi del candidato, che riguardano in primo luogo la baltistica (ambito esplicitamente incluso nella declaratoria del settore scientifico-disciplinare L-LIN/01), ma anche la storiografia linguistica, la slavistica, la romanistica; questi interessi sono coltivati anche in prospettiva indoeuropeistica. E' evidente la rilevanza scientifica della collocazione editoriale delle pubblicazioni.

L'imponente volume sulle lingue baltiche (pubblicazione n. 1), che è stata tradotto all'estero in più lingue e ha avuto molteplici recensioni su riviste di rilievo internazionale, offre una sintesi dell'evoluzione storica delle lingue baltiche, secondo una prospettiva ampia, che copre sia la dimensione storico-comparativa e diacronica sia quella sincronica e sociolinguistica. Si tratta, per ampiezza e affidabilità – oltre che per la ricchezza di riferimenti bibliografici – della più attendibile introduzione alla linguistica e filologia baltica.

Il contributo di Pietro Dini alla baltistica (anche in chiave di interferenza tra lingue baltiche e altre lingue indoeuropee) è testimoniato inoltre dallo studio originale degli slavismi e dei germanismi lessicali nel Piccolo catechismo lituano di Lysius, scoperto in anni recenti (n. 4) e in due lavori di impianto filologico-linguistico, il n. 2 (in cui il Candidato individua, con risultati nuovi, la complessa interferenza tra fonte latina e fonte polacca della traduzione in lituano antico dell'Inno di S.Ambrogio a opera di Martynas Mazvydas) e il n. 6 (grazie al quale le - notoriamente limitate -  conoscenze dell'antico prussiano si arricchiscono di due elementi lessicali individuati in un testo del 1600).

I lavori sulla storiografia della linguistica baltica (nn. 7 e 10) evidenziano un promettente – e quasi del tutto inesplorato – filone di ricerca, nel quale Pietro Dini si muove con solida competenza, scrivendo, con puntualizzazioni e annotazioni preziose, una pagina nuova della storiografia linguistica.

A questioni lessicali ed etimologiche sono dedicati i saggi n. 5 (sull'etnico erodoteo Neuroi, per il quale viene proposta, sulla base di una fondata argomentazione, una nuova etimologia), n. 8 (proposta di nuovi argomenti in favore di un'origine balto-slava del discusso nome del centauro), n. 9 (ipotesi etimologica sul toponimo Pisa, basata su una notevole serie di dati). Questi lavori testimoniano, oltre alle vaste conoscenze del Candidato e alla sua curiosità intellettuale, la capacità di coniugare argomentazioni rigorosamente linguistiche con dati storico-culturali e una sicura padronanza di dati e metodi. La solida conoscenza di ambiti linguistici meno frequentati dagli indoeuropeisti consente al Candidato di apportare contributi interessanti e innovativi a questioni anche ampiamente studiate.

L'interesse verso teorie sostratistiche si manifesta nel saggio n. 3, sulla controversa questione del presunto sostrato sorotaptico nel lessico catalano. Il lavoro si segnala per la prudenza e l'equilibrio critico con cui è affrontata la questione metodologica.

Nel complesso si tratta di un eccellente studioso, apprezzato a livello internazionale, la cui produzione scientifica, pienamente congruente con il SSD L-LIN/01 si segnala per originalità, innovatività e rigore, per rilevanza scientifica della collocazione editoriale e per continuità temporale. Dal curriculum risulta una significativa attività didattica svolta anche all'estero, la fruizione di prestigiose borse di studio finalizzate ad attività di ricerca, un'importante attività di coordinamento di iniziative editoriali in ambito nazionale e internazionale. In considerazione del curriculum, dei titoli e della pubblicazioni presentate il Candidato è da tenersi nella massima considerazione ai fini della presente valutazione comparativa.

 

Giudizio del Prof.   Maria Patrizia BOLOGNA

Dalla maggior parte delle dieci pubblicazioni presentate, edite in sedi di ampia diffusione e rilevanza scientifica, si evincono comprovata esperienza e sicura competenza specialistica nello studio storico-filologico delle lingue baltiche. L'ampia monografia dedicata a queste lingue [n. 1], completa e aggiornata introduzione alla filologia baltica e oggetto di alcune traduzioni, si distingue quale pregevole opera di riferimento in tale campo di ricerca. In due contributi, un volume e un articolo, su testi lituani antichi [nn. 2 e 4], al lavoro filologico si uniscono osservazioni di ordine linguistico e traduttologico che denotano il prevalere dell'interesse per gli aspetti storici e culturali su quello per la sistemazione teorica. Nei saggi sul ruolo delle lingue baltiche nell'opera di Hervás y Panduro [n. 7] e, più in generale, nel paleocomparativismo [n. 10], si trovano documentati apporti alla storia della baltistica. Tali apporti implicano pure, nel caso dell'indagine sulla presenza di termini antico-prussiani nel Thesaurus Polyglottus dell'umanista Hieronymus Megiser [n. 6], nuove acquisizioni lessicali. I contributi etimologici e onomastici [nn. 5, 8, 9], rispettivamente sull'etnonimo Neuroi, sul toponimo Pisa e sul nome dei Centauri, contengono proposte degne di attenzione e supportate da un puntuale inquadramento storico-archeologico, sebbene il rigore nell'analisi dei dati linguistici sia più evidente quando questi dati appartengono all'area balto-slava e meno quando il riferimento è ad altre lingue indoeuropee (come il greco nel terzo di questi contributi). Il saggio [n. 3] sulla questione del sostrato preromano nel lessico catalano, sostrato definito ‘sorotaptico’ dal Coromines, non è ancora sufficientemente significativo sul piano dell'interpretazione dei fatti di lingua, in quanto solo preliminare ad una ricerca più ampia, ma è comunque apprezzabile sul piano della storia degli studi di sostratistica.

Il Candidato ha al suo attivo una ragguardevole attività didattica. Il curriculum e la produzione scientifica indicano un buon profilo di studioso e testimoniano un continuo e fruttuoso percorso di ricerca in un ambito molto specifico del settore scientifico-disciplinare L-LIN/01. Nel complesso, si ritiene che il Candidato meriti di essere preso in considerazione ai fini della presente valutazione comparativa.

 

Giudizio del Prof.   Roberto Gusmani

Ricercatore presso l’Università di Potenza dal 1988, professore associato di Filologia baltica presso l’Università di Pisa dal 1998, più volte supplente e affidatario di discipline linguistiche presso le Università di Potenza e Pisa. Cura l’edizione di una rivista di baltistica. Tra i titoli presentati rivestono specifico rilievo l’ottenimento di una borsa di studio della fondazione von Humboldt e le attestazioni di conoscenza delle lingue lituana, lettone e polacca, che risultano di fondamentale importanza per il percorso scientifico del candidato.

            I suoi interessi scientifici sono rivolti essenzialmente alle lingue baltiche e alla storia culturale dei popoli che le parlano o le hanno parlate. Il contributo più significativo è il volume [1], un’ampia e particolarmente ben riuscita introduzione su lingue e culture di quelle popolazioni, che colma una lacuna avvertita anche a livello internazionale (come provano le traduzioni in altre lingue) e che unisce – alla vasta informazione bibliografica e ad apprezzabili competenze anche sui versanti storico e letterario – la capacità di presentare con chiarezza il complesso panorama della baltistica anche ad un pubblico non specialistico. Il carattere prevalentemente informativo dell’opera comporta peraltro una trattazione non sempre adeguatamente approfondita di problematiche (attinenti ad esempio la ricostruzione e i rapporti areali) rilevanti dal punto di vista della moderna comparatistica indoeuropea.

            Del candidato sono apprezzabili pure due saggi di taglio prevalentemente filologico: l’articolo [4], su germanismi e slavismi nel catechismo lituano del Lysius, diligentemente elencati pur senza un approfondimento dei fenomeni che si accompagnano a quei prestiti, e il saggio [2] su caratteristiche e fonti dell’inno di S. Ambrogio del Mažvydas, che tratta, in maniera sintetica, le peculiarità grafiche, grammaticali e lessicali dell’opera e dimostra la dimestichezza dell’autore anche con le varianti più antiche del lituano.

Utili per la ricostruzione della storia degli studi baltici sono i contributi [7] sulla documentazione delle lingue baltiche in Lorenzo Hervàs, [6] su due termini del prussiano antico tramandati nel Thesaurus del Megiser, nonché [10] sulla fase prescientifica degli studi baltici, interessante peraltro più per una ricostruzione della storia culturale che per i risvolti più specificamente linguistici.

Meno significativi sono invece gli apporti delle altre pubblicazioni presentate: [9] contiene audaci speculazioni a proposito del toponimo Pisa; [5] propone un’etimologia del nome dei Neuroi, popolazione ritenuta affine a Balti e Slavi, poco verisimile sul piano della semantica, né maggiore persuasività ha [8] che si occupa del nome greco del centauro. Infine [3] contiene una disamina critica – corretta, ma prolissa – di una poco consistente ipotesi del Coromines a proposito del sostrato preromano in catalano.

Il candidato ha svolto un’intensa e meritoria, anche se settorialmente circoscritta, attività scientifica: pur auspicando un ampliamento e un’accentuazione sul versante linguistico del suo campo d’interessi, si ritiene Dini degno di esser preso in considerazione ai fini della presente valutazione comparativa. 

 

Giudizio del Prof.   Celestina milani

Lo studioso Pietro Dini dell’Università di Pisa presenta due volumi e otto articoli. Nell’opera L’inno di S. Ambrogio di Martynas Mažvydas, La Fenice, Roma 1994, l’autore esamina dal punto di vista filologico e linguistico il testo lituano del 1549, analizzandone le fonti latine e polacche. Nel volume Le lingue baltiche, La Nuova Italia, Firenze 1977 Dini studia con competenza l’unità baltica, il contesto linguistico e i complessi aspetti storici del mondo baltico nelle diverse fasi.

Cinque degli articoli presentati contribuiscono ad approfondire le tematiche baltiche trattate. Meritano considerazione per le tematiche e la metodologia: Slavismi e germanismi lessicali nel piccolo Catechismo lituano di Lysius, 1987-1989; Der Werdergang der Auffasung über die baltische Sprachdomäne bei Lorenzo Hervás y Panduro. Ein Beitrag zur Historiographie der baltische Linguistik, 1997; Der Paläokomparativismus und das Baltische. Bericht über die Erforschung der früheren baltischen Linguistik, 1999.

Tre lavori esulano da questa prospettiva: Sl. *konь e l’origine settentrionale del kentauros, 1994; Sul toponimo Pisa in una prospettiva indoeuropea, 1994; Preliminari di metodo e prospettive di ricerca sul sostrato preromano (sorotaptico) nel lessico catalano, 2000.

Nell’insieme i lavori sono caratterizzati da organicità di pensiero e continuità di aree di studio, seppur limitati prevalentemente al settore della filologia, storia e linguistica baltica.

Nell’insieme la produzione si presenta di apprezzabile livello

 

Giudizio collegiale

Nato il 5.10.1960 a Pietrasanta (Lucca), ammesso al dottorato di ricerca in Linguistica dell’Università di Pisa nel 1988 e, nello stesso anno, vincitore di un posto di ricercatore in Linguistica presso l’Università della Basilicata; nel 1998 vincitore del concorso a professore associato di Filologia baltica (ssd L09F), successivamente inquadrato nel settore L-LIN/01 a seguito dell’accorpamento dei due settori.

Gli interessi scientifici del Candidato si collocano nell'area della baltistica, con interessi anche in altri campi della linguistica indoeuropea.

Ha partecipato, con comunicazioni e relazioni, a diversi congressi scientifici in Italia e all’estero ed ha svolto attività di studio e di ricerca all'estero: si segnala in particolare, durante gli anni accademici 1995-1996 e 1996-1997, la fruizione di una borsa di studio della Alexander von Humboldt-Stiftung presso l'Università di Göttingen.

Nel 1997 è risultato vincitore di un concorso internazionale per un posto di professore di Lingue baltiche presso l'Università di Oslo.

È componente del comitato di redazione di alcune riviste scientifiche e direttore di collane di studi monografici di baltistica e, per la sua attività di studioso di lingue e letterature di area baltica, ha ottenuto alcuni riconoscimenti ufficiali.

Dal 1988 al 1998 ha svolto attività didattica come ricercatore presso l'Università degli Studi di Potenza.

Ha tenuto un corso facoltativo di Lingua e letteratura lituana presso l'Università degli Studi di Pisa e la supplenza di Glottologia e di Linguistica generale presso l'Università degli Studi di Potenza.

Dal 1998 ha svolto attività didattica come professore associato presso l'Università degli Studi di Pisa, tenendo corsi di Filologia baltica (insegnamento che ha tenuto per affidamento anche negli anni accademici 1993-1994 e 1994-1995), di Glottologia, Linguistica generale e Linguistica storica.

            Dal 1999 è membro del Collegio del Dottorato in Baltistica dell'Università di Oslo.

            E’ stato anche visiting professor presso l’Università dell’Illinois (Chicago) e la UCLA di Los Angeles.

            Nel 2001 ha tenuto un modulo di Linguistica baltica al Corso di Aggiornamento della SIG.

            Dalle dieci pubblicazioni presentate, edite in sedi di ampia diffusione e rilevanza scientifica, si evincono comprovata esperienza e sicura competenza specialistica nello studio storico-filologico delle lingue baltiche, oltre che interesse per altri ambiti del modo linguistico indoeuropeo. Il curriculum e la produzione scientifica indicano un rilevante profilo di studioso e testimoniano un continuo e fruttuoso percorso di ricerca in uno degli ambiti del settore scientifico-disciplinare L-LIN/01. Nel complesso, nonostante riserve espresse da un commissario su aspetti specificamente linguistici della produzione del Candidato, si ritiene che egli meriti di essere preso in considerazione ai fini della presente valutazione comparativa.

 

 

Candidato   Luisa Mucciante:

 

Giudizio del Prof.   Giorgio Banti

            Laureata nel 1971 a Chieti, consegue il Diploma di perfezionamento alla Cattolica di Milano nel 1974. Successivamente è assegnista, poi contrattista, ricercatrice (dal 1980), e infine professore associato (dal 1999) all’Università di Chieti, dove ha svolto un’attività didattica intensa e continua, affiancata da un notevole impegno organizzativo a livello sia didattico che scientifico (convegni, redazione e cura di riviste e collane).

            I suoi interessi scientifici si sono indirizzati prevalentemente sui tre ambiti documentati dalle 10 pubblicazioni presentate per questa valutazione comparativa: (a.) la linguistica minoica e micenea (nrr. 1, 7, 8, e 9), (b.) i glossari di epoca anglosassone (nrr. 3, 4, 5, 6, e 10), e (c.) la linguistica del latino tardo (nr. 2).

            La candidata non ha allegato un elenco completo delle sue pubblicazioni, ma cita nel proprio curriculum alcuni lavori non presentati per questo concorso, che rendono possibile costruire il quadro seguente: 1976 (2 articoli), 1979 (2 articoli), 1984 (1 volume e 1 articolo entrambi in collaborazione con Loredana Lazzari), 1989 (1 volume ristampato nel 1995), 1990 (1 articolo), 1995 (1 articolo), 2001 (1 articolo), 2002 (1 volume e 1 articolo). La sua produzione scientifica sembra così piuttosto discontinua, con diverse lacune protrattesi per molti anni.

            Il breve lavoro sul minoico (nr. 1) è di carattere sostanzialmente compilativo, mentre i tre lavori sul miceneo sono nettamente più articolati, anche se presentano alcune lacune bibliografiche, e alcune sviste, p. es., nei dati semitici riportati nel lavoro sui prestiti in miceneo (nr. 8, šimšim invece di arabo simsim a p. 148, ecc.).

            Il lavoro sul tardo latino delle due recensioni dell’Itinerarium Antonini Placentini, basato sull’edizione sinottica datane da Celestina Milani due anni prima, risulta senz’altro interessante, anche se all’epoca in cui è stato redatto molte questioni riguardanti la riorganizzazione della flessione nominale e verbale e l’emergere della sintassi romanza non potevano ancora essere trattate con lo strumentario a disposizione di chi se ne occupa ora. Manca anche un tentativo di inquadrare i fenomeni osservati nel loro contesto sociolinguistico e, eventualmente, dialettologico.

            I cinque lavori sui glossari di epoca anglosassone testimoniano l’interesse della candidata per questo periodo storico e per la conoscenza del latino nell’Inghilterra di allora. I lavori sono generalmente ben scritti, con una accurata classificazione dei fenomeni osservati, anche se contengono alcune sviste, come l’uso del termine “sintagma verbale” per definire gruppi come velum quod dirigit navem, qui ligna portant, e vas pice oblitum (nr. 10, p. 121).

            Nel complesso la candidata mostra di conoscere abbastanza bene i due principali settori specialistici che la interessano. Ha però una produzione scientifica apparentemente non molto ricca, che presenta alcune lacune bibliografiche e metodologiche, e qualche svista. Sono titoli appena sufficienti per essere presi in considerazione per un posto di professore universitario di prima fascia.

 

Giudizio del Prof.   Marina BENEDETTI

L.Mucciante ha svolto la propria carriera accademica e la propria attività didattica e scientifica presso l'Università degli Studi di Chieti, dove si è laureata nel 1971. Dopo varie attività post lauream (diploma di perfezionamento, assegni, borse di studio) è diventata ricercatrice nel 1980 e professore di II fascia nel 1999.

Ha svolto un'attività didattica molto intensa, a partire dalle esercitazioni del 1971, tenendo numerosi corsi ed esercitazioni su vari argomenti di àmbito linguistico.

Attiva nell'organizzazione di convegni e nella partecipazione a iniziative redazionali, ha rappresentato l'Istituto di Glottologia dell'Università di Chieti all'interno di un progetto "Lingua" finanziato dall'Unione europea ed è stata responsabile di unità locale in un progetto di ricerca ex 40%.

L'attività di ricerca documentata dalle pubblicazioni è indirizzata verso tematiche di ambito minoico e miceneo, di latino tardo e di germanistica (limitatamente a glossari latino-inglese antico). La maggior parte dei lavori è uscito in sede locale.

Il filone degli studi di ambito minoico e miceneo è rappresentato dalle pubblicazioni nn. 1, 7, 8, 9. La prima, breve lavoro di carattere puramente compilativo, è principalmente costituita da elenchi di segni sillabici corredati di un riferimento alle trascrizioni proposte da altri studiosi.

Le pubblicazioni nn. 7, 8, 9, dedicate al Miceneo, costituiscono delle rassegne, rispettivamente, dei contesti in cui ricorrono forme connesse con il nome Ζεύς, di vocaboli micenei riconducibili a origine alloglotta e dei passi in cui si fa riferimento all'oro. Si tratta di lavori ordinati e ricchi, spesso appesantiti da richiami non strettamente pertinenti al tema trattato; data questa impostazione,  colpisce la presenza, nella pur ampia bibliografia, di lacune importanti, e in certi casi l'adesione a ipotesi ben poco fondate (per es. sull'antroponimo ‛Έκτωρ). Imprecisioni si riscontrano talora nella resa in caratteri alfabetici dei vocaboli micenei.

Al latino dell'Itinerarium Antonini Placentini è dedicata la pubblicazione n. 2, basata sul confronto tra la recensio prior e la recensio altera. Interessante risulta il confronto filologico tra le due versioni, mentre l'analisi linguistica presenta alcune carenze, sia per l'assenza di una dimensione sociolinguistica sia per l'inquadramento talora discutibile dei fenomeni osservati.

Allo studio di glossari latino-inglese antico di epoca anglosassone sono dedicati i lavori nn. 3, 4, 5, 6, 10.

I primi tre riguardano il Glossario di Aelfric, di cui si esaminano le concordanze (n. 3),  le peculiarità delle forme (in particolare L. Mucciante si dedica a quelle latine; n. 4) e la presenza di influenze lessicali del latino sull'antico inglese (n. 5). Si tratta di raccolte ordinate, di indubbia utilità, anche se non prive di fraintendimenti. Maggiore precisione e affidabilità presenta il lavoro n. 6, che descrive ordinatamente struttura e funzione dei glossari bilingui latino-inglese antico.

La pubblicazione n. 10 è l'edizione con commento di un glossario bilingue del XII secolo di ambito anglosassone; si tratta di un lavoro interessante, nel quale spiace di rinvenire qualche errore nella valutazione linguistica dei dati.

Nel complesso si tratta di una studiosa volenterosa, impegnata in attività organizzative ed editoriali. Le pubblicazioni (attinenti al SSD L-LIN/01), tutte in sedi nazionali, rivelano un apprezzabile tentativo di raccogliere dati anche originali, non sempre accompagnata da un'analisi linguistica rigorosa e puntuale. La Candidata appare non immeritevole di essere presa in considerazione ai fini della presente valutazione comparativa.

 

Giudizio del Prof.   Maria Patrizia BOLOGNA

Nelle dieci pubblicazioni presentate, edite in sedi di ampia diffusione e rilevanza scientifica, si riconosce varietà di interessi nell'ambito della linguistica storica, con una predilezione per ricerche di dialettologia greca e di linguistica germanica e latina, campi di studio nei quali la Candidata sa muoversi con rigore metodologico, accuratezza nell'accertamento filologico dei dati, capacità critica e propositiva. Un gruppo di lavori testimonia salde conoscenze nell'ambito della linguistica minoica e micenea. Il contributo del 1976 sul problema della scrittura lineare A [n. 1] è, per l'epoca, un'aggiornata rassegna critica dei primi tentativi di risolvere questioni tuttora dibattute, che contiene un utile confronto tra le diverse liste di segni sillabici fino ad allora proposte. Negli scritti di micenologia [nn. 7, 8, 9] l'analisi di alcune serie di testi in lineare B è precisa e ben informata, anche sul versante storico-archeologico, e conduce a proposte interpretative che contribuiscono a chiarire aspetti della strutturazione del lessico greco miceneo assai significativi sul piano della ricostruzione culturale; in particolare, i dati linguistici discussi in due densi articoli, rispettivamente sulle forme connesse con di-we e di-wo e sull'oro nelle tavolette, lasciano intravedere importanti acquisizioni di conoscenze relative alla sfera religiosa e cultuale, mentre le conclusioni dell'altrettanto denso saggio sulla documentazione di contatti interlinguistici e interculturali si avvalgono di un'approfondita indagine sull'onomastica micenea. Il secondo percorso di ricerca seguito fruttuosamente dalla Candidata riguarda la glossografia bilingue latino-anglosassone, a partire dall'attenta disamina dei tratti linguistici testimoniati dal Glossario di Ælfric e delle sue concordanze contenuta in un volume e in articolo [nn. 3 e 4], entrambi lavori in collaborazione nei quali l'apporto dei singoli coautori è chiaramente segnalato. Da due monografie, uno studio sui latinismi nell'inglese antico [n. 5] e un'edizione con commento del glossario di un manoscritto conservato nella British Library di Londra [n. 10], si ricava l'impressione di forte padronanza del metodo tanto nell'analisi lessicale dei prestiti, quanto nel lavoro filologico finalizzato alla raccolta di nuovi documenti linguistici; quest'ultimo originale contributo all'interpretazione delle glosse latine nell'Inghilterra medievale è opera di notevole impegno. La solida impostazione dell'indagine in tale ambito di ricerca risulta anche dalle osservazioni di carattere generale sulla tipologia dei glossari contenute nel contributo agli Studi in memoria di Ernesto Giammarco [n. 6]. Completa il profilo scientifico della Candidata, confermandone la sicura competenza nello studio del latino tardo e medievale, un intervento sulla lingua dell'Itinerarium Antonini Placentini [n. 2].

La prof. Mucciante ha al suo attivo una cospicua e costante operosità didattica e organizzativa. Il curriculum e la produzione scientifica, continua nel tempo e del tutto congruente con le tematiche del settore disciplinare L-LIN/01, indicano una studiosa pienamente matura, che appare degna della massima considerazione ai fini della presente valutazione comparativa.

 

Giudizio del Prof.   Roberto Gusmani

Ricercatrice presso l’Università di Chieti dal 1980, affidataria dell’insegnamento di Glottologia presso la stessa sede dal 1991 al 1999, è dal 1999 docente di seconda fascia del settore disciplinare di “Glottologia e linguistica” e affidataria dell’insegnamento di Linguistica generale presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università sopra menzionata. Ha organizzato con successo diversi incontri scientifici di livello nazionale e internazionale.

            Il filone di ricerca in cui la candidata ha raggiunto risultati particolarmente significativi è rappresentato dallo studio dei glossari bilingui del Medioevo anglosassone. Il contributo più maturo è il volume [10], dedicato al glossario – in larga misura ancora inedito – contenuto in un manoscritto della British Library risalente al XII secolo: l’autrice ne offre l’edizione completa accompagnata da un puntuale e adeguato commento sulle singole voci, sulla struttura del testo nonché sulle corrispondenze tra i lemmi e analogo materiale glossografico di altra fonte. Testimoniano una profonda familiarità con le problematiche dei glossari medievali anche altri lavori: in particolare al glossario di Aelfric sono dedicati gli articoli [3] e [4], ambedue scritti in collaborazione distinta con altra studiosa, i quali – nella parte da attribuirsi alla concorrente – illustrano i rapporti con analoghi documenti lessicografici bilingui e offrono, soprattutto nel secondo caso, un’attenta disamina delle voci latine e delle loro anomalie, rivelatrici dell’evoluzione linguistica in età medievale e dell’influsso esercitato dalla parlata nativa del glossatore, mentre il volume sui latinismi nell’inglese antico ([5]) studia con particolare attenzione i risvolti semantici di quei prestiti e i differenti aspetti dell’adattamento formale, con conclusioni interessanti anche dal punto di vista della tipologia dei fenomeni d’interferenza e del calco. Più generico l’apporto del saggio [6], che illustra nelle linee essenziali struttura e funzione dei repertori bilingui del periodo medievale.

Un differente ambito di attività della candidata è costituito dal greco miceneo, cui sono dedicati – a parte la breve nota [1] sui segni del lineare A – tre contributi denotanti una sicura impostazione filologica: in particolare [7] consiste in un’analisi esauriente e ben informata della documentazione relativa a di-wi-jo e termini connessi, [9] è un’organica disamina delle tavolette micenee contenenti la menzione dell’oro (ku-ru-so) con dettagliate considerazioni grammaticali, antiquarie e storiche, mentre [8] passa in rassegna i termini micenei che – in base al loro etimo di maggiore o minore verisimiglianza – indiziano una serie di rapporti culturali e linguistici con le aree viciniori.

Infine il saggio sull’itinerario attribuito ad Antonino Piacentino [2] valorizza le differenze tra le due recensiones per mettere a fuoco alcuni significativi tratti dell’evoluzione del latino altomedievale.

La candidata ha dimostrato di saper coltivare con impegno e rigore di metodo più campi della disciplina, fornendo accurate descrizioni e conseguendo diversi originali risultati, per cui è meritevole di esser presa in attenta considerazione ai fini della presente valutazione comparativa.

 

Giudizio del Prof.   Celestina milani

Luisa Mucciante dell’Università di Chieti presenta dieci lavori. Nell’articolo Il problema della Lineare A, 1976, la studiosa chiarisce lo status quaestionis dei testi in Lineare A sulla base dei lavori sino ad allora pubblicati da noti studiosi. Tre articoli riguardano il greco miceneo: L’insieme miceneo di-we, di-wi-jo, di-wi-je-u 1995; Incontri di lingue e culture nei testi micenei 2000-2001; L’oro nelle iscrizioni in Lineare B, 2002: in questi lavori si riscontrano notevoli momenti di originalità nella valutazione dei testi e nelle interpretazioni di vari lessemi.

Per quanto riguarda la lingua latina nella produzione presentata dalla candidata si trova l’articolo Aspetti della facies linguistica dell’Itinerarium Antonini Piacentini, 1979, nel quale sono evidenziate, con notevole competenza, differenze grafiche, fonetiche e morfologiche tra le recensiones (G, R, a) del testo. Nel volume Contributo allo studio dei latinismi nell’inglese antico, Chieti 1989, rist. Alessandria 1995 sono studiati con grande profondità i latinismi del Glossario di Aelfric. Particolare risalto viene dato ai prestiti, suddivisi secondo la terminologia religiosa e/o laica. I termini latini sono messi in rapporto col lessema corrispondente dell’antico inglese. La candidata mostra ottima competenza anche nell’antico inglese come appare anche dai seguenti lavori: Il Glossario di Aelfric studio sulle concordanze, in collaborazione con Loredana Lazzari (di L. Mucciante le pp. 14-18; 21-25; 35-41; 54-71; 106-151; 172-180; 192-198; 202-240), Ed.. dell’Ateneo, Roma 1984 si inserisce nella complessa problematica dei diversi glossari che figurano in vari manoscritti con lo scopo di individuare le fonti dei vari lemmi. L’articolo Aspetti formali del Glossario di Aelfric e delle sue concordanze, 1984 (in collaborazione con Loredana Lazzari) approfondisce il problema con osservazioni molto interessanti. L’argomento è ulteriormente affrontato in Strutture e funzione dei glossari bilingui nel periodo anglosassone, 1990, lavoro ricco di nuovi e originali approfondimenti.

Il volume Apodix.i.socia. Il glossario del ms. London, British Library, Royal 7.D.II come contributo alla conoscenza del latino nell’Inghilterra medievale, Ed. dell’Orso, Alessandria 2002, denota un’ottima conoscenza degli ambiti linguistici pertinenti, come appare dall’analisi delle singole glosse. I riferimenti si estendono alle voci di altri glossari e di altri testi medievali.

L’insieme dei lavori della candidata rivela una profonda capacità di indagine, condotta con alta metodologia, e un’ottima conoscenza delle lingue di cui la studiosa si occupa. Sono notevoli e numerosi gli aspetti di originalità. La produzione è di altissimo livello

 

Giudizio collegiale

Nata l'1.11.1948 a Carpineto Nora (PE), dal 1973 borsista di Glottologia, dal 1975 assegnista biennale della stessa disciplina e poi contrattista, dal 1980 ricercatore confermato di Glottologia, e dal 1999 professore associato di Glottologia.

Nel 1974 ha conseguito il diploma della Scuola di Perfezionamento in Filologia e Antichità Classiche presso l'Università Cattolica di Milano (relatore il prof. Giancarlo Bolognesi).

L'attività scientifica della Candidata si situa nell'ambito della linguistica minoica e micenea e più in generale della dialettologia greca, nonché nell'ambito della linguistica germanica (antico inglese), e in altri settori come la linguistica latina.

Ha svolto attività di organizzazione scientifica di diversi convegni nazionali e internazionali (Convegni internazionali della cultura interadriatica), attività di cura editoriale di volumi, tra cui i Quaderni dell’Istituto di Glottologia dell’Università degli Studi di Chieti, e attività istituzionali all'interno dell'ateneo di appartenenza.

È stata responsabile dell'unità locale dell'Università “G. d'Annunzio” nella ricerca interuniversitaria «Redazione dei materiali etnolinguistici destinati alle carte dei volumi dell'Atlante Linguistico italiano» ed ha rappresentato l’Istituto di Glottologia dell'Università degli Studi di Chieti nel gruppo di partenariato per la realizzazione del progetto «La lingua e il lavoro» finanziato dall'Unione Europea.

            Nell'anno accademico 1971-1972 ha svolto attività didattica in quanto incaricata di esercitazioni di Glottologia e, dal 1973 al 1999, come borsista, assegnista, contrattista e in seguito ricercatore confermato di Glottologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Chieti.

            Dal 1991 al 1999 ha tenuto per affidamento l'insegnamento di Glottologia presso la stessa Facoltà, dove tiene dal 1999, in qualità di professore associato, l’insegnamento di Glottologia e, per affidamento, di Linguistica generale.

            Nelle dieci pubblicazioni presentate, edite in sedi di ampia diffusione e rilevanza scientifica, si riconosce varietà di interessi nell’ambito della linguistica storica, con una predilezione per ricerche di dialettologia greca e di linguistica germanica e latina, campi di studio nei quali la Candidata sa muoversi con accuratezza nell’accertamento filologico dei dati e capacità critica e propositiva sul versante linguistico. La Candidata ha al suo attivo una cospicua e costante operosità didattica e organizzativa. Nonostante i rilievi di due commissari in merito ad aspetti metodologici, il curriculum della Candidata e la sua produzione scientifica, del tutto congruente con le tematiche del settore disciplinare L-LIN/01, indicano una studiosa che appare degna della massima considerazione ai fini della presente valutazione comparativa.