Procedura di Valutazione comparativa ad un posto di Professore Associato Presso la Facolta' di Scienza della Formazione Settore L-Fil-Let/10. Pubblicato sulla Gazzetta n. 54 dell’11/7/2008.

 

VERBALE TERZA SEDUTA

 

 

La Commissione costituita per il concorso di cui in premessa con D.R. n. 322 dell’8/02/2010 e  pubblicata su G.U. n. 14 – Serie Speciale – del  19 febbraio 2010, è composta dai seguenti  professori:

 

Prof Andrea Battistini               Presidente

Prof Aldo Maria Morace         Segretario

Prof.  Marco Ariani                 Commissario

Prof.  William Spaggiari           Commissario

Prof.  Pasquale Voza               Commissario

 

 

 

 

La Commissione si è riunita presso la sede del Rettorato dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti - Pescara il giorno 3 giugno 2010 alle ore 9,30.

 

La Commissione, sulla base dei criteri già deliberati nel verbale preliminare, esprime su ognuno dei candidati i seguenti giudizi individuali:

 

 

Candidata Erminia ARDISSINO

 

Profilo curriculare:

La candidata Erminia Ardissino si è laureata in Materie Letterarie alla Facoltà di Magistero dell’Università degli Studi di Torino; ha poi conseguito il Master of Arts in Romance Languages alla University of Georgia in Athens (GA-USA) e il Ph.D. alla Yale University, New Haven (CT-USA), e il Dottorato di Ricerca in Italianistica (Letteratura umanistica) all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. È ricercatrice di Letteratura Italiana all’Università degli Studi di Torino, Facoltà di Scienze della Formazione e dello Spettacolo, e docente per affidamento di Letteratura Italiana nel Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria e di Didattica della Letteratura Italiana e delle Letterature Comparate presso la Scuola Interateneo di Specializzazione dell’Università di Torino. Ha tenuto corsi di lingua e letteratura italiana presso università straniere.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Marco Ariani

Con il volume L’aspra tragedia. Poesia e sacro in Torquato Tasso (1996), Ardissino ha partecipato, con novità e originalità, al profondo rinnovamento degli studi tassiani avvenuto tra gli anni ‘80 e ’90, apportando il notevole contributo del suo interesse per aspetti meno studiati della poesia tassiana, come il rapporto con le fonti filosofiche e teologiche, indagate con grande competenza e vasta informazione. A questo stesso indirizzo, con, se possibile, ancor maggior rigore e dottrina, appartiene il volume Tasso, Plotino, Ficino (2003), densa e raffinata indagine sul postillato tassiano delle Enneadi plotiniane che importa la riscoperta e la dettagliata analisi di un capitolo fondamentale della cultura tassiana.  Ardissino ha unito a questo sua cospicua produzione saggistica anche una distinta attività filologica, rappresentata dalle due edizioni critiche  del Metamorphoseon di Giovanni Bonsignori (2001) e dell’Operetta di Angelo Galli, ambedue nella prestigiosa collana della “Commissione per i testi di lingua”. L’imponente volume sul Bonsignori, oltre al dovuto apparato filologico, offre anche un sistematico e dotto commentario che inserisce l’opera nella tradizione classica che gli è propria. Oltre al Tre-Quattro-Cinquecento, Ardissino ha allargato i suoi interessi anche al Seicento, come dimostrano l’ampia e non facile sintesi di un intero secolo di letteratura, il Seicento (2005) e la scelta, ottimamente commentata, delle Lettere di Galilei (2008), che confermano l’ampiezza, continuità e originalità del suo lavoro scientifico (molto più ampio, per altro, con altri volumi e articoli, di quello sottoposto al presente giudizio).

 

Giudizio del commissario prof.: Andrea Battistini.

La produzione scientifica della dott.ssa Erminia Ardissino è imponente, e anche se il particolare bando predisposto dall’Università di Chieti prescrive che si debba valutare soltanto un numero massimo di sette pubblicazioni, non si può non rilevare che questa candidata ha all’attivo quattro libri di critica letteraria, sei edizioni di testi, tra cui taluni anche in edizione critica, una curatela di volume, un lavoro didattico. Senza dire dei quattro volumi in corso di stampa nel 2009. A tutto ciò si aggiungano cinquanta saggi, ospitati dalle riviste più prestigiose del settore («Dante Studies», «Filologia e critica», «Lettere italiane», «Studi secenteschi», «Studi tassiani», «Traditio») e quarantadue recensioni.

Purtroppo però occorre valutare soltanto i sette titoli proposti per il il giudizio. Il libro meno recente in ordine di tempo, che attesta la lunga esperienza di ricerca della candidata, risale al 1996 ed è la pubblicazione della tesi di PhD discussa presso la Yale University, una delle più prestigiose del mondo, edita da Olschki, un editore altrettanto rinomato. Quando ancora l’indirizzo degli studi su Tasso trascurava la sua produzione più tarda, Ardissino privilegia proprio questo periodo, interrogandosi sul rapporto in Tasso tra la dimensione sacra e la poesia. L’ipotesi che Tasso ricerchi con la sua poesia le manifestazioni del divino nel mondo è dimostrata con una fitta schedatura delle sue postille e con continui riferimenti alla cultura del suo tempo, non già limitati, come si fa di solito, alle questioni di poetica e di critica letteraria, ma estesi alla politica, alla religione, alla liturgia, all’oratoria sacra e, con un’intelligente intuizione, alla pietà popolare, dopo che per tanto tempo ci si è soffermati soltanto sulla cultura “alta” di Tasso. Una volta che tutti i tasselli sono stati raccolti in una sintesi efficace, si individua in Tasso una visione del mondo drammatica, contrassegnata dal dolore, dalla ricerca angosciata di un Deus absconditus che per certi versi assomiglia all’immagine che si ricava dalle pagine più intense di Pascal.

Ancora orientato ad aspetti di metafisica è l’altro volume, del 2003, su Tasso e Plotino, un rapporto opportunamente mediato dalla traduzione e dal commento di Marsilio Ficino. Anche questo libro si segnala per l’originalità della ricerca, che attribuisce a Tasso un serio valore speculativo, mostrando, attraverso i suoi postillati alle Enneadi, il possesso di competenze filosofiche. In particolare, dopo avere messo a confronto i testi di Tasso anteriori alla sua lettura di Plotino con quelli posteriori, per dimostrare l’incidenza prodotta dal pensiero neoplatonico, si esaminano in particolare le conseguenze sulle opere, nelle quali la candidata mette a fuoco i temi e i motivi plotiniani, quali il rapporto tra astrologia e libero arbitrio, il valore dell’armonia e della musica, la dialettica tra uno e molteplice. Sono questi argomenti filosofici investigati con salde e sicure competenze filologiche, dal momento che si dà ascolto alle chiose apposte da Tasso a Plotino e se ne riscontra la ricaduta nelle sue opere letterarie.

Lo stesso abito filologico si conferma, a maggior ragione, nell’ardua edizione critica del volgarizzamento trecentesco delle Metamorfosi di Ovidio (2001) condotto, insieme con un disteso commento allegorico, dal trecentesco Giovanni da Bonsignori. Dalla collazione minuta e sistematica di nove manoscritti Ardissino dimostra in modo molto convincente che la tradizione si differenzia in due rami, di cui il secondo risulta una revisione più matura rispetto all’altra, e per questo assunto a testo di riferimento. Ma l’edizione riporta ovviamente le varianti, offrendo un testo molto affidabile nel quale vengono anche rilevati, grazie a un glossario molto preciso, i lemmi che hanno reso questa versione delle Metamorfosi degna di figurare tra quelli tenuti presenti nel vocabolario della Crusca. Il confronto puntuale con il precedente di Giovanni del Virgilio chiarisce, insieme con i debiti, anche l’evoluzione dell’esegesi, in Bonsignori più incline a una caratterizzazione storica dei miti, secondo una prospettiva evemeristica.

Che l’edizione dell’Ovidio vulgare sia di alto pregio ecdotico è provato dal fatto di essere stata accolta dalla Commissione per i testi di lingua, fondata da Carducci e ancora oggi ritenuta tra le sedi che esercitano un vaglio tra i più severi. Stessa accoglienza ha avuto un’altra edizione critica di Ardissino (2006), questa volta del quattrocentesco Angelo Galli, autore di un prosimetro tràdito da un manoscritto conservato alla Beinecke Library di New Haven. Anche in questo caso gli apparati critici sono impeccabili, e anche il rilievo critico della curatrice, che sottolinea come, pur rientrando nel genere diffuso della “visione” e nella forma canonica del petrarchismo quattrocentesco, il testo di Galli abbia un suo interesse particolare per le frequenti inserzioni metadiscorsive che fanno dei suoi sonetti un discorso di poetica.

All’attività piuttosto organizzativa di Ardissino è da ascrivere il volume di Dialoghi con Dante (2007), che sono gli atti di un convegno curati insieme con Sabrina Stroppa, e che attestano la dimensione internazionale dei legami culturali intrecciati, visibili dalla presenza, tra i relatori, di studiosi che lavorano negli Stati Uniti (a Yale), in Francia, in Giappone, e che si sono affiancati ad alcuni tra i più quotati dantisti italiani.

Gli ultimi due libri presentati sono uno specimen, molto ridotto rispetto alla produzione complessiva, delle competenze secentesche della candidata, che tra l’altro ha al suo attivo una fondamentale monografia su Paolo Aresi, avallata da una prefazione di Giovanni Pozzi, e molti altri saggi sulla predicazione post-tridentina e barocca. Nello specifico, il volume sul Seicento, edito dalla casa Editrice Il Mulino nel 2005, si segnala per una capacità di sintesi fuori del comune, capace di spaziare dalla poesia barocca alla prosa storica e morale, dal teatro alla narrativa, dalle letterature dialettali alla prosa scientifica. E a ideale integrazione di quest’ultimo settore giunge la raccolta di centoventisette lettere di Galileo (2008), corredate da un utilissimo apparato di note, da una cronologia molto dettagliata, al limite del diario, da sobrie ma efficaci note introduttive alle singoli sezioni. Se pure questo libro non ha richiesto l’impegno preteso dalle edizioni critiche o dalle monografie tassiane, è comunque la conferma di una studiosa di straordinaria operosità, che nel lungo tempo delle sue ricerche, articolate ormai su un ventennio, ha conseguito una maturità che la rende senz’altro meritevole di un possibile avanzamento di ruolo accademico.

 

Giudizio del commissario prof.: Aldo Maria Morace

Ricercatrice di letteratura italiana a Torino, Erminia Ardissino ha prodotto una vasta e meritevole attività scientifica, che spazia da Dante a Petrarca, dall’Umanesimo a Tasso, dal barocco a Manzoni, esplicando, al contempo, una costante opera recensoria.

La candidata si contraddistingue per la capacità di contemperare l’indagine storico-critica più approfondita con il rigore filologico, del quale ha dato una prova esemplare con l’edizione critica (2001) di Giovanni Bonsignori da Città di Castello, Ovidio Metamorphoseos Vulgare, testo scritto tra il 13475 ed il 1377 ed utilizzato dagli Accademici della Crusca. L’impianto dell’edizione è inappuntabile e, funzionalmente, mette a fuoco nella “Nota linguistica” gli aspetti caratterizzanti del testo, segnalandosi inoltre per la convincente (e ben leggibile) costruzione dell’apparato critico; così come similmente avviene per l’edizione critica di Angelo Galli, Operetta (stampata nel 2006 per conto della Commissione per i Testi di Lingua).

Campo privilegiato della Ardissino è il Seicento, nell’ambito del quale ha ben curato un’edizione (2008)delle Lettere di Galileo, apponendovi una breve ma densa Postfazione; ed ha. anche pubblicato una sintesi storiografica sul Seicento, per il Mulino, tratteggiando diligentemente aspetti, figure e generi del secolo e dedicando un interessante capitolo finale alle letterature regionali e dialettali..

All’autore d’elezione ha dedicato nel 2003 un importante volume, Tasso, Plotino, Ficino. In margine a un postillato. Il postillato è studiato in modo filologicamente rigoroso; e ciò consente di acquisire nuovi e importanti dati sul decennio ultimo dell’opera del Tasso, nel corso del quale l’influsso plotiniano è palmare. Perspicua l’indagine sulla datazione della lettura plotiniana, sui tempi di impiego e sui temi e motivi seminali che sono alle radici dell’ultima scrittura tassiana; e ne esce riconfermata, più che mai,  la statura dell’intellettuale europeo, proteso ad interrogare i testi fondamentali della cultura europea. Nel campo degli studi tassiani il contributo più importante continua ad essere il volume d’esordio, L’aspra tragedia (1996), in cui la candidata indaga in modo esaustivo la linea del sacro nella poesia tassiana, con ricchi risultati soprattutto nel corpo della Conquistata.

Un ultimo e proficuo (soprattutto in prospettiva) campo d’indagine è quello dantesco: le Parodie liturgiche nell’Inferno sono una prima tessera musiva di uno studio sistematico sul tempo liturgico nella Commedia; così come un capitolo quasi inedito di critica dantesca alla fine del Cinquecento viene ricostruito attraverso la difesa che Vincenzo Borghini aveva abbozzato del poema, di contro alle accuse di Castravilla e di Bellisario Bulgarini.

 

 

Giudizio del commissario prof.:William Spaggiari

 

La candidata Erminia Ardissino si è laureata in Materie Letterarie alla Facoltà di Magistero dell’Università degli Studi di Torino; ha poi conseguito il Master of Arts in Romance Languages alla University of Georgia in Athens (GA-USA) e il Ph.D. alla Yale University, New Haven (CT-USA), e il Dottorato di Ricerca in Italianistica (Letteratura umanistica) all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. È ricercatrice di Letteratura Italiana all’Università degli Studi di Torino, Facoltà di Scienze della Formazione e dello Spettacolo, e docente per affidamento di Letteratura Italiana nel Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria e di Didattica della Letteratura Italiana e delle Letterature Comparate presso la Scuola Interateneo di Specializzazione dell’Università di Torino. Ha tenuto corsi di lingua e letteratura italiana presso università straniere.

Oltre alla curatela (con Sabrina Stroppa) degli Atti di un Convegno dantesco svoltosi a Torino nel 2004 (Dialoghi con Dante. Riscritture e ricodificazioni, 2007), la candidata sottopone a valutazione sei volumi (tre di saggistica e tre edizioni di testi). A una monografia tassiana del 1996 (“L’aspra tragedia”. Poesia e sacro in Torquato Tasso) seguono un volume (Tasso, Plotino, Ficino. In margine ad un postillato, 2003) assai innovativo e fondato su materiali pressoché totalmente inediti, intorno alla scrittura del Tasso in rapporto al pensiero di Plotino (il Tasso postillò le Enneadi lette nella traduzione di Ficino), e un profilo di storia letteraria del secolo XVII (Il Seicento, 2005). Di notevole rilievo sono poi tre edizioni di testi, tutte condotte (fra il 2001 e il 2008) secondo rigorosi intendimenti critici (la seconda e la terza sono uscite per i tipi della bolognese Commissione per i testi di lingua): le Lettere di Galileo, con ampio commento e nel quadro di una corretta contestualizzazione storico-critica; l’Operetta, prosimetro dedicato a Ferrante d’Aragona dal poeta urbinate Angelo Galli intorno al 1453; il volgarizzamento delle Metamorfosi ovidiane compiuto fra il 1375 e il 1377 da Giovanni Bonsignori (un volume di quasi 900 pagine), valutato in rapporto alla precedente interpretazione di Giovanni del Virgilio, agli scarti fra la tradizione manoscritta e le stampe (a partire dalla princeps del 1497), alla successiva diffusione (fino alla traduzione in versi di Niccolò degli Agostini del 1522, più volte ristampata, comprendente le allegorie in prosa del Bonsignori), alla sua rilevanza nella storia della lingua (la stessa versione manoscritta -nove sono i codici censiti dalla Ardissino- fu utilizzata dagli Accademici della Crusca per le prime cinque impressioni del Vocabolario).

Versata nello studio delle fonti, dei rapporti fra i testi e delle connessioni fra poesia e tradizione classica e scritturale, con particolare riguardo alla cultura del Cinque-Seicento, la candidata presenta contributi di prim’ordine e mette a frutto, nel corso di una lunga attività di studio e di ricerca condotta sia in Italia che all’estero, solide competenze filologiche e doti ecdotiche assai notevoli.

 

Giudizio del commissario prof. Pasquale Voza:

La produzione scientifica della candidata, dott.ssa Erminia Ardissimo, sottoposta all’attenzione della commissione, registra innanzitutto una accurata edizione critica di un volgarizzamento delle Metamorfosi di Ovidio, ad opera di Giovanni Bonsignori. Va segnalato il volume, edito da Carocci, contenente una silloge di lettere di Galilei, preceduta da una introduzione di Andrea Battistini, e da brevi note biografiche della curatrice. Interessante, ricco di notazioni e di spunti non di rado fini e persuasivi, risulta il volume dedicato all’analisi dell’ascendenza di Plotino sulla ricerca e sulla riflessione di Torquato Tasso, in riferimento soprattutto agli scritti del periodo 1585-1593. Degno di attenzione si rivela anche il saggio, pubblicato nel “Giornale storico della letteratura”, dedicato a «La risposta di Vincenzio Borghini al “discorso” del Castravilla», in cui l’autrice fornisce un utile, lucido contributo alla ricostruzione di un episodio significativo della critica e della fortuna dantesca.

In conclusione, la candidata risulta senz’altro meritevole di valutazione e considerazione positiva.

 

Candidata Annalisa CIPOLLONE

 

Profilo curriculare:

 

La candidata Annalisa Cipollone ha svolto attività didattica dal 1995 al 2006 come docente incaricata presso le Università di Reading, St. Andrews, Warwick, Leicester; nello stesso periodo è risultata vincitrice di un concorso bandito dalla British Academy per un posto biennale come Research Assistant (per il progetto Text Database of Italian Renaissance, 1999-2001) e si è classificata al secondo posto in un concorso per una cattedra di Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Oxford (Sommerville College). Ha tenuto lezioni e seminari ed ha partecipato a Convegni presso Istituti di cultura e Università in Italia e all’estero (Londra, Edimburgo, Exeter, Oxford, Zurigo, oltre che nelle Università inglesi sopra ricordate). Ha inoltre organizzato seminari e Convegni, ed ha collaborato a progetti di ricerca ed alla cura editoriale di una Miscellanea di studi nel 2008.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Marco Ariani

Presenta sette articoli di varia lunghezza sulla poesia del Due-Trecento, segnatamente su B. Orbicciani, G. Guinizzelli, Dante (lectura di Purg. XVI), Petrarca (due studi sulla canzone RVF XXIII). Si tratta di lavori seri e documentati, bene inseriti nell’ambito degli studi più innovativi e aggiornati sugli autori affrontati, attenti, in particolare, alle strutture formali e ai sensi “riposti” della scrittura poetica. Complessivamente, la produzione scientifica risulta pregevole, ma ancora esile tanto da non poterne inferire un profilo compiutamente maturo della studiosa.

 

Giudizio del commissario prof.: Andrea Battistini

I sette titoli presentati dalla dott.ssa Annalisa Cipollone a norma di regolamento riguardano le letteratura italiana delle origini. L’articolo del 1996 sulla Canzone XXIII dei Rerum Vulgarium fragmenta di Petrarca (n. 1 dell’elenco) sviluppa l’argomento della tesi di laurea e si concentra in primo luogo sulle parole-rima del congedo di Nel dolce tempo de la prima etade, delle quali si sostiene, con una tesi interessante, il ruolo di «connettori di contiguità», partendo dal presupposto più generale che questo componimento si possa definire il «modello genetico» dell’intero Canzoniere. Partendo da questa ipotesi si stabiliscono connessioni con altre liriche della raccolta petrarchesca (soprattutto con il sonetto X) e, sulla scia di rilievi già rinvenuti da Paolo Trovato e Marco Santagata, altri aspetti condivisi con la petrosa dantesca I’ son venuto al punto de la rota. In questo lavoro si notano, accanto a rilievi pertinenti e acuti, altri che sembrano un poco forzati, come quando, per dimostrare «la polarità basso-disforico vs alto-euforico», si sostiene che «i palazzi, i teatri e, soprattutto, le logge evocano l’alto per il loro essere costruzioni che si sviluppano in altezza» (p. 34).

Sulla stessa Canzone XXIII del Canzoniere petarchesco verte un altro saggio (n. 6), apparso in un volume curato dalla stessa Cipollone insieme con Carlo Caruso, che riprende le tesi della più antica pubblicazione del 1998. Si ribadisce cioè il ruolo centrale di questo componimento, molto antico perché risalente agli anni Trenta del Trecento e riassuntivo dell’intera raccolta. Anche in questo caso si punta su un’analisi intratestuale, qui soprattutto rispetto al sonetto CXC, e sempre privilegiando il ritorno delle stesse rime, con liaisons ora più ora meno convincenti, tenuto conto che per risultare probante si dovrebbe forse compiere un esame sistematico e completo delle rime e non limitarsi a taluni assaggi, per altro intelligenti.

Il valore connotatico-evocativo della rima è privilegiato anche nella lettura del canto XVI del Purgatorio (n. 3), ricca di molti rimandi interni alla Commedia, segnatamente al canto IX dell’Inferno, che effettivamente presenta parecchie analogie con il canto commentato.

Già in questi contributi si notano buone competenze di filologia, che diviene l’angolatura principale del saggio sulle carte cinquecentesche di Giovanni Maria Barbieri (n. 5), che consentono alla candidata di studiare i testi poetici siciliani non ancora toscanizzati e di mostrare anche la conosceenza di talune tappe della filologia otto-novecentesca.

I restanti quattro titoli riguardano tutti Bonagiunta da Lucca, oggetto della tesi di Ph.D. In quello del 1998-99 (n. 2), uscito in concomitanza con il libro di Claudio Giunta sullo stesso argomento, si vuole sottolineare il forte rilievo che il poeta lucchese ha nella Commedia, dimostrato attraverso un’analisi delle occorrenze con cui è introdotto in Purg., XXIV condotta dopo una dossografia dei primi commentatori della Commedia relativa alla figura di Bonagiunta. Anche in questo caso non si possono tacere alcune ragioni di perplessità, come il nesso Bonagiunta/Ulisse e l’interpretazione del presunto passaggio dall’«amor cortese» all’«amor maritale» nell’episodio con Forese Donati, che in realtà appare piuttosto una palinodia dantesca non tanto verso lo Stil novo quanto verso il registro comico-burlesco della salace tenzone avuta con Forese. Suggestiva invece è la tesi di un Bonagiunta che indicherebbe a sua volta un superamento dello Stil novo attraverso la Commedia.

Altrettanto convincente è il saggio sulla tenzone tra Bonagiunta e Guinizzelli (n. 4), che in pmarte ripropone aspetti già sostenuti nel n. 2, in parte dimostra giustamente che la polemica intercorsa tra i due poeti non è soltanto letteraria, ma riguarda àmbiti molto più estesi, e se i critici privilegiano soltanto l’aspetto poetico, ciò è dovuto all’influenza di quanto Dante ha detto nella Commedia. Infine un esempio di close reading è costituito dal saggio sul sonetto, sempre di Bonagiunta, Feruto sono e chi di me è ferente (n. 7), dove si affronta una questione ecdotica e un problema di fonti, relativo al tema della ferita d’amore, esteso alle teorie mediche coeve all’Autore. A questo proposito si deve segnalare che la scoperta della circolazione del sangue è datata 1623, e non «a partire dal Cinquecento», come indicato, forse per una espressione equivoca, a p. 25.

Nel complesso la candidata rivela competenze filologiche, buone doti critiche, capacità esegetiche, anche se a volte, per amor di tesi, le interpretazioni forzano un poco il testo esaminato. Suo titolo di merito è un lungo periodo di attività all’estero, durante il quale ha conseguito il PhD in Italian Studies presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Reading ed è stata poi, tra il 1995 e il 2006, docente incaricata in questa stessa Università e in quelle di St. Andrews, Warwick, Leicester.

 

Giudizio del commissario prof.: Aldo Maria Morace

Docente incaricata presso le Università di Reading, St. Andrews, Warwick e Leicester (Regno Unito) dal 1995 al 2006 – dove ha tenuto corsi di Lingua e cultura italiana, Letteratura italiana e Letteratura italiana contemporanea – Cipollone ha vinto nel 1999 il concorso per un posto biennale come Research Assistant per il progetto Text Database of Italian Renaissance; nel 2003 ha conseguito il Ph.D in Italian Studies, quindi è stata membro della Society of Italian Studies fino al 2005. Dal 1993 ha partecipato, sovente pure nell’organizzazione, a numerosi Seminari e Convegni con studi in prevalenza sul Due e Trecento.

La sua attività di ricerca ha privilegiato la letteratura medioevale, la filologia cinquecentesca e l’ambito novecentesco. A Petrarca ed alla canzone XXIII del Canzoniere sono stati dedicati due pregevoli articoli: il primo, «Né per nova figura il primo alloro… ». La chiusa di Rerum vulgarium fragmenta XXIII, il Canzoniere e Dante («Rassegna Europea della Letteratura Italiana», 11, 1998, 29-46); e La canzone XXIII nei Rerum vulgarium fragmenta. Struttura e organizzazione di un libro di poesia trecentesco, contenuto nel volume curato insieme a C. Caruso (AA.VV., Petrarca e Boccaccio. Modelli letterari tra Medioevo e Umanesimo, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2005, 27-48). La poesia del Duecento e gli studi danteschi si sono giovati di contributi interessanti, quali gli articoli Dante and Bonagiunta («Journal of Romance Studies», 6, 1999, 1-20), Purgatorio XVI (AA.VV., Purgatorio, a c. di M. Picone e G. Guntert, «Lectura Dantis Turicensis», 2001, 239-59), I quattro sensi della scrittura di Bonagiunta. Ancora sulla tenzone con Guinizzelli (AA.VV., Intorno a Guido Guinizzelli, Atti del Convegno di Zurigo: 16 giugno 2000, «Revue de philologie romane», 3, 2002, 99-135) e Bonagiunta da Lucca, Feruto sono et chi di m’è ferente (AA.VV., Filologia e storia letteraria. Studi in onore di Roberto Tissoni, a c. di C. Caruso e W. Spaggiari, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2008, 13-26). Ha partecipato al Colloquio Internazionale The Early Textualization of the Romance Languages. Recent Perspectives (Oxford, 23-24 March 2002) con il contributo Una rilettura delle carte Barbieri nel contesto della lirica italiana delle origini (ora pubblicato negli Atti con il titolo Appunti per una rilettura delle carte Barbieri, «Medioevo Romanzo», XXVII, 2003, 200-220), proponendo interessanti osservazioni su aspetti problematici del trattato sull’Arte del rimare, unico testimone di testi lirici delle Origini in veste siciliana non toscanizzata.

La Cipollone appare studiosa di sicuro interesse, ma ancora priva di quella raggiunta maturità che promana da uno studio monografico ampio e innovatore.

 

Giudizio del commissario prof.:William Spaggiari

La candidata Annalisa Cipollone ha svolto attività didattica dal 1995 al 2006 come docente incaricata presso le Università di Reading, St. Andrews, Warwick, Leicester; nello stesso periodo è risultata vincitrice di un concorso bandito dalla British Academy per un posto biennale come Research Assistant (per il progetto Text Database of Italian Renaissance, 1999-2001) e si è classificata al secondo posto in un concorso per una cattedra di Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Oxford (Sommerville College). Ha tenuto lezioni e seminari ed ha partecipato a Convegni presso Istituti di cultura e Università in Italia e all’estero (Londra, Edimburgo, Exeter, Oxford, Zurigo, oltre che nelle Università inglesi sopra ricordate). Ha inoltre organizzato seminari e Convegni, ed ha collaborato a progetti di ricerca ed alla cura editoriale di una Miscellanea di studi nel 2008.

La familiarità con il contesto degli studi di italianistica in ambito europeo si riflette nei suoi interessi di ricerca. Per la valutazione, la candidata presenta sette articoli (due dei quali pubblicati su riviste straniere; uno di essi è in lingua inglese), tutti relativi alla letteratura dei primi secoli: Bonaggiunta (il sonetto “Feruto sono, et chi di me è ferente”, la “tenzone” con Guinizzelli in cui sono importanti i rilievi sui “quattro sensi” della scrittura: di polemica letteraria, filosofico, retorico-notarile, scritturale), Dante (una “lettura” di Purgatorio XVI, il rapporto con Bonaggiunta), Petrarca (organizzazione e struttura del Canzoniere, il congedo della canzone “Nel dolce tempo de la prima etade”), oltre ad una indagine sulle questioni poste dalle carte (ora all’Archiginnasio di Bologna) del filologo modenese Giovanni Maria Barbieri (1519-1574), e segnatamente del trattato sull’Arte del rimare, “unico testimone, sia pure recenziore, contenente testi lirici italiani delle Origini in veste siciliana non toscanizzata”. I lavori che la candidata sottopone a valutazione, circoscritti ai primi secoli della letteratura, denotano competenza filologica e capacità di cogliere il reticolo di richiami intertestuali.

 

Giudizio del commissario prof.: Pasquale Voza

La produzione scientifica della dott.ssa Annalisa Cipollone ruota sostanzialmente intorno ad ambiti di ricerca relativi alla Commedia di Dante (si veda la lettura del Canto XVI del Purgatorio), ai Rerum vulgarium fragmenta (con particolare riferimento alla canzone XXIII) e alla figura di Bonagiunta da Lucca, anche in riferimento alla tenzone con Guinizzelli.

                In generale, i risultati di tale produzione si rivelano discontinui: talvolta restano confinati ad un piano sostanzialmente espositivo, talvolta invece si lasciano apprezzare per la vivacità di taluni rilievi e passaggi analitici (come nello studio sul Canto XVI del Purgatorio), e per l’utilità di alcune osservazioni, come quelle sul trattato L’arte del rimare del filologo cinquecentesco Giovanni Maria Barbieri.

Tenuto conto del profilo limitato, oltre che discontinuo, della sua produzione, si ritiene la candidata non sufficientemente degna di attenzione.

 

Candidata Elisabetta  DE TROJA

 

Profilo curriculare:

 

La candidata Elisabetta De Troja è ricercatrice confermata di Letteratura italiana (s.s.d. L-FIL-LET/10) presso l’Università degli Studi di Firenze (dove tiene per affidamento l’insegnamento di Sociologia della letteratura),

 

Giudizio del commissario prof.: Marco Ariani

Elisabetta De Troja si è dedicata essenzialmente a ricerche sulla narrativa italiana tra Seicento e Ottocento: in due volumi (La meraviglia de la santità, 1980, e Il romanzo ritrovato, 1985) affronta alcuni autori del Sei-Settecento (da Luca Assarino a Giacomo Casanova) con adeguati strumenti critici e notevole sensibilità di lettura, approdando a esiti di originalità e novità. Sui testi autobiografici e teorici di Goldoni ha pubblicato un libro (Goldoni, la scrittura, le forme, 1997), interessante soprattutto per l’indagine su testi e fonti francesi poco studiati. Anche nel volume L’amico di Robert. Luigi Gualdo e la sua opera narrativa (1990) i rapporti di Gualdo con la cultura e la narrativa francesi di fine-Ottocento sono analizzati in modo convincente e con fine attenzione critica. Ha prodotto diversi altri lavori sulla narrativa e l’epistolografia dal Seicento all’ Ottocento, alcuni dei quali raccolti nel volume My dear Bob. Variazioni epistolari tra Settecento e Novecento (2007), che confermano un lungo percorso di studi coerente e continuativo, condotto con adeguate competenze e sicuro dominio della materia, sempre efficacemente inquadrata in prospettive storico-critiche ampie e aggiornate.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Andrea Battistini

La candidata Elisabetta De Troja presenta una produzione molta varia, da vera generalista, spaziante dal romanzo secentesco a quello di Casanova, da Goldoni a Gualdo, fino ad Ada Negri. A volte gli accostamenti non sono a prima vista scontati (si pensi all’abbinamento Assarino-Casanova), ma comune a tutti è un interesse per i rapporti tra la letteratura italiana e quella francese.

Significativa in questo senso è la raccolta di saggi centrati sul genere epistolare che culmina con l’Alexis di Yourcenar. In questo libro del 2007 la dott.ssa De Troja segue lo sviluppo di questa forma, notando la molteplicità di contenuti che essa può accogliere. In un arco che va dal Sette al Novecento sono esaminate le missive di corrispondenti dalle personalità più diverse, la cui varietà dimostra alla fine che la lettera, più ancora che un genere, è un’enciclopedia di generi. In questo modo il libro  My dear Bob rischierebbe di apparire un po’ troppo eterogeneo, se non fosse per l’introduzione in cui l’Autrice cerca di trovare un filo conduttore che mantenga l’unità al suo viaggio epistolare.

Meno dispersive sono le ricerche sul romanzo religioso barocco, centrato ancora su Assarino e su Brignole Sale, e la monografia su Goldoni, che tuttavia reca capitoli dotati di una certa autonomia, sull’autobiografia e la sua fortuna critica, sulla Trilogia della villeggiatura, sui rapporti con Rapin, Du Bos e M.me Roccoboni.

I due saggi prescelti per la valutazione per un verso ritornano sul romanzo di Brignole Sale, saggiandone soprattutto la dimensione linguistica e retorica, per un altro verso aprono un nuovo fronte, quello del tema della solitudine di Ada Negri, che conferma idealmente gli interessi della candidata per la narrativa e in particolare per il romanzo anche di area otto-novecentesca, già studiato nell’analisi delle opere di Luigi Gualdo. Nell’insieme risulta nella candidata una coerenza di metodo critico e di generi cui questo si applica.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Aldo Maria Morace

Ricercatrice presso il Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere di Firenze, De Troja vi insegna Sociologia della letteratura. Per oltre un trentennio, a partire dal 1977, ha pubblicato saggi e volumi scientifici riguardanti prevalentemente la narrativa italiana dal ´600 al ´900. Si è occupata di letteratura medioevale e barocca nel volume La maraviglia de la santità. Significati e strutture del romanzo religioso barocco (Padova, Liviana, 1980), e negli articoli L’ossimoro crudele e l’immobile viaggio nella Vita di Sant’Alessio descritta e arricchita con divoti episodi (da Anton Giulio Brignole Sale. Un ritratto letterario. Atti del Convegno di Genova 1997, «Quaderni di Storia e Letteratura», 1999), Il “Sant’Alessio” e il motivo dello ‘sposo casto’ (da Lo spettacolo del sacro, la morale del profano. Su Giulio Rospigliosi. Atti del Convegno Internazionale: Pistoia 2000, Firenze, Polistampa, 2005) e La favola di Amore e Psiche nell’Adone (da Labirinti di Psiche. Interpretazioni e variazioni sul mito, a c. di A.M. Pedullà, Carocci); di Giacomo Casanova (che è anche su L. Assarino) Il romanzo ritrovato (Padova, Liviana, 1985) e nell’articolo Casanova traduttore di Madame De Tencin (da A gara con l’autore. Aspetti della traduzione nel Settecento, a c. di A. Bruni e R. Turchi, Bulzoni); di Luigi Gualdo nel volume L’amico di Robert. Luigi Gualdo e la sua opera narrativa (1844-1898) (Pisa, Giardini, 1990) e negli articoli Luigi Gualdo e d’Annunzio (da Terre, città e paesi nella vita e nell’arte di Gabriele d’Annunzio. Atti del XXV Convegno Nazionale: Pescara 1998) e La corsa verso il nulla. Su «Decadenza» e altri romanzi parlamentari (da Il filo della ragione. Studi e testimonianze per Sergio Romagnoli, Marsilio, 1999); di Goldoni nel volume Goldoni, la scrittura, le forme (Roma, Bulzoni, 1997) e nell’articolo Professione avventuriere («La rassegna della letteratura italiana», IX, 2, 2007); di Ada Negri nell’articolo Solitudine e solitudini in Ada Negri (da Le forme del narrare. Atti del VII Congresso Nazionale dell’ADI: Macerata, Polistampa, 2003, 511-19) e nel volume My dear Bob. Variazioni epistolari tra Settecento e Novecento (Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2007), che studia, tra l’altro, le lettere di Madame Riccoboni, di Alfieri e della Negri; di Alberto Cantoni nell’articolo Cantoni, con spunti di misoginia («Antologia Viesseux», 35, 2006, 137-43).

La sua produzione appare sicuramente interessante ma non prospettica, non in grado di incidere criticamente su linee e aspetti della nostra letteratura sino a innovarne almeno in parte gli elementi caratterizzanti.

 

 

Giudizio del commissario prof.:William Spaggiari

La candidata Elisabetta De Troja, ricercatrice confermata di Letteratura italiana (s.s.d. L-FIL-LET/10) presso l’Università degli Studi di Firenze (dove tiene per affidamento l’insegnamento di Sociologia della letteratura), presenta per la valutazione una serie di contributi sull’opera narrativa dello scrittore milanese (ma a lungo attivo a Parigi) Luigi Gualdo (1990), su Goldoni autobiografo (2000), sul romanzo sei-settecentesco (la Stratonica e il Demetrio di Luca Assarino, gli Aneddoti viniziani e l’Icosameron di Casanova; studi raccolti in un volume del 1985, Il romanzo ritrovato, ma va detto che all’Assarino la candidata dedica anche gran parte di un altro volume, La maraviglia de la santità. Significati e strutture del romanzo religioso barocco, 1980), sull’epistolografia tra Sette e Novecento. Quest’ultimo volume (My dear Bob. Variazioni epistolari tra Settecento e Novecento, 2007), che si chiude con un’incursione sulla “lunga lettera” del primo romanzo della Yourcenar (Alexis ou le traité du vain combat, del 1927-28), si configura come il lavoro più interessante della studiosa, capace di cogliere nelle pagine di autori noti e meno noti i tratti costitutivi della moderna “scrittura privata” (racconto di sé, pretesto per la riflessione e la discussione, ma spesso anche documento di rilevanza sociale, politica, ideologica). Nell’affrontare questi ed altri argomenti (da Anton Brignole Sale ai racconti della raccolta Le solitarie di Ada Negri) la candidata, procedendo talora per rapidi scorci, dimostra buone doti di analisi dei testi e di valutazione storico-critica.

 

Giudizio del commissario prof.: Pasquale Voza

La produzione scientifica della candidata Elisabetta De Troja registra, tra l’altro, uno studio in volume su Goldoni (con pagine interessanti come quelle dedicate alle influenze francesi sulla poetica del commediografo veneziano, con altre, più approssimative e generiche, sull’accostamento dei Mémoires al Joyce del Ritratto d’artista); un’indagine (anch’essa in volume, sui romanzi di un narratore barocco) che non esula sostanzialmente da un ambito meramente descrittivo, e studi sulle scritture epistolari tra Settecento e Novecento, che risultano sovente ricchi di notizie, ma poco significativi sul piano critico-letterario.

 

 

Candidata Antonella DEL GATTO

 

Profilo curriculare:

La candidata Antonella Del Gatto è dal 2001-2002 ricercatrice confermata di Letteratura italiana (s.s.d. L-FIL-LET/10) presso l’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara (dapprima alla Facoltà di Lettere e Filosofia, e dal 2006-2007 alla Facoltà di Scienze della Formazione), dove ha tenuto e tiene corsi di Ermeneutica del testo letterario e di Letteratura italiana. In precedenza, ha conseguito il dottorato in Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere e Scienze umane dell’Università di Neuchâtel, nella quale ha poi avuto l’incarico di assistente di Lingua e Letteratura italiane.

 

Giudizio del commissario prof.: Marco Ariani

Centrale nella produzione scientifica di Del Gatto risulta il volume Uno specchio d’acqua diaccia (2001), un’ampia indagine nei luoghi più segreti dell’immaginario leopardiano tra i Canti “pisani” e le Operette morali. Del Gatto si addentra con ardua complessità di strumenti critici nel particolare “umorismo” di Leopardi, mostrando anche un’ottima competenza della materia e un’adeguata  conoscenza della bibliografia. La stratificata densità dell’indagine non manca di approdare a suggestivi esiti critici, contrassegnati da originalità e novità, anche se, talvolta, non privi di una certa capziosità autoreferenziale. Altri due brevi saggi di argomento leopardiano (in particolare nella prospettiva pirandelliana dell’umorismo) confermano questi interessi prevalenti di Del Gatto: due articoli, rispettivamente, sul Tasso (ancora in relazione con Leopardi) e Pascoli non approdano a sicuri esiti critici, mentre più impegnato è il lavoro sulla Sintassi drammatica del Settecento (nel volume collettaneo L’annodamento degl’intrighi, 2007), che apre una strada nuova sulle tecniche testuali della drammaturgia settecentesca, non immune però da una certa avventurosa aleatorietà di risultati.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Andrea Battistini

La ricercatrice confermata Antonella Del Gatto ha svolto attività didattica nell’àmbito di moduli istituzionali o di approfondimento connessi all’insegnamento di Letteratura italiana nella sede di afferenza di Chieti e in sedi diverse (Roma, La Sapienza), anche estere (Neuchâtel). Ha anche tenuto nella Facoltà di appartenenza l’insegnamento di Ermeneutica del testo letterario (anche per la SSISS) e di Letteratura italiana.

Le sette pubblicazioni prescelte dalla candidata per il giudizio dei titoli (ma al momento della scadenza del bando il loro numero ammontava a quattordici) hanno in comune la spiccata preferenza per la ricerca intertestuale, applicata soprattutto a Leopardi. Il testo più antico, del 1997, dedicato alla presenza di Leopardi nell’Umorismo di Pirandello, si può considerare assorbito nella più matura e articolata monografia del 2001. Pur essendo edito, come si è detto, nel ’97, non utilizza ancora la monografia di Beatrice Stasi su un tema molto simile, Apologie della letteratura. Leopardi tra De Roberto e Pirandello (Bologna, Il Mulino), pur essendo questa uscita due anni prima (1995), anche se si cita la tesi di dottorato (a.a. 1992-1993) da cui poi Stasi ha maturato il più compiuto volume edito dal Mulino.

L’altra ricerca della dott.ssa Del Gatto sulla “struttura dialogico-umoristica” delle Operette morali e dei Canti leopardiani si segnala, oltre che per i fenomeni di intertestualità proiettati su Pirandello, anche per i rapporti tra Tasso e Leopardi, ripresi anche nel saggio del 2003, dove nell’Operetta morale dedicata al Dialogo di Torquato Tasso e del suo genio familiare si scoprono echi del dialogo tassiano del Messaggiero. Ma per tornare alla ricerca edita dall’editore Cesati, risultato della tesi di dottorato, è da apprezzare la ravvicinatissima analisi dei testi leopardiani, che non trascurano nemmeno,  giustamente, la punteggiatura.

Analoga acribia si segnala nel lavoro più recente, del 2007, sulla sintassi drammatica, accolto in un volume curato dalla stessa candidata. Qui l’analisi è propriamente dedicata a Goldoni, specie alle Smanie per la villeggiatura, ma non mancano riferimenti anche contrastivi, con Pietro Chiari e Carlo Gozzi. Di particolare interesse lo studio sull’unità di tempo, nella dialettica tra il suo rispetto e il suo abbandono. Ancora a Goldoni, ma in riferimento a Manzoni, è il saggio apparso nel 2003 su «Linguistica e letteratura», dove, dopo avere notato il carattere “romanzesco” delle commedie goldoniane, si accennano connessioni tra taluni Pantaloni goldoniani e Don Abbondio e soprattutto tra il rapimento di Bettina nella Putta onorata e quello di Lucia nel Promessi Sposi, senza dire che anche Bettina diventa il nome di un personaggio manzoniano.

Ancora una parentela onomastica, ma questa volta con minore forza persuasiva, è stabilita nel saggio del 2004 presentato agli incontri interuniversitari di Bressanone, questa volta tra la Nerina dell’Aminta tassiana che annuncia la creduta morte di Silvia e le due omonime figure femminili dei Canti leopardiani. Ma più di questo parallelo risulta semmai più convincente la descrizione del passaggio da una concezione lineare del tempo di una certa tradizione lirica alla sua destrutturazione leopardiana.

Infine, un’ulteriore indagine intertestuale è costituita dal saggio su Pascoli, dove, partendo da un’analogia tra la lampada che si riflette sul candore della tovaglia e la luna che posa la sua luce su un prato innevato, si stabilisce una relazione con il Canto notturno leopardiano, grazie all’ausilio di una lezione di Pascoli che rinvia a questa poesia. Forse anche in questo caso la liaison è più acuta e ingegnosa che effettiva e fondata, ma in ogni caso l’insieme dei titoli presentati rivela buona intelligenza critica e sottile capacità d’indagine, doti che rendono la candidata degna di essere presa in considerazione.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Aldo Maria Morace

Vincitrice nel 1997 del “Premio Giacomo Leopardi 1997” per la tesi di laurea e del concorso per un posto quadriennale di Assistente in Lingua e Letteratura italiane presso la Facoltà di Lettere e Scienze umane dell’Università di Neuchâtel (Svizzera), nel 2001 Del Gatto ha conseguito presso la stessa Università il Dottorato di ricerca. A partire dal 1995 ha partecipato a numerosi convegni e seminari con contributi su Tasso, Goldoni, Leopardi, Manzoni, Pascoli, Pirandello e Palazzeschi. Dal 2002 è Ricercatrice confermata in Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara, e dal 2007 lavora presso la Facoltà di Scienze della Formazione della stessa Università.

Focalizzandosi in modo particolare sugli autori succitati, fin dal 1993 la sua attività scientifica ha prodotto pubblicazioni in ambito soprattutto (ma non solo) intertestuale, come si evince dall’articolo Spunti leopardiani nel saggio su L’Umorismo di Luigi Pirandello («Studi medievali e moderni. Arte letteratura storia», II [1997], 229-53) e dalla tesi dottorale Uno specchio d’acqua diaccia. Sulla struttura dialogico-umoristica del testo leopardiano: dalle Operette morali ai Canti pisano-recanatesi (Firenze, Cesati, 2001), che esibisce interessanti letture circa la struttura di alcuni testi leopardiani e raffronti tra i dialoghi delle Operette morali e brani umoristici del Pascal pirandelliano. Agli studi leopardiani sono stati dedicati parecchi altri lavori, tra i quali due articoli sempre di taglio intertestuale, Il Tasso rivoluzionario. Note intertestuali sul Dialogo di Torquato Tasso e del suo genio familiare («Italies. Littérature, civilisation, société», VII [2003], 115-35) e Intertestualità lunari: La poesia di Giovanni Pascoli («Rivista pascoliana», XV [2003], 45-56), ed un terzo articolo “Tal memoria n’avanza”. Su alcune strutture rammemorativi leopardiane (AA.VV., Poetica, retorica e filologia della memoria, Atti del XXX Convegno Interuniversitario di Bressanone, a c. di G. Peron e altri, Trento, Editrice Universitaria, 2004, 209-21). Riguardano l’arte drammatica l’articolo Dalla commedia di Goldoni ai Promessi Sposi. Preliminari («Linguistica e Letteratura», XXVIII, I-II (2003), 149-69) ed il volume, curato insieme a G. Cappello e W. Breitenmoser, L’annodamento degl’intrighi. Studi di sintassi drammatica (Napoli, Liguori, 2007).

Antonella Del Gatto appare studiosa di sicuro interesse, ma ancora in formazione, soprattutto per quel che riguarda un deciso ancoraggio al campo privilegiato d’indagine.

 

 

Giudizio del commissario prof.:William Spaggiari

La candidata Antonella Del Gatto è dal 2001-2002 ricercatrice confermata di Letteratura italiana (s.s.d. L-FIL-LET/10) presso l’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara (dapprima alla Facoltà di Lettere e Filosofia, e dal 2006-2007 alla Facoltà di Scienze della Formazione), dove ha tenuto e tiene corsi di Ermeneutica del testo letterario e di Letteratura italiana. In precedenza, ha conseguito il dottorato in Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere e Scienze umane dell’Università di Neuchâtel, nella quale ha poi avuto l’incarico di assistente di Lingua e Letteratura italiane. Presenta per la valutazione alcuni articoli e due volumi. I contributi apparsi su rivista e in Atti di Convegni riguardano le “strutture rammemorative” nella poesia di Leopardi, la presenza di elementi della scrittura drammatica goldoniana nel Manzoni romanziere, gli spunti leopardiani disseminati nel saggio sull’umorismo di Pirandello, le architetture testuali del leopardiano Dialogo di Torquato Tasso e del suo genio familiare (il contributo è apparso nella rivista “Italies. Littérature Civilisation Societé” dell’Université de Provence 1 nel 2003), la metafora della luna nel primo dei pascoliani Canti di Castelvecchio. Sulla sintassi drammatica del Settecento, e segnatamente sulle dinamiche spazio-temporali delle goldoniane Smanie per la villeggiatura, vertono i capitoli IV e V del volume L’annodamento degli intrighi. Studi di sintassi drammatica, del 2007 (gli altri capitoli sono di Giovanni Cappello e di Walter Breitenmoser; a p. XII sono dichiarati gli apporti dei singoli autori del volume, del quale la Del Gatto ha curato anche la revisione e la sistemazione finale, firmando inoltre la Premessa). All’evoluzione del rapporto tra “io” autoriale e “io” poetante all’interno delle dinamiche testuali leopardiane, indagate soprattutto in alcuni canti e in alcune operette morali, sono dedicate le ardue riflessioni del volume Uno specchio d’acqua diaccia. Sulla struttura dialogico-umoristica del testo leopardiano. Dalle “Operette morali” ai “Canti” pisano-recanatesi (2001), in cui la candidata si rivela particolarmente incline (come del resto anche negli altri settori della sua attività di ricerca) a privilegiare più la formulazione di ipotesi critiche e l’analisi delle connessioni intertestuali, che non la sistemazione dei dati storici e documentari.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Pasquale Voza

La candidata, dott.ssa Antonella Del Gatto, presenta un percorso di ricerca che va, tra l’altro, da indagini sulle Operette morali e sui canti pisano-recanatesi di Leopardi, con particolare riferimento alla struttura dialogico-umoristica di quei testi, a uno studio sulla trama di rapporti possibili tra la commedia goldoniana e la poetica e la scrittura dei Promessi Sposi del Manzoni, ad un’analisi della poesia pascoliana in riferimento alla complessità della metafora lunare, allo studio della peculiare presenza di Tasso nella riflessione letteraria di Leopardi, ad uno sulla presenza di tracce e spunti leopardiani nel saggio di Pirandello sull’Umorismo, sino al volume L’annodamento degli intrighi. Studi di sintassi drammatica (scritto in collaborazione con altri due autori).

In generale, al di là di qualche pur rilevante differenza, si tratta di studi che non esulano quasi mai da un ambito meramente tematico-descrittivo e, talvolta, inclinano ad una certa deriva espositiva e divulgativa, come nel volume sulla sintassi drammatica.

Alla luce di tali considerazioni, il lavoro della candidata si ritiene non sufficientemente maturo.

 

 

 

Candidata Gabriella DI PAOLA

 

Profilo curriculare:

Dopo la borsa di studio post-dottorato (1992-1993) presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma, Gabriella Di Paola è dall’anno accademico 1992-1993 professore a contratto di Lingua e grammatica italiana presso la Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università “Maria SS. Assunta” di Roma (LUMSA). Analogo incarico, nell’a.a. 1996-1997, per l’insegnamento di Stilistica e retorica presso la Scuola di specializzazione in Giornalismo e Comunicazione d’impresa presso la Libera Università Internazionale degli studi sociali “Guido Carli” di Roma (LUISS).

 

Giudizio del commissario prof.: Marco Ariani

Di Paola presenta alcuni lavori di argomento dantesco: il volume Lo stilo puntuto (2005) raccoglie buoni materiali didattici (soprattutto sulla lingua della Commedia) che però, per scarsa originalità, non hanno una vera rilevanza scientifica: non molto impegnato, anche per un mancato, serio aggiornamento della bibliografia, anche il breve saggio di taglio divulgativo su Fonti sacre e fonti profane nel Convivio (2006). Più congeniali sembrano i contributi novecenteschi: evidentemente connesso ai suoi interessi danteschi è il volume Il mal perverso e i fiori velenosi (1990) dedicato ad una sistematica ricerca sui dantismi della Francesca da Rimini di D’Annunzio; l’altro volume su Pagliarani (La ragazza Carla: linguaggio e figure, 1984) è un buon saggio, molto tecnico, di linguistica e analisi metrico-sintagmatica, non pienamente congruo alla disciplina del presente concorso. Ha dedicato numerosi altri articoli, con la stessa impostazione strettamente metrico-linguistica, a Leopardi, Pavese, Montale, Tecchi, Caproni, Saba: anche qui il taglio prevalentemente tecnico-linguistico, pur interessante e ben maneggiato, finisce per trascurare un’auspicabile e più robusta indagine storico-critica.

 

Giudizio del commissario prof.: Andrea Battistini

I titoli presentati dalla dott.ssa Di Paola Dollorenzo, che a norma del bando di concorso non possono essere superiori a sette, sono costituiti da tre libri, tre saggi e la sintesi dei lavori scientifici di un convegno alla quale ha partecipato. Prevale in tutte le pubblicazioni un interesse linguistico e metrico, a cominciare dall’articolo sui Mari del Sud di Pavese, del 1980, che elabora il tema della sua tesi di laurea. Qui l’analisi fono-ritmica dei 102 versi pavesiani è quasi esclusivamente descrittiva, a parte il giudizio, per altro prevedibile, di una poesia che si distacca dall’ermetismo e che vive una tensione tra la tendenza poetica e la tendenza narrativa. Nella descrizione si nota anche qualche elemento impressionistico, quale per esempio la definizione di “bassa” o “alta sonorità”.

Già più maturo è il volume che analizza lingusticamente e stilisticamente La ragazza Carla, del 1984, frutto della tesi di perfezionamento della candidata, dove si mettono in evidenza con perizia gli aspetti del pluristilismo e dello sperimentalismo linguistico di Pagliarani, con forti influenze del registro parlato e un insistito sviluppo del discorso indiretto libero. La schedatura è molto minuziosa e molto tecnica, con opportuni riferimenti alle riviste d’avanguardia degli anni Cinquanta e Sessanta, anche se rimane il senso di un’analisi accurata ma un po’ frammentaria. Appare “datato” il ricorso alle categorie dell’analisi logica (cfr. p. 31), quando ormai esistevano le più aggiornate e funzionali procedure della grammatica strutturale.

L’analisi linguistica applicata alla Francesca da Rimini dannunziana nel volume del 1990 si concentra soprattutto sulla presenza di tessere linguistiche dantesche, in un dettato che viene inquadrato, in termini un po’ manualistici, entro la poetica simbolista, con una prevalenza dei motivi dell’esule e un’attenzione che privilegia la Vita Nova sulla Commedia, anche se naturalmente la candidata non manca di rilevare massicci riferimenti intertestuali al canto V dell’Inferno e ad altri canti messi in giusta evidenza dalla candidata. Di speciale sviluppo è lo studio delle riprese dannunziane della rima dantesca, in quanto fenomeno maggiormente memorizzabile.

Lo stesso criterio è seguito nel saggio del 2002 sulla forma metrica del sonetto in Caproni, di cui si descrivono le tipologie e si mette in evidenza la propensione a fare del sonetto un’unica stanza, scavalcando con  la sintassi le tradizionali cesure interne.

Gli altri tre saggi prescelti dalla candidata per la valutazione (ma va preso atto che l’insieme dei titoli ammonta a 3 libri e 21 saggi) riguardano Dante. In particolare il volume su Lo stile puntuto (2005) è un lavoro scritto con un intento principalmente didattico, frutto dell’attività di docente presso la «Libera Università Maria Santissima Assunta». Con buona chiarezza didascalica, vi si illustra la biografia culturale, politica e spirituale di Dante, vi si spiegano alcuni canti della Commedia, si ricostruiscono alcuni capitoli particolari della fortuna di Dante nell’Otto e nel Novecento. Al Convivio è poi dedicato il saggio del 2006 che indaga nell’opera dantesca il sincretismo tra le fonti sacre e profane, giungendo appunto alla conclusione (in verità non originale) dell’interazione tra queste due ascendenze culturali. Più significativa, semmai, è l’analisi semantica con cui si spiega l’accezione del “meditare” in Dante. Infine lo scritto su Una giornata di studi per ricordare la lettera apostolica “Altissimi cantus” di Paolo VI è la cronaca di un convegno organizzato, insieme con altri, dalla stessa candidata, nel corso del quale la dott.ssa Di Paola ha presentato una relazione su Alessandro VII e l’umanesimo dantesco, edito nel volume degli atti usciti però nel 2009, cioè dopo la scadenza del bando di concorso.

Nel complesso la dott.ssa Di Paolo Dollorenzo rivela dal suo curriculum una matura esperienza didattica e dai suoi titoli buone competenze linguistiche e metriche prima ancora che storico-letterarie, con una capacità analitica che non sempre approda a una sintesi capace di trascendere l’impressione di un discorso un po’ frammentato, più descrittivo che critico.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Aldo Maria Morace

Dopo la borsa di studio post-dottorato (1992-1993) presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma, Gabriella Di Paola è dall’anno accademico 1992-1993 professore a contratto di Lingua e grammatica italiana presso la Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università “Maria SS. Assunta” di Roma (LUMSA). Analogo incarico, nell’a.a. 1996-1997, per l’insegnamento di Stilistica e retorica presso la Scuola di specializzazione in Giornalismo e Comunicazione d’impresa presso la Libera Università Internazionale degli studi sociali “Guido Carli” di Roma (LUISS).

La sua attività scientifica si è incentrata principalmente su Dante, cui ha dedicato diversi saggi, a partire dal 1988 (Fra dannati e superbia e angeli decaduti per superbia (Inf. VIII, IX), fino al 2009 (Alessandro VII e l’umanesimo dantesco), e il volume Lo stile puntuto. Percorsi nella “Commedia” di Dante del 2005, i cui capitoli sono concepiti come lezioni accademiche su Dante, volendone conservare, da una parte la forma dell’appunto di commento ai versi danteschi, dall’altra la conseguente riflessione morale.

Parte della produzione scientifica di Gabriella Di Paola si è poi rivolta alla poesia italiana otto-novecentesca, in parte proseguendo la linea di ricerca dantesca, e privilegiando in particolare l’influenza di Dante sulla lirica dannunziana (nel saggio Considerazioni sulla presenza di Dante nell’opera di D’Annunzio, 1993; nel volume Il mal perverso e i fiori velenosi. La poesia di Dante nella “Francesca da Rimini” di D’Annunzio, 1990), e sulla poesia di Saba (2008); in parte approfondendo gli aspetti di natura più squisitamente linguistica e stilistica (si vedano in particolare il volume La ragazza Carla: linguaggio e figure, 1984 e i saggi su Montale (1997); su Leopardi, 2001; sul Lessico e stile del primo Caproni (1932-1942), 2001; e sul Lessico quasimodiano tra fede e storia, 2004).

L’attività di ricerca della candidata, certamente intensa e meritevole di un giudizio positivo, appare però, con la sola eccezione dantesca, inscrivibile nell’ambito della letteratura contemporanea e priva di contributi di più ampio respiro nell’alveo della letteratura italiana.

 

 

Giudizio del commissario prof.:William Spaggiari

La candidata Michelina Gabriella Di Paola Dollorenzo, laureata presso l’Università La Sapienza di Roma, dove ha conseguito anche il titolo di dottore di ricerca in Italianistica nel 1989, tiene per incarico (dall’a.a. 1992-93) l’insegnamento di Lingua e grammatica italiana presso la Libera Università “Maria SS. Assunta” di Roma, e quello di Stilistica e retorica (dall’a.a. 1996-97) presso la Scuola di specializzazione in Giornalismo e comunicazione d’impresa della Libera Università internazionale degli studi sociali “Guido Carli” di Roma. Presenta alla valutazione contributi di argomento dantesco (letture dell’Inferno e del Purgatorio, fonti sacre e profane del Convivio, l’umanesimo cristiano dei pontefici Pio II e Alessandro VII), un’analisi “fono-metro-ritmica” de I mari del Sud di Cesare Pavese e un sondaggio sui sonetti di Giorgio Caproni. Si segnalano poi, per il versante novecentesco, la minuziosa analisi, in un volume del 1984, della lingua del poemetto di Elio Pagliarani La ragazza Carla (1962), e gli studi dedicati alla individuazione (che tuttavia necessiterebbe di più ampi riscontri) dell’affioramento dei modelli della tradizione in alcuni autori moderni, culminati nel volume Il mal perverso e i fiori velenosi, del 1990, sulle “memorie” dantesche nella Francesca da Rimini di D’Annunzio. In un contesto finalizzato alla fruizione didattica, la candidata raccoglie inoltre, nel volume Lo stilo puntuto. Percorsi della “Commedia” di Dante, del 2005, una buona parte dei contributi danteschi elaborati in un ampio arco cronologico, privilegiando la forma del commento testuale e insistendo sui caratteri della riflessione spirituale e morale che Dante sollecita. L’attività di ricerca della candidata si presenta dunqueper più versi meritevole e interessante.

 

Giudizio del commissario prof.: Pasquale Voza

L’attività scientifica della candidata registra uno studio sul romanzo La ragazza Carla di Elio Pagliarani, volto a coglierne il complesso rapporto tra lingua poetica e lingua comune, con risultati non di rado di valore incerto e approssimativo; registra inoltre un ingegnoso tentativo di analisi fonometrica e ritmica di I mari del Sud di Cesare Pavese. Si segnala altresì il volume, edito da Bulzoni, sulla presenza della poesia di Dante nella Francesca da Rimini di D’Annunzio: si tratta di uno studio non privo di notazioni vivaci, ma sostanzialmente non esulante da un ambito meramente descrittivo.

 

 

Candidata Elena LANDONI

 

Profilo curriculare:

La candidata Elena Landoni è ricercatrice confermata (s.s.d. L-FIL-LET/12, Italianistica e Comparatistica) presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

 

Giudizio del commissario prof.: Marco Ariani

Elena Landoni si è occupata prevalentemente, con continuità e serietà di ricerca, di letteratura delle origini e di Ottocento: per questo secondo ambito il volume Questo deserto, quell’infinita felicità. La lingua poetica leopardiana oltre materialismo e nichilismo (2000) tenta, attraverso un’interessante indagine stilistica, di trovare in Leopardi elementi di religiosità: nonostante la finezza di alcune osservazioni, l’esito non appare convincente. Più riuscito il volume su Antonio Fogazzaro e i Cavalieri dello Spirito (2004), per la documentata ricostruzione dei rapporti tra lo scrittore e la cultura cattolica tra Otto e Novecento (di Fogazzaro, nel 1983, aveva già curato una raccolta di Scritti di teoria e critica letteraria). Landoni ha messo a frutto le sue notevoli competenze linguistiche e retoriche nel volume La grammatica come storia della poesia. Un nuovo disegno storiografico per la letteratura italiana delle origini (1997), dove la ricostruzione di un itinerario della poesia delle origini dal punto di vista retorico-semantico apre prospettive inedite e sicuramente originali in quell’ambito di studi.  

 

 

Giudizio del commissario prof.: Andrea Battistini

Nell’articolo sul canto XXII del Paradiso la candidata affronta, sotto l’influenza di Baranski, il tema del leggere, ritenendo che Dante abbia fornito indicazioni circa la necessità che la lettura della sua opera sia anche e sempre una rilettura di quanto già si è letto, con un moto retrospettivo e per così dire pendolare. Su questo abbrivo stabilisce delle connessione con il canto d’ingresso, ossia il III dell’Inferno alternando alcune ipotesi fondate, come quelle sulla dialettica tra staticità e movimento o sul simbolo della scala di Giacobbe, ad altre un po’ troppo forzate, come quella che vorrebbe stabilire una correlazione simmetrica tra la porta con cui si entra nell’Inferno e la scala con cui si esce dai cieli planetari. È infatti difficile pensare che la scala designi necessariamente un “passaggio” o un “demarcatore di confine” allo stesso modo in cui lo è la porta. Riferimenti danteschi compaiono anche nel breve saggio petrarchesco del 2008, per dare vita a un topico confronto.

Ancora di area antica è il volume sulla teoria letteraria dei provenzali, che però non rientra propriamente nell’àmbito del settore disciplinare in cui la candidata concorre.

Di tipo espositivo e didattico sono l’utile repertorio bibliografico edito da Marietti, di cui la dott.ssa Landoni è autrice solo in parte, e il Disegno storiografico della letteratura italiana delle origini.

Non troppo convincente è la tesi sottesa al libro su Leopardi, visto “oltre materialismo e nichilismo”, mentre più pertinenti sembrano le tesi sostenute nella monografia su Fogazzaro, il lavoro forse più organico e approfondito.

Nell’insieme la candidata alterna in modo discontinuo lavori meditati a ricerche più corrive.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Aldo Maria Morace

La candidata Elena Landoni presenta per la valutazione quattro volumi: La teoria letteraria dei provenzali (1989, peraltro non valutabile in quanto non conforme all’ambito disciplinare), La grammatica come storia della poesia. Un nuovo disegno storiografico per la letteratura italiana delle origini attraverso grammatica, retorica e semantica (1997), Questo deserto, quell’infinita felicità. La lingua poetica leopardiana oltre materialismo e nichilismo (2000), Antonio Fogazzaro e i cavalieri dello spirito. Ascesa di un “opinion leader” tra Otto e Novecento (2004), oltre a due contributi su Dante (la figura di San Benedetto e il “modello di lettura” di Paradiso XXII) e su Petrarca (lo scarto fra dovere religioso e attrattiva reale nel passaggio da Dante a Petrarca), e alla curatela del volume La letteratura italiana. Aggiornamento storiografico e bibliografico (2003).

La candidata propone interventi su autori (Leopardi, non più visto alla luce di una “lettura” razionalista e materialista; Fogazzaro, sottratto alla dimensione decadente) e momenti della storia letteraria, proponendo nel contempo un aggiustamento delle linee critiche e storiografiche prevalenti, con esiti non sempre convincenti.

 

 

Giudizio del commissario prof.:William Spaggiari

La candidata Elena Landoni è ricercatrice confermata (s.s.d. L-FIL-LET/12, Italianistica e Comparatistica) presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Presenta per la valutazione due contributi su Dante (le implicazioni dottrinali della figura di San Benedetto e il “modello di lettura” di Paradiso XXII) e su Petrarca (o, più precisamente, sullo “stacco generazionale” e sullo scarto, ben conosciuto, fra dovere religioso e attrattiva reale che si verifica nel passaggio da Dante, il quale configura un percorso di ascesi attraverso Beatrice, a Petrarca, che fa coincidere l’incontro con Laura con l’inizio del traviamento); la curatela del volume La letteratura italiana. Aggiornamento storiografico e bibliografico (2003), nel quale sono a lei riconducibili anche la Parte prima (La storia della letteratura italiana. Spunti per la revisione di un percorso, pp. 13-88, il capitolo su Giacomo Leopardi, pp. 201-213, e quello su Le origini, pp. 91-99, in cui la sezione relativa ai Siciliani è di Ivana Conti), e quattro volumi: La teoria letteraria dei provenzali (1989), La grammatica come storia della poesia. Un nuovo disegno storiografico per la letteratura italiana delle origini attraverso grammatica, retorica e semantica (1997), Questo deserto, quell’infinita felicità. La lingua poetica leopardiana oltre materialismo e nichilismo (2000), Antonio Fogazzaro e i cavalieri dello spirito. Ascesa di un “opinion leader” tra Otto e Novecento (2004). Cimentandosi in un ripensamento dell’impianto storico-letterario tradizionale (o comunque invalso), la candidata propone (in linea generale nel profilo storico del 2003, e in maniera specifica negli altri contributi) alcuni affondi interpretativi in relazione ad autori (Leopardi, del quale viene messa in discussione la moderna “lettura” nichilista, razionalista e materialista; e Fogazzaro, di cui si sottopone a revisione l’appartenenza ad una dimensione tardo-romantica) e momenti della storia letteraria, in particolare dei primi secoli (i trattati dei provenzali e le dichiarazioni di poetica nella lirica occitanica nel volume del 1989, peraltro non congruente col s.s.d. L-FIL-LET/10; la rivalutazione di autori come Iacopone da Todi e Cecco Angiolieri, indagati attraverso le categorie delle intenzionalità poetiche implicite, delle strutture sintattiche e grammaticali, degli slittamenti semantici del lessico erotico).

 

 

Giudizio del commissario prof.: Pasquale Voza

La produzione scientifica della candidata risulta variamente articolata: essa va da un volume edito da Olschki, Sulla teoria letteraria dei Provenzali, ricco di notazioni e spunti interessanti (con particolare riferimento ai primi trattati di teoria poetico-grammaticale), ad un volume sulla lingua poetica leopardiana connotato spesso da notazioni alquanto genericamente descrittive, a due volumi, dedicati rispettivamente ad un aggiornamento storiografico e bibliografico della letteratura italiana e a un più  specifico disegno storiografico della letteratura italiana delle origini attraverso il filtro della grammatica, della retorica e della semantica, entrambi di impianto sostanzialmente espositivo.

 

 

Candidato Giorgio MASI

 

Profilo curriculare:

Giorgio Masi è ricercatore confermato di Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Pisa (s.s.d. L-FIL-LET/10), dove tiene per affidamento gli insegnamenti di Letteratura italiana per il corso di laurea triennale in Scienze dei beni culturali e per il corso di laurea specialistica in Lingua e letteratura italiana.

 

Giudizio del commissario prof.: Marco Ariani

La produzione scientifica di Masi si è concentrata sul Quattro e Cinquecento, con un particolare interesse alle forme della prosa, tra storiografia e trattatistica. Per questo secondo ambito, ha un sicuro rilievo il lungo e denso contributo su Anton Francesco Doni, vera e propria monografia che ricostruisce, con grande competenza e acutezza, il momento più intenso della produzione letteraria del poligrafo fiorentino; per la prosa storica, il volume Dal Collenuccio a Tommaso Costo (1999) e l’edizione critica dell’Arte della guerra di Machiavelli (2001) lo mostrano in grado di coniugare assai bene ricostruzione storico- critica e filologia. Il volume sul Collenuccio rintraccia e scioglie la complessa matassa dell’intricata storia editoriale del Compendio inserita in un vasto affresco della storiografia napoletana tra Cinque e Seicento, contrassegnato da notevole dottrina, acutezza di strumenti critici e vasta informazione critico-bibliografica. L’edizione del Machiavelli lo ha portato ad affrontare un testo quanto mai arduo, come dimostra la lunga, lucida nota al testo e il commento ai complessi diagrammi. Non meno importante è l’edizione di un altro capolavoro della letteratura cinquecentesca, i Ricordi  del Guicciardini (1994), soprattutto per l’ampio e innovativo commento, molto attento alle fonti classiche e umanistiche e all’esegesi del non facile testo. I lunghi articoli sulla “sfortuna” dell’Orlando innamorato (1998) e sulle pasquinate fiorentine (di cui dà anche un’edizione critica attentissima e scrupolosa: 2006) confermano la varietà ma anche la coerenza degli interessi di Masi e la felice continuità del suo lavoro. Fuori del suo ambito principale di interessi, ma ulteriore conferma della sua perizia critica, il saggio sul Gattopardo (1996) occupa un posto di sicuro rilievo nella bibliografia su Tomasi di Lampedusa, anche per l’attenta indagine sulle strutture narrative del romanzo.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Andrea Battistini

Con l’eccezione di una guida alla lettura del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, il periodo su cui si è concentrata la ricerca del dott. Giorgio Masi è il Cinquecento, affrontato con una solida preparazione filologica, tradottasi in edizioni critiche, edizioni commentate e saggi comunque sempre sensibili ai problemi ecdotici. Ad esempio il saggio più antico, quello su Anton Francesco Doni, del 1998, si sofferma sugli anni della collaborazione con Marcolini, in un rapporto paritetico tra autore e stampatore, instauratosi dopo il precedente paradigmatico di Aretino. Sull’abbrivo di questo rapporto Masi esamina le opere di Doni, i Marmi, Mondi e Inferni, sottolineandone una compenetrazione che giustifica il loro esame comparato, per certe affinità di fondo, fatte consistere nella dimensione enciclopedica drammatizzata, nella struttura e nella logica compositiva, nelle istanze anti-normative. Nell’analisi compare anche un’escursione sul tema del sogno, ben condotta anche se forse la sua presenza non appare del tutto motivabile nell’economia generale del saggio, utile comunque a mostrare la dimensione iniziatica dei componimenti doniani.

Fin dal lavoro su Doni compare un interesse anche iconologico, ribadito nello studio sul rifacimento dell’Orlando innamorato da parte di Lodovico Domenichi (1996), dove, ancora a ridosso delle tipografie, si affrontano gli aspetti linguistici del rimaneggiamento, condotto con l’intento nobilitante di uno «scrivere ornatamente», in un confronto tra i presupposti teorici e la pratica correttoria effettiva. Ma, come si diceva, il saggio ricostruisce anche le trasmigrazioni iconografiche di una serie di incisioni che vennero riciclate in contesti affatto diversi.

Queste competenze figurative tornano, nella zona che concerne la pubblicazione delle figure e dei diagrammi, anche nell’edizione critica dell’Arte della guerra machiavelliana (2001), l’opera senz’altro più impegnativa tra quelle presentate. Il risultato è un prodotto molto affidabile, corredato da accurate descrizioni dei manoscritti e delle principali stampe e da un conseguente apparato che dà conto delle progressive revisioni apportate da Machiavelli. Ne consegue un miglioramento del testo rispetto alle altre edizioni moderne, dovuto a molti motivati restauri della princpes della giuntina del 1521, da cui ci si distacca solo nei casi in cui la stampa tradisce la logica o il contenuto della versione originaria. Sul piano della critica letteraria, l’edizione mostra anche un significativo approfondimento della storiografia cinquecentesca, maturato anche con l’occasione del volume sulla storiografia napoletana (1999).

In qualche modo connessa a questa attività è anche la precedente edizione dei Ricordi di Guicciardini (1994), nella cui introduzione Masi non poteva non considerare anche il côté storiografico. Ma, pur contenendo anche interessanti rilievi sulle fonti del Guicciardini moralista, individuate tra Agostino e Seneca, in un retroterra culturale in cui non manca nemmeno Savonarola, le pagine introduttive, scritte in modo brillante, sono superate per importanza dal ricco commento di tipo linguistico, storico e citazionale, ravvicinato e puntuale, senza inutili proiezioni attualizzanti. Da non ignorare nemmeno i ritocchi in sede filologica, apportati all’edizione Spongano che, assunta in modo non pedissequo, ha subìto alcuni interventi correttorii.

Ancora di àmbito fiorentino è il saggio su Baccio Bandinelli e il contesto artistico nel quale fiorì, lontano da Roma ma con caratteristiche comuni al genere delle pasquinate, costituito da una serie di sonetti giocosi contro l’opera dello scultore. Per quanto appaia un poco azzardata la paternità di uno di questi sonetti a Cellini, attribuitogli quasi soltanto per la presenza di un sintagma in lui frequente, il saggio possiede una buona contestualizzazione storica, che si estende fino al Michelangelo arguto epigrafista.

Di tutt’altra area culturale e temporale è Come leggere il «Gattopardo» (1996) che inevitabilmente è condizionato, nella sua struttura compositiva, dalle norme della collana Mursia di cui fa parte. Si tratta quindi di un’esposizione nitida e diligente della biografia di Tomasi, del contenuto del romanzo, della storia della critica, secondo le scansioni prevista appunto dalla collana «Come leggere…». Emergono qui le doti espositive e didattiche del candidato che, sommate a quelle del ricercatore, fanno di lui un aspirante serio e preparato.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Aldo Maria Morace

Ricercatore di letteratura italiana presso l’Università di Pisa, dopo aver svolto attività di ricerca negli atenei di Siena e di Firenze, Giorgio Masi è studioso di grande maturità e di rilevante produzione scientifica, all’insegna di quel fecondo connubio fra filologia e critica che è della scuola carettiana di cui ha fatto parte. Il suo campo privilegiato d’indagine è il primo Cinquecento, ma non ha trascurato di effettuare un’incursione novecentesca nel volume Come leggere «Il Gattopardo» (1996), nel quale, pur nei limiti strutturali e divulgativi imposti dalla collana, ha comunque dedicato pagine attente alla genesi del romanzo, ricostruendola.

Alla sua curatela si deve, per Mursia, un’edizione dei Ricordi del Guicciardini (1994), che anche in questo caso evade dai limiti della collana, divenendo commento filologicamente rigoroso del testo ed anche rivisitazione accurata del testo messo a punto da Spongano. Esemplare è poi l’edizione della machiavelliana Arte della guerra, nell’ambito dell’Edizione nazionale delle sue opere (2001), in cui Masi ha modo di dar prova di tutta la sua acribia, fissando il testo critico di una delle opere più filologicamente tormentose di Machiavelli e segnando un avanzamento davvero notevole in materia, in virtù di una metodologia raffinata e inappuntabile.

Un’altra linea vettoriale dell’attività di Masi, e strettamente interagente con la sua prassi filologica, è l’attenzione  al ‘rifacimento’, alle superfetazioni testuali: come nello studio, rigorosissimo, dedicato a Lodovico Domenichi ed ai suoi interventi sul testo del Boiardo (1998), che costituisce una seconda anta ideale, quasi un dittico in rapporto a Dal Collenuccio a Tommaso Costo:vicende della storiografia napoletana fra Cinque e Seicento, in cui Masi parte dal ‘rassettamento’ operato da Girolamo Ruscelli sul testo del Collenuccio per poi seguire puntualmente tutte le riproposte editoriali che sono avvenute nel Cinquecento, culminanti nel rifacimento-riscrittura di Tommaso Costo, quando ormai il testo originario – come ben dimostra lo studioso – è divenuto un pre-testo, fagocitato in una struttura nuova e diversa.

Non meno notevoli i saggi dedicati ai Marmi ed agli Inferni di Anton Francesco Doni ed alle pasquinate fiorentine: linea, quest’ultima, corroborata come di consueto dalla repertazione e dalla edizione di testi poetici rari o inediti. 

 

 

 

Giudizio del commissario prof.:William Spaggiari

Il candidato Giorgio Masi, ricercatore confermato di Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Pisa (s.s.d. L-FIL-LET/10), dove tiene per affidamento gli insegnamenti di Letteratura italiana per il corso di laurea triennale in Scienze dei beni culturali e per il corso di laurea specialistica in Lingua e letteratura italiana, presenta alla valutazione comparativa sette contributi. Tre ampi lavori pubblicati su rivista o in Atti di Convegni riguardano l’Orlando innamorato boiardesco “riformato” da Lodovico Domenichi, gli scritti di Anton Francesco Doni (i rapporti con lo stampatore veneziano Francesco Marcolini, le contaminazioni del tessuto novellistico, la struttura dei Marmi, il rilievo del corredo iconografico), la diffusione a Firenze di testi satirici pasquineschi (in appendice ne sono riprodotti alcuni, con opportuno restauro testuale e commento). Inoltre, due edizioni di testi: i Ricordi del Guicciardini (1994), con introduzione, nota bio-bibliografica e testuale, ampio commento, che consente di cogliere non solo la profondità speculativa del testo, ma anche il suo complesso retroterra culturale e l’iter compositivo; e L’Arte della guerra. Scritti politici minori di Machiavelli (2001), terzo tomo del volume I degli scritti politici, nel quadro dell’Edizione nazionale delle Opere (la curatela del volume è condivisa con Jean-Jacques Marchand e Denis Fachard; a Giorgio Masi compete la sezione relativa a L’Arte della guerra, vale a dire testo e apparato critico, note sulle figure e i diagrammi, nota al testo, pp. 27-399). Infine, due volumi: Come leggere “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, del 1996, e Dal Collenuccio a Tommaso Costo: vicende della storiografia napoletana fra Cinque e Seicento, del 1999, in cui si ricostruisce in maniera esemplare la storia del Compendio de le istorie del Regno di Napoli di Pandolfo Collenuccio, dall’edizione del 1552 a quella del 1613, attraverso gli interventi sul testo operati da continuatori, oppositori, divulgatori, fino allo “scardinamento totale dell’assetto originario dell’opera”.

In tutti questi lavori, e in particolare in quelli di ambito quattro-cinquecentesco, si apprezzano il rigore metodologico, la cura della contestualizzazione storica, il rilievo accordato alla genesi e alla fortuna dei testi (fonti, condizionamenti, vicende redazionali, interventi editoriali, rimaneggiamenti, ricezione); caratteristiche che disegnano la fisionomia di uno studioso maturo, in grado di padroneggiare con sicurezza anche i territori “paralleli” alla letteratura.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Pasquale Voza

La produzione scientifica di Giorgio Masi, sottoposta alla valutazione della commissione, registra una interessante varietà di studi e di lavori, che vanno da uno scritto ben documentato sulla “Sfortuna dell’Orlando Innamorato”, con particolare riferimento alla figura del volgarizzatore Lodovica Domenichi, alla cura di una edizione dei Ricordi di Guicciardini (con un’introduzione non di rado ricca di notazioni e spunti critici); alla cura, insieme ad altri, dell’edizione de L’arte della guerra di Machiavelli, ad un ampio, importante lavoro su un periodo cruciale (1551-1553) dell’esperienza artistica di Anton Francesco Doni; ad un denso e accurato saggio sui testi satirici di tipo pasquinesco, con un’appendice di pasquineschi fiorentini; e, infine, ad una monografia su Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, che, pur dentro l’impianto sostanzialmente divulgativo della colonna della Mursia, offre una rilettura del romanzo, ben calibrata tra ricostruzione storico-culturale e scandaglio analitico delle strutture formali.

In sostanza, si tratta di una produzione scientifica, che, per la qualità dei risultati raggiunti, risulta degna di una valutazione pienamente positiva.

 

 

Candidata Laura OLIVA

 

Profilo curriculare:

La candidata Laura Oliva, titolare di assegno di collaborazione ad attività di ricerca (s.s.d. L-FIL-LET/10, dal novembre 2007) presso l’Università “G. d’Annunzio” di Chieti, ha svolto attività di assistentato all’insegnamento di Lingua e letteratura italiana presso l’Università di Salamanca (2004-2005), dove è stata (settembre 2005-gennaio 2006) “profesora asociada” di Letteratura italiana e Lingua italiana.

 

Giudizio del commissario prof.: Marco Ariani

Delle pubblicazioni presentate, tre sono dedicate a Gaetano Carlo Chelli: la raccolta dei Romanzi e racconti (2005-2007, in due tomi), dove i testi sono editi con un’introduzione, ma senza note di commento e apparati filologici; il romanzo La colpa di Bianca (2006), preceduto da una stringata introduzione, e la monografia Il realismo borghese di G. C. Chelli (2007), dove Oliva ricostruisce l’intero itinerario biografico-intellettuale dello scrittore. La novità dello studio del Chelli è indubbia, anche se non manca qualche acerbità e ripetizione (anche di intere pagine) rispetto ai due lavori precedenti. Gli altri contributi consistono in una concisa premessa al romanzo della Marchesa Colombi, Un matrimonio di provincia (2007), riedito senza note di commento, e in un articolo su L’uomo nel labirinto di Corrado Alvaro (2006), mentre il saggio su La ricerca del sacro nei versi di Antonia Pozzi indaga la singolare presenza di tessere bibliche in una poetessa contemporanea. Dai titoli si evince un interesse pressoché esclusivo di Oliva per la narrativa tra Otto e Novecento, anche se la centralità di Chelli toglie respiro e ampiezza di sguardo ad una produzione di buona fattura, ma avara di aperture su prospettive critico-storiografiche auspicabilmente più larghe e complesse. Nonostante le discrete premesse, deve ancora maturare un più articolato e convincente profilo di studiosa.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Andrea Battistini

La dott.ssa Laura Oliva concentra la parte preponderante delle pubblicazioni presentate per essere giudicate su Gaetano Carlo Chelli. In ordine di tempo è comparsa l’introduzione di una trentina di pagine alla raccolta dei Romanzi e racconti,  il cui primo tomo, che la contiene, è uscito nel 2005. In questa sede, dopo una rapida rassegna della non estesa storia della critica sull’Autore, si presenta la sua opera, inquadrata nella poetica verista, anche se in talune parti già avviata verso gli esiti del dannunzianesimo. L’analisi pone soprattutto l’accento sui personaggi e sul milieu  delle vicende, dove spicca lo scenario di una Roma corrotta, popolata da una borghesia avida e meschina, assetata di denaro e contrassegnata dalla «putredine», una parola chiave nell’esposizione realistica dei romanzi di costume chelliani. Tutti i testi narrativi sono privi di note, e quindi l’apparato esegetico si esprime, oltre che nella suddetta introduzione, in tre pagine di «Notizie biografiche», in una bibliografia sull’Autore molto esauriente, e in una nota ai testi, dalla quale si ricava  che, in assenza di manoscritti, i testi sono per intero tratti dalle loro prime edizioni a stampa, e privi quindi di particolari problemi filologici. Nel 2007 è uscito il II tomo, dal quale si deduce che, essendo costituito integralmente dei testi di Chelli,  il lavoro della curatrice è consistito solo nella fatica materiale della loro trascrizione.

Nel frattempo, nel 2006, presso l’editore Mephite di Atripalda (Avellino), la dott.ssa Oliva ha ristampato il romanzo di Chelli La colpa di Bianca già edito nel primo tomo dei suddetti Romanzi e racconti (pp. 357-472). Anche l’apparato introduttivo riprende la biografia e la bibliografia già apparsa in precedenza. La stessa introduzione, pur avendo un  titolo diverso (Dall’innocenza alla colpa: Storia di una donna nella Roma umbertina) riprende in gran parte, e con poche aggiunte, quanto già scritto nell’Introduzione ai Romanzi e racconti, per la parte relativa a questo romanzo.

Infine nel 2007 è stata pubblicata la monografia Il realismo borghese di Gaetano Carlo Chelli, che, pur non dichiarandolo, riprende ancora una volta quanto già detto, anche se in questo caso, mancando i testi di Chelli, si indugia maggiormente nello stralciare passi di Chelli inseriti nel discorso critico. In questo modo il discorso si amplia ulteriormente, sia pure sulla base di quanto già edito.

Un altro volume presentato è l’edizione, del 2007, di Un matrimonio in provincia della Marchesa Colombi, corredato da un’introduzione di 14 pp. e da una bibliografia sull’Autrice. Confermando la predilezione per i romanzieri minori dimenticati, l’introduzione inquadra il romanzo della Marchesa Colombi nel filone della letteratura rusticale nobilitata a suo tempo da Nievo, ma al tempo stesso ne proietta in avanti taluni connotati con riferimenti alla narrativa di Natalia Ginzburg.

Alla narrativa di Corrado Alvaro, e segnatamente all’Uomo nel labirinto, è dedicato un saggio di dieci pagine apparso nel 2006, dove la candidata pone in rilievo la simbiosi di illusione e realtà e i temi tipicamente novecenteschi dell’inetto, dell’alienazione, dell’incapcità di comunicare. Non molto chiara appare, perché soltanto asserita, la contrapposizione tra il protagonista Babe e Anna.

La pubblicazione più recente tra quelle presentate vede la candidata dedicarsi all’opera di una poetessa, Antonia Pozzi. Per essere un saggio rientrante nella raccolta curata da Pietro Gibellini sulla presenza della Bibbia nella letteratura italiana, il saggio ripercorre la poesia di Pozzi da questa prospettiva, cogliendo l’innesto soprattutto dei Salmi sul tema molto caro della montagna.

Tra i titoli della candidata sono considerare anche il titolo di dottore di ricerca, conseguito nel 2005 e un semestre di assistentato presso la cattedra di Lingua e letteratura italiana presso l’Università di Salamanca.

Considerata la giovane età della candidata (al momento della scadenza del bando aveva trent’anni), è naturale che le pubblicazioni non possano essere molto numerose e variate. Continuando la ricerca e crescendo in maturità, potrà in futuro ottenere risultati più significativi.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Aldo Maria Morace

Dottore di ricerca, organizzatrice di eventi culturali in ambito universitario, ed in particolare di una serie nutrita di importanti convegni scientifici, poi associata di Letteratura e di Lingua italiana all’Università di Salamanca, Laura Oliva ha imperniato la sua attività di ricerca sulla narrativa di fine Ottocento, focalizzandola monograficamente sulla figura e l’opera di Gaetano Carlo Chelli, per il quale ha esperito ogni possibile indagine, restituendo alla luce l’intero suo percorso nell’ambito del romanzo (con importanti riesumazioni dei primi e sinora sconosciuti tentativi in tale genere) e della narrativa breve della quale ha rieditato l’intero corpus (anche qui con nuovi ritrovamenti), che annovera al suo interno prove feconde, ambientate nella corruttela (bersezianamente) di Roma. Dopo avere raccolto in due corposi volumi questa vasta produzione narrativa, ancorché scritta in un volgere relativamente breve di anni, Oliva ha dato vita ad una organica monografia sull’autore, ricostruendone minuziosamente il percorso, improntato ad un realismo borghese che non riesce a svincolarsi dall’influsso verista, ma che può essere compreso nelle sue articolazioni solo alla luce di un’attenta contestualizzazione storicizzante. Sempre nell’alveo di questo vettore scientifico si colloca l’edizione di La colpa di Bianca, sempre di Chelli, e di Un matrimonio in provincia, della Marchesa Colombi (1885), ben collocato nella dimensione borghese fin de siécle. In ambito novecentesco si situano i due saggi su Alvaro ed Antonia Pozzi, che contribuiscono a rendere più articolato il profilo della studiosa, attestando la sua capacità di focalizzarsi innovativamente su figure aggettanti della prosa (l’indagine è focalizzata su L’uomo nel labirinto, il testo più sperimentale di Alvaro, non a caso concepito nella Parigi degli inizi degli anni Venti) e della poesia novecentesca (l’angoscia del sacro che diviene, nella Pozzi, scacco esistenziale ultimo).

Nel breve arco temporale della sua attività scientifica, Laura Oliva ha prodotto importanti contributi nell’ambito degli aspetti trattati, connotandosi come una studiosa rigorosa, già matura e di notevoli prospettive, e pertanto meritevole di un giudizio senz’altro positivo nella presente valutazione comparativa.

 

 

Giudizio del commissario prof.:William Spaggiari

La candidata Laura Oliva, titolare di assegno di collaborazione ad attività di ricerca (s.s.d. L-FIL-LET/10, dal novembre 2007) presso l’Università “G. d’Annunzio” di Chieti, ha svolto attività di assistentato all’insegnamento di Lingua e letteratura italiana presso l’Università di Salamanca (2004-2005), dove è stata (settembre 2005-gennaio 2006) “profesora asociada” di Letteratura italiana e Lingua italiana. Ha al suo attivo l’organizzazione di eventi culturali e convegni. Presenta per la valutazione una monografia su Il realismo borghese di Gaetano Carlo Chelli (2007); dello scrittore toscano, apprezzato da Pasolini e da Calvino, ha anche curato l’edizione in due volumi di Romanzi e racconti (2005-2007). Di uno dei romanzi ivi compresi, La colpa di Bianca (1884), ha procurato nel 2006 un’edizione in volume a sé stante. Nel 2007 ha poi fornito l’edizione del romanzo Un matrimonio in provincia della Marchesa Colombi (Maria Antonietta Torriani). Si segnala inoltre un articolo sul romanzo L’uomo nel labirinto (1926) di Corrado Alvaro (2006), e un contributo sulla poesia di Antonia Pozzi (nel volume collettaneo La Bibbia nella letteratura contemporanea. II, a cura di P. Gibellini e N. Di Nino).

Nelle introduzioni, nelle note, negli apparati delle edizioni, oltre che nel volume monografico sul Chelli, in gran parte costituito da una ripresa e sistemazione degli apparati che corredano le edizioni, la candidata analizza i caratteri dello stile, dell’intreccio, del sistema dei personaggi, delineando le connessioni fra quelle esperienze letterarie e la cultura del tempo (gli influssi su Chelli, provinciale toscano, del naturalismo francese, di Verga, di Capuana, degli ambienti culturali della Roma di fine secolo; le relazioni fra certa letteratura rusticale e il romanzo della Marchesa Colombi, la cui “allegria amara” troverà a sua volta un’eco in Natalia Ginzburg). Nell’insieme del suo lavoro la candidata rivela buone capacità di interpretazione, per il momento applicate al settore circoscritto di alcuni aspetti della narrativa italiana fra Otto e Novecento.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Pasquale Voza

La produzione scientifica della dott.ssa Laura Oliva ruota essenzialmente intorno alla figura e all’opera di Gaetano Carlo Chelli, di cui ha curato l’edizione, in 2 volumi, dei Romanzi e racconti, con un’ agile introduzione, ricca di notevoli spunti critici e di fini e persuasive notazioni, nonché l’edizione del romanzo del 1884 La colpa di Bianca. Va segnalata soprattutto la monografia Il realismo borghese di Gaetano Carlo Chelli, pubblicata nel 2007, che costituisce senza dubbio la prima, organica ricostruzione del percorso giornalistico, culturale e letterario dello scrittore post-unitario, che suscitò l’attenzione di Italo Calvino e quella di Pasolini, il quale ultimo – come osserva efficacemente la studiosa – pose l’accento sulla progressiva dissoluzione del naturalismo, in Chelli, verso «l’ambiguo e l’ineffabile». La dott.ssa Oliva delinea con accuratezza e ricchezza di osservazioni i rapporti dello scrittore con riviste e ambienti romani (tra la “Domenica letteraria” e la “Cronaca Bizantina”) e mette a fuoco i passaggi fondamentali dell’itinerario narrativo di Chelli, dai romanzi giovanili a quelli della maturità, ai racconti, ai romanzi tardi del 1902-1903: indicando nella figura del carnevale la spinta fondativa e variamente ricorrente della poetica dello scrittore.

Si segnalano altresì il breve saggio Corrado Alvaro dalla ‘memoria favolosa’ all’inadattabilità assoluta, che contiene spunti interessanti per una lettura del testo narrativo L’uomo del labirinto, e la cura dell’edizione del romanzo Un matrimonio in provincia,  della scrittrice, nota con lo pseudonimo La Marchesa Colombi, e infine un ampio saggio dedicato a La ricerca del sacro nei versi di Antonia Pozzi, connotato da un ventaglio di annotazioni, che non esulano quasi mai da un ambito sapientemente descrittivo.

Alla luce di tali considerazioni, si ritiene la candidata degna di valutazione pienamente positiva.

 

 

Candidata Giorgio PANIZZA

 

Profilo curriculare:

Giorgio Panizza è ricercatore presso la Facoltà di Musicologia dell’Università di Pavia, in cui ricopre gli insegnamenti di Letteratura italiana e di Stilistica e metrica italiana.

 

Giudizio del commissario prof.: Marco Ariani

Il candidato presenta lavori prevalentemente su Pietro Verri e Leopardi: del primo ha curato, con altri, il volume, I Discorsi e altri scritti (2004), nel quale ha prodotto l’edizione critica (senza commento) di un testo, e, con B. Costa, L’archivio Verri (2000), minuziosa ricognizione su materiali inediti. Ha scelto e commentato con adeguata competenza le Operette morali di Leopardi (1991). Un articolo su Corneliani e Verri (1996) e un altro su Leopardi e i giornali letterari (2000) confermano i suoi interessi, ma in un ambito un po’ più largo. Da segnalare l’attenta cura degli Scritti sul fascismo di C. Dionisotti (2008), editi con cospicui apparati critico-filologici.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Andrea Battistini

Gli autori su cui si concentra la ricerca del dott. Giorgio Panizza sono Pietro Verri e Leopardi, ma, per limitarsi ai sette titoli prescelti dal candidato per la valutazione, la sua opera di editore si estende agli scritti di natura civile e politica di Carlo Dionisotti mentre  l’attività critica si estende fino a Gadda. L’edizione di una selezione delle Operette morali leopardiane (1991) si presenta destinata a lettori non necessariamente specialisti, ma è ugualmente accurata e affidabile sia nella ricostruzione della storia del testo sia nell’apparato bibliografico. Particolarmente ricche si presentano le introduzioni alle singole operette, che contengono anche proposte critiche personali. Puntuali i commenti ai testi.

Ancora a Leopardi è dedicato il saggio sulle letture e sull’impiego della stampa periodica da parte di Leopardi, che vi fece ricorso per reagire alle note chiusure culturali di Recanati, compensate con la pubblicistica milanese e in particolare con la compulsazione dello «Spettatore» e della «Biblioteca italiana». Interessante nel saggio è la tesi di letture leopardiane che, essendo desunte da articoli di periodici, finivano per essere decontestualizzate dalle contingenze storiche che produssero quegli scritti, determinando una particolare forma di ricezione.

Nel saggio del 1996 sulle decorazioni di Francesco Corneliani presso Pietro Verri si parte dall’auspicio verriano che si descrivano più i difetti che i vizi, con un discorso che si applica a Hogarth e a Goldoni. Interessante anche il parallelo contrastivo tra la cultura francofila di Verri e quella autoctona di Parini, che li differenzia nei gusti estetici e nella poetica.

Panizza, che fa parte del Comitato scientifico per l’edizione nazionale delle opere di Pietro Verri, ha dedicato a questo autore la parte più significativa delle sue ricerche. Molto utile anche per l’Edizione nazionale è il volume che ordina e descrive le carte dell’Archivio Verri (2000). Nella parte di sua competenza, relativa appunto a Pietro, il materiale è ordinato cronologicamente e insieme tematicamente, con un’esposizione che procede più speditamente per le carte già descritte dagli editori delle opere legate a quelle carte (come quelle relative al «Caffè» o a Dei delitti e delle pene di Beccaria), e con un indugio maggiore su sezioni o testi meno studiati quali la zona degli scritti economici o le carte sulla Storia di Milano. E in questo regesto sistematico c’è stato anche modo di chiarire alcune cruces, come quella del misterioso testo che è andato sotto il titolo di Democrito, di cui si ricostruiscono gli equivoci testuali e la storia.

Sul piano specificamente ecdotico il lavoro più impegnativo è costituito dall’edizione critica dei Discorsi verriani e degli altri suoi scritti degli anni Ottanta (2004), per i quali Panizza si  è giovato anche della collaborazione di studiosi altrettanto validi. Il suo lavoro è consistito, oltre che nella direzione generale della curatela, soprattutto nell’edizione dell’Economia politica e di altri scritti minori, alcuni dei quali mai editi, come il Fermiere. Si tratta di un’opera di grande impegno, assolto con esiti sicuri.

Ancora un’edizione di testi è la raccolta degli scritti politici di Dionisotti (2008), in un volume in cui una lunga introduzione risulta un’attenta biografia culturale dell’autore e del clima culturale in cui si formò, negli anni del fascismo. Nel ricostruire gli anni liceali e universitari di Dionisotti, le pagine di Panizza diventano il ritratto di tutta una generazione e di un clima culturale, quello in cui si formarono, ancora durante il fascismo, gli ideali del partito d’azione.

Il saggio su Gadda rettifica in modo molto convincente quanto altri critici hanno sostenuto circa lo spunto di cronaca che si trova sullo sfondo della genesi del Pasticciaccio. Attraverso una sistematica rassegna dei giornali del tempo, Panizza individua forti analogie tra il duplice omicidio commesso da due sorelle nel 1945, ampiamente riportato dagli organi di informazione del momento, e la trama del Pasticciaccio, mettendo anche in luce le differenze introdotte nel romanzo.

Nel complesso la produzione di Panizza si segnala per una sicura attitudine filologica che si riscontra tanto nelle edizioni più impegnative quanto in quelle destinate a sedi meno specialistiche. Tale abito si conserva anche nei saggi di critica, di preferenza dedicati a questioni molto speficiche affrontate con sguardo acuto e ravvicinato.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Aldo Maria Morace

Giorgio Panizza è ricercatore presso la Facoltà di Musicologia dell’Università di Pavia, in cui ricopre gli insegnamenti di Letteratura italiana e di Stilistica e metrica italiana.

Il suo percorso di ricerca si è orientato, prevalentemente, sulla dimensione sette-ottocentesca focalizzandosi su autori quali Pietro Verri e Leopardi. Di Pietro Verri ha curato, nell’ambito dell’Edizione Nazionale di parte dei due volumi che documentano il lavoro di scavo all’interno dell’archivio recentemente risistemato. In Raccolta verriana (2000) si pone l’attenzione sul settore prettamente letterario dell’archivio, a cui afferiscono le carte riconducibili a tutti i membri della famiglia Verri, fornendo un’illustrazione dei documenti in essa contenuti corredata da commento critico. Al 2004 risale, invece, l’edizione dei Discorsi comprendente anche «altri scritti degli anni Settanta». In questo caso, l’opera maggiore  è inquadrata come esito di un percorso genetico che dà conto della produzione precedente, e relativamente ignorata, dell’autore, potenziata attraverso il commento e integrata dalle testimonianze d’archivio.

Il discorso su Verri si inserisce all’interno di una dimensione interdisciplinare che abbraccia anche le arti, come nel caso del saggio in cui si delinea il tema della “passione” tra pittura e teatro, e in cui si ha modo di sottolineare, attraverso le lettere e le dichiarazioni dell’autore, la modernità del pensiero verriano inscritto nel dibattito a lui contemporaneo.

Un’altra linea scientifica perseguita da Panizza è quella degli studi leopardiani. Un primo contributo, del 1991, è costituito dall’edizione scolastica e commentata delle Operette morali, in cui si fornisce un corollario di informazioni puntuali, e riconducibili ad ambiti diversi, mediati dalla scelta di un linguaggio semplificato, che tiene conto dei destinatari del progetto. Inoltre, nel 2000 e sulla scia di Dionisotti, il candidato pubblica un saggio in cui rievoca il tema dell’incidenza della stampa periodica nella produzione leopardiana, ragionando sulle fonti già documentate e soffermandosi sugli anni ’16-‘21.

Recentemente l’attenzione di Panizza si è rivolta verso l’ambito novecentesco. In questi studi egli dimostra di mantenere saldo l’interesse per l’interconnessione tra gli autori, sia nel merito del dibattito culturale sia in qualità di mera critica delle fonti, così come si evince dall’impostazione del saggio del 2008 dedicato al Pasticciaccio, in cui dimostra di aver rilevato la fonte giornalistica cui si è ispirato Gadda per la vicenda del romanzo.

L’impronta dionisottiana è riscontrabile, a livello metodologico, nella gran parte dell’attività di ricerca del candidato e culmina in Scritti sul fascismo e sulla Resistenza (2008) in cui sono raccolti i contributi editi ed inediti che il grande maestro ha dedicato a questa tematica.

In conclusione, un candidato che presenta una produzione di sicuro interesse, ma ancora non pervenuto ad una innovante prospettiva storico-critica.

 

 

Giudizio del commissario prof.:William Spaggiari

Il candidato Giorgio Panizza, ricercatore confermato (s.s.d. L-FIL-LET/10) presso la Facoltà di Musicologia dell’Università degli Studi di Pavia con sede a Cremona (dove tiene i corsi di Letteratura italiana e di Stilistica e metrica italiana), presenta per la valutazione sette contributi sulla cultura e sulla storia letteraria fra Sette e Novecento.

Per il secolo XVIII sono di rilievo due lavori: l’edizione de I “Discorsi” e altri scritti degli anni Settanta di Pietro Verri, pubblicati nel 2004 nel quadro dell’Edizione Nazionale delle Opere (di cui costituiscono il volume III; la curatela generale del volume è del candidato, affiancato da altri due studiosi; gli apporti dei singoli sono dichiarati a p. XI), e lo studio analitico dei documenti de L’Archivio Verri. Parte seconda. La “Raccolta verriana” (del 2000), in collaborazione con Barbara Costa (anche in questo caso, le sezioni curate dal candidato sono chiaramente individuabili). Si tratta non di una catalogazione della Raccolta, bensì di una illustrazione dei documenti, della loro storia e delle loro motivazioni, dagli scritti scolastici a quelli economici, da quelli storici e letterari a quelli politici e autobiografici. Sempre di ambito verriano è poi un contributo apparso su rivista nel 1996 (La “vera commedia” del Corneliani e le ‘passioni’ di Pietro Verri), sugli interessi artistici e teatrali del “padre” dell’Iluminismo lombardo.

Pertengono all’Ottocento la curatela e il commento di una selezione delle Operette morali di Leopardi, che pur nella sua destinazione eminentemente scolastica propone convincenti itinerari di lettura, e un’indagine sul rapporto di Leopardi con la letteratura periodica del tempo (italiana e straniera), pubblicata nel 2000 in un volume miscellaneo.

Di ambito novecentesco, oltre a un contributo su una fonte del Pasticciaccio di Carlo Emilio Gadda (o meglio, “del secondo e centrale delitto, quello di Liliana Balducci”), rinvenuta in alcune cronache giornalistiche dell’ottobre 1945, è la curatela dell’edizione degli Scritti sul fascismo e la Resistenza di Carlo Dionisotti (Torino, Einaudi, 2008); un volume che ha avuto vasta risonanza, e nel quale (oltre alle note, alle schede testuali, al recupero di pagine inedite) si segnala l’ampia Introduzione, che mette in luce il rapporto stretto che, in Dionisotti, univa passione civile e ricerca storico-letteraria.

In tutti e tre i settori di studio, il candidato affronta con rigore metodologico e buona preparazione filologica alcuni nodi della cultura letteraria moderna, dimostrando solida preparazione e padronanza degli strumenti di ricerca.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Pasquale Voza

La ricerca scientifica del candidato, dott. Giorgio Panizza, per lo più lambisce, piuttosto che riguardare specificamente, il piano culturale-letterario.

Fatta eccezione per una selezione e un commento delle Operette morali di Leopardi per le Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori (con notazioni in Premessa di carattere velocemente divulgativo), gli altri contributi riguardano un volume (composto in collaborazione con Barbara Costa) che intende offrire una utile illustrazione e un ordinamento dei documenti della cosiddetta «Raccolta verriana», un saggio sugli Strumenti di Leopardi, vale a dire sui repertori, dizionari, periodici utilizzati dal Recanatese (non mancano qui talune notazioni interessanti), uno studio sulle decorazioni e sull’arredo di casa Verri, con particolare riferimento alla tappezzeria del Corneliani (con una messe di notizie e considerazioni alquanto eterogenee). Anche il saggio, dedicato al Pasticciaccio di Carlo Emilio Gadda (Da due sorelle e due cugine: alle origini del «Pasticciaccio») si rivela, in verità, sostanzialmente  marginale rispetto ad un ambito di ricerca più propriamente critico-letterario.

Sulla base di tali considerazioni, si ritiene il candidato non pienamente degno di attenzione e di valutazione positiva.

 

 

Candidata Anna Maria PEDULLA’

 

Profilo curriculare:

Dopo aver svolto attività di borsista, prima del C.N.R. (1977-1980) poi (1980) presso la cattedra di Storia del Teatro e dello spettacolo della Facoltà di Magistero dell’Università di Salerno, ha preso servizio come ricercatore confermato presso la stessa Facoltà, dove ha proseguito la sua attività di ricerca nell’ambito della teoria semiotica del testo drammaturgico e spettacolare. Ottenuto il trasferimento presso la cattedra di Storia del Cinema dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli, dal 1992 ad oggi le è stato conferito l’affidamento del corso di Metodologia e storia della critica letteraria.

 

Giudizio del commissario prof.: Marco Ariani

I titoli presentati da Anna Maria Pedullà sono dedicati in gran parte al romanzo barocco: dopo un’inizio più caratterizzato da interessi di teoria della letteratura e semiotica letteraria (i volumi La teoria dei generi nella tradizione italiana, 1980 e La seduzione del segno, 1984, dove appare uno studio di carattere strettamente narratologico sul Calloandro fedele di G. A. Marini), al tema sono dedicati tre capitoli del volume (scritto con M. Di Renzo) Eros e thanatos nel romanzo barocco italiano (1999) e il volume Il romanzo barocco ed altri scritti (2001) dove, oltre che alla narrativa secentesca (compresa la novellistica), sono dedicate panoramiche riassuntive all’epica e all’eloquenza sacra secentesche. Il volume Romanzi e parodie di Ferrante Pallavicino.(pubblicato nel 2008) segna il passaggio ad un’attività editoriale attorno alla narrativa secentesca, anche se si sarebbe desiderato un lavoro di commento analitico a testi così poco studiati. La competenza di Pedullà riguardo alla narrativa secentesca è indubbia, ma la sua produzione scientifica appare pressoché monotematica, mentre l’uso nel tempo di strumenti critici assai diversificati non risulta sempre convincente e adeguato.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Andrea Battistini

La dott.ssa Pedullà, dopo un esordio, in studi della prima metà degli anni Ottanta, in cui la letteratura italiana è stata studiata attraverso la teoria dei generi letterari e la semiologia, ha concentrato la sua ricerca sull’età barocca. Nel suo primo libro, segue la tradizione italiana degli studi sui generi letterari, in un lungo e articolato arco di tempo che da Berchet giunge, corredato con opportune scelte antologiche, fino a Maria Corti. La diacronia del dibattito e la descrizione delle metodologie impiegate condotte con una sintesi funzionale.

Dietro il titolo accattivante di La seduzione del segno sono compendiati saggi di varia natura, in parte applicati alla semiotica del genere teatrale, in parte alle comunicazioni di massa, in parte alla lingua della Cognizione del dolore. Ma su tutti questi aspetti, invero un po’ eterogenei, prevale l’interesse per il Calloandro fedele, prodromo degli studi successivi, poi estesi ai più significativi romanzi del XVII secolo, che meglio si prestano, per essere romanzi di “avventure e di prove” (Bachtin) a venire formalizzati con metodo semiotico.

Con queste premesse la candidata è giunta nel tempo a conseguire una conoscenza del romanzo e più in generale della prosa barocca che le ha consentito di redigere un diligente volume di sintesi, edito da Liguori nel 2001, utile anche in sede didattica. Un ideale corrispettivo è la rassegna tematica su Eros e Thanatos nel romanzo barocco italiano, che descrive i connotati più significativi di questi due aspetti. E ancora di questo àmbito sono le curatele dei reading sul genere della fiaba in età barocca e sul tema del labirinto.

Il lavoro più impegnativo tra quelli più recenti è infine l’edizione di una selezione di opere di Ferrante Pallavicino, edito presso la rinomata collana dei Classici italiani della Utet, che si segnala non tanto per il sobrio ed essenziale commento quanto per la scelta, accanto a romanzi già editi anche di recente, della Baccinata,  un testo antibarberiniano che con gli altri spiega le persecuzioni papali contro di lui. In parallelo alle opere pubblicate, l’introduzione ne descrive la trama e le peculiarità inquadrandole nella biografia dell’Autore. Nell’insieme il volume rende accessibile le opere di Ferrante Pallavicino anche a un pubblico di non specialisti.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Aldo Maria Morace

Dopo aver svolto attività di borsista, prima del C.N.R. (1977-1980) poi (1980) presso la cattedra di Storia del Teatro e dello spettacolo della Facoltà di Magistero dell’Università di Salerno, ha preso servizio come ricercatore confermato presso la stessa Facoltà, dove ha proseguito la sua attività di ricerca nell’ambito della teoria semiotica del testo drammaturgico e spettacolare. Ottenuto il trasferimento presso la cattedra di Storia del Cinema dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli, dal 1992 ad oggi le è stato conferito l’affidamento del corso di Metodologia e storia della critica letteraria.

È stata promotrice e coordinatrice di convegni, seminari, manifestazioni culturali e rassegne teatrali e cinematografiche, ed ha partecipato, in qualità di relatrice, a numerose conferenze, rivolte in particolar modo alla teatralità seicentesca.

Il percorso scientifico di Anna Maria Pedullà ha privilegiato in modo particolare la semiotica testuale (si veda La seduzione del segno. Cinque studi di semiotica, 1984; e il successivo Teoria dei mondi possibili e semiotica della narratività. Alcuni esempi di analisi del romanzo manzoniano, 1997) e la narrativa barocca, sviluppata in particolar modo nel volume Il romanzo barocco ed altri scritti (2001), nel quale il romanzo del Seicento viene letto nella sua forte valenza polisemica, come enciclopedia e combinazione di generi letterari.

Un altro filone di ricerca, praticato con profitto dalla candidata, è quello della teoria del romanzo e dei generi letterari, culminato nella curatela del volume Romanzi e parodie di Ferrante Pallavicino (2008), che contiene l’edizione di cinque testi scelti, corredata di introduzione critica, nota biografica e bibliografica ragionata.

Le ricerche di Anna Maria Pedullà hanno rappresentato un importante contributo all’analisi e alla conoscenza degli aspetti trattati, connotandola come una studiosa matura e rigorosa, e pertanto meritevole di un giudizio positivo nella presente valutazione comparativa.

 

 

Giudizio del commissario prof.:William Spaggiari

La candidata Anna Maria Pedullà, laureata in Lettere moderne presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, tiene per affidamento dall’a.a. 1992-93 l’insegnamento di Metodologia e storia della critica letteraria (dal 2006-2007 anche quello di Teoria della letteratura) presso Istituto L’Orientale di Napoli (Facoltà di Lettere e Filosofia). Ad una lunga attività di ricerca affianca quella di traduttrice e la promozione e il coordinamento di Convegni di studio. Presenta per la valutazione comparativa sette contributi. Ad un ambito seicentesco appartengono il volume che raccoglie Romanzi e parodie di Ferrante Pallavicino, uscito per sua cura nella Collana dei “Classici Italiani” della Utet, e due volumi (Eros e thanatos nel romanzo barocco italiano, del 1999, capitoli III, IV e V; Il romanzo barocco ed altri scritti, del 2001 [20032], in buona parte dedicato al Calloandro, tragicommedia di G. A. Marini). Sua è anche la curatela di La fiaba barocca. Studi su Basile e Perrault (1999) e di Nel labirinto. Studi comparati sul romanzo barocco, 2003 (per il quale ha scritto anche l’Introduzione). Sono invece riconducibili agli studi di semiotica del testo letterario, sui quali la candidata si è particolarmente esercitata nella prima fase dei suoi studi, un volume di taglio compilativi e antologico su La teoria dei “generi” nella tradizione italiana (1980) ed uno su La seduzione del segno (1984), in gran parte dedicato ai meccanismi del teatro seicentesco (con un contributo su lingua d’uso e lingua letteraria ne La cognizione del dolore di Gadda).

L’attività di ricerca di Anna Maria Pedullà privilegia i settori della semiotica del testo letterario e teatrale, dei rapporti fra semiotica e comunicazioni di massa, della teoria dei linguaggi e dei generi letterari, con interessi comparatistici. L’insieme di queste indagini, e in particolare quelle relative al secolo XVII (estese a drammaturgia, romanzo, epica), disegna il profilo di una studiosa versatile, i cui esiti storico-critici appaiono tuttavia di valore disuguale.

 

 

Giudizio del commissario prof.: Pasquale Voza

Riguardo alla produzione scientifica sottoposta dalla candidata, dott.ssa Anna Maria Pedullà, al vaglio della commissione, va rilevato che il volume intitolato La seduzione del segno, e contenente cinque saggi dedicati, rispettivamente, al mondo barocco delle rappresentazioni sceniche e teatrali e del romanzo, all’espressionismo narrativo di Gadda, alla produzione di immaginario propria dell’attività dei mass media, risulta basata su una distinzione approssimativa tra analisi puramente ideologica dei prodotti artistici e considerazione strutturalistica e semiologica dei problemi della narratività, e contiene sostanzialmente una applicazione un tantino meccanica di alcuni concetti e schemi di ordine metodologico. Non sfugge a questi rischi il breve articolo intitolato Teoria dei mondi possibili e semiotica della narratività, dedicato ad alcuni esempi di analisi del romanzo manzoniano.

Il nucleo centrale delle ricerche della candidata è costituito dalle indagini e dagli studi sulla cultura barocca del Seicento, con particolare riferimento al romanzo, alla novella, all’epica, all’eloquenza del sacro, al teatro tragicomico (con un’analisi di un’opera di Giovanni Ambrogio Marini, Il Calloandro): qui si può cogliere una certa capacità di ricostruzione storico-culturale, accurata e non priva di notazioni utili e opportune.

Infine si segnala la curatela, con attenta prefazione, del volume Romanzi e Parodie di Ferrante Pallavicino.

Alla luce di tali considerazioni, il lavoro della candidata si ritiene meritevole di una qualche attenzione.

 

 

Conclusa l’enunciazione dei giudizi individuali dei cinque Commissari, il Presidente apre la discussione in esito alla quale la Commissione perviene alla formulazione, all’unanimità, del seguente giudizio collegiale relativo alla candidata  dott.ssa Emilia Ardissino:

Mostra di possedere una piena maturità scientifica.

 

Conclusa l’enunciazione dei giudizi individuali dei cinque Commissari, il Presidente apre la discussione in esito alla quale la Commissione perviene alla formulazione, all’unanimità, del seguente giudizio collegiale relativo alla candidata  dott.ssa Annalisa Cipollone:

Pur mostrando di avere qualche contributo scientifico degno di attenzione, non rivela ancora un profilo maturo di studiosa.

 

Conclusa l’enunciazione dei giudizi individuali dei cinque Commissari, il Presidente apre la discussione in esito alla quale la Commissione perviene alla formulazione, all’unanimità, del seguente giudizio collegiale relativo alla candidata  dott.ssa Elisabetta De Troja:

Si caratterizza per un ampio spettro di interessi, sviluppati con diligenza ma senza particolare profondità.

 

Conclusa l’enunciazione dei giudizi individuali dei cinque Commissari, il Presidente apre la discussione in esito alla quale la Commissione perviene alla formulazione, all’unanimità, del seguente giudizio collegiale relativo alla candidata  dott.ssa Antonella Del Gatto:

La produzione scientifica mostra intuizioni interessanti ma non supportate da una adeguata capacità di sviluppo critico.

 

Conclusa l’enunciazione dei giudizi individuali dei cinque Commissari, il Presidente apre la discussione in esito alla quale la Commissione perviene alla formulazione, all’unanimità, del seguente giudizio collegiale relativo alla candidata  dott.ssa Gabriella Di Paola:

La candidata risulta metodologicamente non attrezzata, con un insufficiente livello qualitativo.

 

 

Conclusa l’enunciazione dei giudizi individuali dei cinque Commissari, il Presidente apre la discussione in esito alla quale la Commissione perviene alla formulazione, all’unanimità, del seguente giudizio collegiale relativo alla candidata dott.ssa Elena Landoni:

Presenta titoli interessanti, ma con discontinuità e con esiti non semre convincenti.

 

Conclusa l’enunciazione dei giudizi individuali dei cinque Commissari, il Presidente apre la discussione in esito alla quale la Commissione perviene alla formulazione, all’unanimità, del seguente giudizio collegiale relativo al candidato  dott. Giorgio Masi:

Mostra di possedere una solida maturità scientifica, che rende le sue pubblicazioni pienamente convincenti.

 

 

Conclusa l’enunciazione dei giudizi individuali dei cinque Commissari, il Presidente apre la discussione in esito alla quale la Commissione perviene alla formulazione, all’unanimità, del seguente giudizio collegiale relativo alla candidata  dott.ssa Laura Oliva:

Nel breve arco temporale della sua attività scientifica, mostra di poter raggiungere in futuro risultati ancora più significativi.

 

 

Conclusa l’enunciazione dei giudizi individuali dei cinque Commissari, il Presidente apre la discussione in esito alla quale la Commissione perviene alla formulazione, all’unanimità, del seguente giudizio collegiale relativo al candidato  dott. Giorgio Panizza:

Ha prodotto contributi interessanti, ma in parte collocati ai margini di un ambito propriamente storico-letterario.

 

Conclusa l’enunciazione dei giudizi individuali dei cinque Commissari, il Presidente apre la discussione in esito alla quale la Commissione perviene alla formulazione, all’unanimità, del seguente giudizio collegiale relativo alla candidata dott.ssa Anna Maria Pedullà:

Diligentemente applicata alle ricerche sulla prosa barocca, non raggiunge esiti del tutto soddisfacenti.

 

 

Terminate le operazioni di formulazione e discussione dei giudizi individuali e collegiali la seduta è tolta alle ore 10,30 e la Commissione si riconvoca per il giorno 3 giugno, alle ore 10,35 presso la sede del Rettorato per la predisposizione dei temi per la prova didattica e per la discussione delle pubblicazioni.

 

 3 giugno 2003

 

 

LA COMMISSIONE:

 

Il  Presidente 

 

Prof.                                        _____________________________________                               

I  Commissari 

 

Prof.                                        _____________________________________

 

Prof.                                        _____________________________________

 

Prof.                                        _____________________________________

 

Il  Segretario

 

Prof.                                        _____________________________________